mercoledì 7 dicembre 2011

La verginità del Nord

Al Nord la mafia non esiste. Lo sostengono sindaci, politici di spicco e persino prefetti. Anche di fronte all'evidenza di imponenti inchieste, affari sporchi e morti ammazzati, qualcuno continua a relegare tutto a fenomeni folcloristici, sangue a parte, legati a terroni criminali con coppola e lupara che si sono trasferiti nelle regioni "verginelle" del Nord. La realtà è diversa. I mafiosi di oggi sono professionisti insospettabili che hanno in loco il sostegno di una fitta rete sociale ed economica. Le mafie al Nord ci sono sempre state, hanno avuto almeno tre decenni per ramificarsi e svilupparsi. Il docente dell'Università di Oxford, Federico Varese, sostiene che questo fenomeno non è frutto di un'occupazione territoriale decisa a priori da alcuni strateghi delle organizzazioni criminali. Le mafie hanno attecchito soltanto dove c'è stata una richiesta di mafia. I criminali sono diventati "esperti consulenti dell'illegalità" per fare affari, soprattutto in Lombardia e in Piemonte. Mentre in Friuli e nel Veneto non sono riusciti a mettere radici. Non è più credibile il concetto di un popolo puro del Nord, in cui si sono infiltrati elementi esterni mafiosi.




giovedì 17 novembre 2011

Pim, pum e pam

Il cancello della scuola è chiuso. Arrivano i bambini ed è subito ressa. Si accalcano contro le inferriate e urlano. Ognuno di loro vuole entrare per primo, superare gli altri, partire come un fulmine appena la bidella all'orario stabilito aprirà. Un alunno di quinta, alto e ben piazzato, si fa strada a forza di spintoni. È giunto davanti al cancello ma trova un ultimo ostacolo da superare. È una bambina che ha occhi azzurri come il cielo in una giornata di sole. La prende per una spalla e la spinge con forza. Lei cade a terra, si rialza saltando come un gatto e si avventa contro l'aggressore. Tutto si svolge in un attimo. Pim, pum e pam. La bimba gli piazza prima un pugno in un occhio e a seguire due rumorosi schiaffoni. Il bambino barcolla sbalordito, inizia a piangere a dirotto e poi corre tra le sicure braccia della sua mamma. La bimba torna al suo posto. La bidella apre il cancello e lei entra per prima. Ha un sorriso beffardo disegnato sul volto, bellissimo.




mercoledì 12 ottobre 2011

Niente più come prima

È finito il torpore. I cittadini stanno iniziando a svegliarsi, a stropicciare gli occhi mettendo a fuoco una realtà drammatica che provoca sgomento. Anche se dovessero arrivare governi migliori e capaci di lavorare a buone politiche di rilancio, niente sarà più come prima. La crisi sta lasciando solchi profondi nel tessuto sociale ed economico. I giovani avranno una qualità della vita inferiore a quella dei loro genitori. La festa è finita. L’inganno è stato scoperto. Non ci sarà nessun eroe a salvare la Patria. Uomini e donne normali, spesso mediocri, dovranno diventare adulti responsabili e contribuire direttamente alla ricostruzione partendo dal valore del bene comune, dai principi della Carta costituzionale. È questa l’eredità di un ventennio di assoluta decadenza.




mercoledì 17 agosto 2011

L'incendio

Questa estate ho imparato che quando scoppia un incendio, piccolo o grande che sia, c’è chi resta indifferente, chi cerca di aiutare in qualche modo (a volte sbagliando) e chi invece non aspetta altro e arriva di corsa con le taniche di benzina per aizzare le fiamme e distruggere anche il salvabile. L’importante per cavarsela è sapere riconoscere in tempo i diversi personaggi e allontanare subito chi lavora per fare danni approfittando della situazione di emergenza.



