I
rapporti umani sono importanti, le amicizie in modo particolare. In questo
periodo difficile ci sono persone che hanno acuito i peggiori difetti assumendo
comportamenti scorretti, intollerabili. Di fronte al futuro incerto anche loro provano
sentimenti come paura, rabbia e ansia ma anziché fare gruppo con le persone più
care e gli amici veri per andare avanti insieme, diventano terribilmente
cattivi, egoisti e opportunisti.
giovedì 30 gennaio 2014
lunedì 13 gennaio 2014
La cultura della spintarella
L’Italia è una
Repubblica fondata sulla raccomandazione ma è vietato anche parlarne. In tempi
di forte crisi economica, soprattutto per motivi di sopravvivenza, dovrebbero
imporsi meritocrazia, serietà, professionalità, competenza, invece continuano a
prevalere raccomandazione e nepotismo. Tutto questo anche a costo di affondare
un’azienda o addirittura il Belpaese. È un comportamento che probabilmente è
dettato da qualche sequenza speciale di nucleotidi del Dna di molti italiani,
che si potrebbe denominare “sequenza del paraculo”.
Niente di nuovo. Le
commedie italiane degli Anni Sessanta, gli stessi del decantato boom economico,
descrivevano già egregiamente questa caratteristica italiota, questa pulsione
esasperata alla raccomandazione d’impronta mafiosa (dal Nord al Sud senza
distinzioni). Una cattiva attitudine che nel tempo si è solo sviluppata
interessando tutti i settori della vita sociale ed economica del Paese e
trasformando i raccomandati in soggetti arroganti e perfino orgogliosi di
mostrare il loro status di paraculati.
Un tempo invece i
raccomandati avevano il buonsenso di stare zitti e di essere discreti. I
potenti della Democrazia Cristiana, partito che ha governato l’Italia per 50
anni e continua a farlo attraverso gli eredi che come un virus si sono
infiltrati in tutti gli schieramenti da destra a sinistra, consigliavano di assumere
anche uno bravo (perché indispensabile per andare avanti).
A onor del vero ci
sono anche moltissime persone capaci ma pur sempre raccomandate, che in un
Paese normale avrebbero fatto lo stesso carriera ma soltanto camminando con le
proprie gambe. In Italia non si riesce a rinunciare alla raccomandazione,
neanche per fare la coda davanti alla porta di un cesso pubblico.
È un problema
culturale e proprio sulla formazione si dovrebbe agire iniziando come sempre
dalla scuola, come si sta già facendo per sensibilizzare le nuove generazioni
contro la mafia e la corruzione. Il problema è che questa cultura
autodistruttiva della spintarella è fortemente radicata nel tessuto sociale.
mercoledì 1 gennaio 2014
Aiutati che Dio ti aiuta
È iniziato il nuovo anno e lancio lo sguardo oltre il vetro della finestra. Il giorno sta prendendo forma con le sue sfumature rosso sangue e tutto piano piano diventa più chiaro. Penso al futuro di milioni di padri di famiglia, di milioni di italiani buoni e onesti che faticano ogni giorno per andare avanti, tra mille difficoltà e amarezze. “Aiutati che Dio ti aiuta” dicevano una volta i nonni, custodi naturali di antichi e importanti saperi. La classe dirigente ha dimostrato di non essere credibile da ogni punto di vista. Nessuno verrà a salvarci. Occorrerà ancora una volta rimboccare le maniche e darsi da fare. Noi possiamo contare soltanto su se stessi. È giunto il momento di togliere definitivamente la fiducia a persone che hanno ampiamente dimostrato di non meritarsela, a parassiti insaziabili di ogni età che hanno assunto cariche pubbliche per soddisfare interessi personali o di cordata, anziché lavorare con impegno e costanza per il perseguimento del bene comune e per uscire dalla crisi economica. Noi insieme possiamo cambiare. Noi meritiamo di più, come tornare a vivere in un Paese almeno normale. Noi ce la possiamo fare!