martedì 16 agosto 2011

Il lato B della vita

Giornata di festa. Rientro dalle ferie estive a mare e mi lascio trasportare controvoglia in piscina. Tutto bene. Non c'è una grande affluenza e questa situazione sorprende un po' tutti ma meglio così. Famiglie, ragazzi e stranieri hanno tanto spazio a disposizione comprese le tre vasche che in genere traboccano di persone in cerca di refrigerio. A un certa ora i gestori offrono a tutti una fetta di anguria. La prendo anche io e la scopro molto fresca e gustosa. Dolcissima. Mentre la mordo, scorgo davanti a me una ragazza piena di curve, rossetto rosso e lunghi capelli biondi che si sta sistemando sotto il sole. La madre, anzianotta e bruttina, le sta distesa accanto, anzi sarebbe meglio scrivere incollata a un fianco come un dobermann al suo osso. Sono davvero molto diverse. La ragazza si gira e, avendo un bikini quasi inesistente, scopre un "lato b" tondo e sodo. Niente di strano. Se mi guardo attorno, praticamente sono circondato da tanta carne in esposizione con "filo interdentale". Una moda che non lascia spazio né all’immaginazione, né al buongusto, né alla poesia. Adesso sta accadendo qualcosa di strano. La madre prende una crema solare e inizia a massaggiare con grande professionalità i glutei della figlia. Si prende cura solo di questa parte. Il resto del corpo non esiste. Quando finisce, afferra uno spruzzino e le bagna la zona in questione muovendolo come se stesse annaffiando le rose di un giardino. Ha finito il suo paziente lavoro e torna a stendersi accanto alla figlia. Meglio non porsi domande. L’anguria è finita, devo andare.



lunedì 15 agosto 2011

Contatto intimo

Quando torno alla città che mi ha cresciuto, formato e fatto tanto arrabbiare inizio a fare lunghe passeggiate. Cammino per ore da un quartiere all'altro, osservo e rifletto. In molti non capiscono ma questo è un modo per ristabilire un contatto forte con madre terra, ritrovare i segni del passato e scoprire le cose che sono cambiate. È come quando, dopo una lunga assenza, si torna tra le braccia della compagna amata per esplorarne l'anima, i segni del corpo e scoprire le cose che sono cambiate. Un modo intimo e semplice per trovare conferme e serenità nelle cose che si amano davvero.




martedì 19 luglio 2011

Colori, neuroni e politica

In Italia l'abito fa il monaco perché conta l’apparenza e non la sostanza. A questo particolare si aggiunge la voglia matta di etichettare le persone, di farle rientrare a tutti i costi in uno schieramento, in un recinto ben definito. Tutto questo per chi possiede pochi neuroni è rassicurante. Atteggiamento che manifestano in particolare i politici dal livello locale a quello nazionale, molti dei quali sono emeriti idioti e miracolati. Indossi una polo nera? Sei un fascista. Ne metti una di colore verde? Non ci sono dubbi, sei un nazipadano. Scegli il colore arancione (che è anche tornato di moda) e diventi subito uno dei "Pisapia boys". Meglio lasciar stare il rosso perché antico e si finirebbe di certo per essere etichettati come "dinosauro comunista". Questi idioti giudicano, etichettano, archiviano e ridono strano come dei ritardati mentali. Di colori liberi ne sono rimasti pochi, ma di certo si potrebbe suggerire a certi politici nostrani, visto che ci tengono, di distinguersi tra la plebe usando una bella divisa di colore "marrone cacca di cane" che gli donerebbe tantissimo.



mercoledì 15 giugno 2011

Il bello delle lucciole

Le cose semplici rallegrano l’anima. Dopo tanti anni durante una passeggiata serale in un’estesa pineta Toscana, a pochi metri dalla spiaggia, ho visto improvvisamente accendersi e muoversi come in una danza tribale migliaia di lucine. Alle spalle il rumore della risacca e davanti lo spettacolo luminoso gratuitamente offerto da madre natura. Non faccio uso di stupefacenti e per un istante mi sono sentito come catturato in una favola dark. Ci mancava solo che dal buio sbucasse all’improvviso Robert Smith per cantare “A forest”. Da tanto tempo non vedevo così tante lucciole, meravigliose, uniche. Vivo nella provincia lombarda dove la lobby del cemento continua a consumare suolo, a distruggere il verde per costruire strade e appartamenti che non servono a nessuno. In questi posti le uniche lucciole sono le puttane sulle strade milanesi o quelle di rango più elevato del bunga bunga finite sui giornali e tv. Altra storia.