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domenica 22 dicembre 2013
Il pacco di Natale
Cala il sipario sul 2013 con l’ennesimo episodio che ne spiega l’essenza. A pochi giorni dalla celebrazione del Santo Natale un giovane e bravo giornalista è stato lasciato a casa da un noto gruppo editoriale. Dopo cinque anni di collaborazione e sfruttamento avrebbe dovuto essere assunto a tempo indeterminato, anche sulla base di un accordo sindacale siglato lo scorso anno. Invece no. Ha ricevuto il più sgradito pacco natalizio. Il gruppo è solido ma, al pari di altri, cavalca la crisi per giustificare qualsiasi porcata e fare un po’ quello che gli pare. Eppure un tempo non troppo lontano è stato, essendo di matrice estera, un’isola felice in una realtà editoriale italiana tipicamente marcia, dove meritocrazia e competenze non interessano e prevalgono raccomandazioni e nepotismo. Poi sono arrivate le contaminazioni, le assunzioni ben pagate di giornalisti e dirigenti provenienti da altri gruppi eticamente corrotti, ognuno dei quali si è portato dietro un fedele gruppo di amici degli amici. Elementi questi che come un virus si sono poi moltiplicati devastando l’isola e cambiandone in negativo la mentalità. Il caso del brillante giornalista lasciato a casa è solo l’ultimo esempio. L’azienda ha deciso di assumere al suo posto una ventenne arrogante e vanitosa, che ha però una grande dote: quella di essere la figlia di un influente manager italiano. Un particolare questo che non è sfuggito al suo direttore che ha sostenuto con forza tutta l’operazione e che a sua volta, pur essendo palesemente incapace, ha fatto carriera solo grazie alle potenti amicizie di famiglia. In Italia non si riesce a uscire da questo circolo vizioso di paraculati. Neanche la necessità di superare la crisi e la disperazione di milioni di famiglie, hanno spinto la nave Italia a cambiare rotta.
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domenica 15 dicembre 2013
L’arabo e il lato oscuro della gente
La temperatura è precipitata sotto zero. Sono gli ultimi giorni di scuola prima della lunga pausa natalizia. Nell'aria si respira un clima di festa ma in questo periodo molta gente diventa più cattiva e acida del solito. Lo dimostra un singolare episodio che riguarda un bambino arabo e il suo stravagante accompagnatore. Da circa una settimana ogni mattina, tra mamme e nonni che portano i pargoli a scuola nascosti da sciarpe e cappelli colorati e griffati, si distinguono queste due figure: il piccolo immigrato è vestito in modo regolare e, se non fosse per la pelle molto scura, non si noterebbe neanche tra i pallidi volti degli autoctoni. Il suo accompagnatore invece, praticamente a circa - 6 gradi di temperatura, è in strada con ciabatte, senza calze e con una pesante coperta che malamente gli copre la testa e la parte superiore del corpo. Indossa pantaloni e maglia molto leggeri. È troppo giovane per essere il padre del bambino ma potrebbe essere lo zio oppure il fratello maggiore. Non importa. Sta solo facendo il suo dovere: accompagnare il bimbo a scuola. In molti gli ridono dietro e borbottano malignamente: “Hai visto come vanno in giro questi stranieri. Roba da matti”. A nessuno viene in mente, tra una messa e un evento natalizio colmo di cibo e ipocrisia, che magari si tratta di una persona povera che non può permettersi vestiti adeguati per la fredda stagione invernale. Neanche un giaccone. È difficile credere che vada in giro riparandosi con una vecchia coperta per il solo piacere di farlo. Esiste anche uno spirito cattivo del Natale, freddo come il ghiaccio che ricopre i rami sparuti di un albero.
mercoledì 11 dicembre 2013
Il segreto di Natale
Prima o poi doveva accadere. La verità viene sempre a galla. Il Natale si avvicina. A sentire di più lo spirito della festa sono come sempre i bambini.
È iniziato il conto alla rovescia per i giorni da trascorrere insieme in armonia, senza impegni di lavoro mettendo da parte anche se momentaneamente le preoccupazioni giornaliere. La famiglia ritrova la sua naturale dimensione. Alberi, presepi e luci colorate riempiono le case e i bimbi hanno già compilato la lista dei regali da consegnare a Babbo Natale.
I tempi sono cambiati. Qualcuno ancora ci crede ma i piccoli sono più svegli di un tempo e sempre con maggiore anticipo scoprono la verità.
In questi giorni ho visto particolarmente pensieroso il più grande dei miei figli e gli ho chiesto cosa avesse. Lui ha riposto: “Qual è la verità su Babbo Natale? Esiste? È lui che viene la notte della vigilia a portarci i regali?”. I bambini hanno il diritto di sognare, di credere nelle cose belle ma ho capito subito che la sua è stata una domanda retorica.
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