mercoledì 8 giugno 2011

Tutto l'amore che c'è

È notte fonda. Mi giro e mi rigiro nel letto sospirando. Da sempre dormo poco, pochissimo. Penso alla vita e alle cose che ho fatto fino ad oggi, senza usare scorciatoie e rispettando fino in fondo le regole. Sono soddisfatto e sempre pronto a intraprendere nuove sfide. Penso al possibile significato personale di "Tutto l'amore che c'è”, il titolo di un bel film italiano. Mi giro e mi rigiro sospirando ma la risposta è immediata: per me è quel sentimento intenso, profondo e infinito che si prova per i propri figli, che riempiono di luce la vita e fanno battere forte il cuore per ogni loro sorriso e progresso. I figli, la vita e l'Italia. Penso a tutto l'amore che ho per una bimbetta che ogni mattina mi chiama e mi sveglia con una carezza. Penso a tutto l'amore che ho per un bambino caparbio, dal carattere forte, attento a scuola e nel campo di calcio. Non riesco a prendere sonno. Mi alzo e me li guardo i miei bambini mentre dormono e penso che sono un uomo semplice e fortunato.


mercoledì 25 maggio 2011

Alzi la mano chi è povero

È la storia di una società che precipita. Dal rapporto annuale dell'Istat (Istituto nazionale di statistica) emerge una dura realtà: un italiano su quattro è povero. In questi anni sono mancate serie politiche di rilancio del sistema Italia. Le imprese continuano a chiudere una dopo l'altra soffocate dalla crisi o con la scusa della crisi si trasferiscono altrove, in qualche parte del mondo. Tutto questo sta accadendo nel silenzio generale per non disturbare il manovratore, la cricca degli amici degli amici e le puttane di palazzo. Prevale l'interesse di pochi arroganti e irresponsabili a scapito del "bene comune", della collettività. Sempre più famiglie, dal Nord al Sud, devono affrontare in perfetta solitudine il dramma del licenziamento, della cassa integrazione. Un operaio che ha appena perso il lavoro ha detto: "La politica mi fa schifo, ma almeno chi ci governava nella Prima Repubblica aveva anche un minimo di senso delle Istituzioni, faceva qualcosa per il Paese". Adesso? È una guerra per bande in cui molti protagonisti della politica arraffano il più possibile e se ne fregano del declino dell'Italia. Secondo il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, non è vero che un italiano su quattro è povero, anzi in un incontro pubblico rivolgendosi alla platea ha invitato ad alzare la mano chi lo fosse. Questo è lo stile di chi governa gli italiani che sono in fase di caduta libera e senza paracadute. Si attende lo schianto.



sabato 7 maggio 2011

Boxe 69

È salito sul ring nel 1969. Era una gelida notte di inverno. Ha imparato in fretta a muoversi, la difesa, l'attacco e tutte le regole che servono per resistere agli urti e soprattutto ai colpi bassi. Qualche volta è scivolato perché colpito alle spalle o da persone che non riteneva avversarie. Anche in queste occasioni si è subito rialzato, più forte e temprato nel carattere. Una roccia. È ancora sul ring e ogni tanto la vita senza motivo lo mette alle corde e lo massacra senza pietà. Un colpo dietro l'altro. Una pioggia di sangue. Uno scempio da fare intimidire perfino Jack La Motta, il famoso Toro Scatenato che prendeva un sacco di pugni senza mai andare giù. Una roccia non crolla, anche se a volte le botte frantumano il cuore e l'anima in mille pezzi come un bicchiere di cristallo. Il dolore è forte ma si continua a rimanere in piedi, anche quando non si vorrebbe. Anche quando si perde il conto delle ferite larghe e profonde. Un bravo pugile non si arrende mai, continua a combattere, con dignità, onestà e coraggio.

domenica 17 aprile 2011

Lost in the cement

È in gioco l'ultima fetta di verde della provincia di Milano. Il territorio che si estende tra le aree protette del Parco Agricolo Sud e del Parco del Ticino. Sul campo di guerra ci sono due schieramenti contrapposti. Da un lato, quelli che vogliono realizzare infrastrutture stradali di grande impatto ambientale, costose e inutili per rilanciare il sistema della mobilità. Secondo loro il cemento è in grado di risolvere tutti i problemi, di rilanciare l'economia, di attrarre nuovi imprenditori e, quindi, di creare occupazione. Dall'altra parte ci sono quelli che vogliono difendere e valorizzare un territorio pregiato e puntare tutto su una mobilità sostenibile fondata sul potenziamento del trasporto pubblico (su ferro e gomma) e della rete intercomunale delle piste ciclabili secondo il modello adottato con successo dalle più grandi città europee. Intanto, questo territorio è stato già ferito, con la nuova linea per l'alta velocità ferroviaria (che non serve ai pendolari) e con la superstrada di collegamento tra Magenta, l'Autostrada Milano - Torino e l'aeroporto di Malpensa. Una bretella rimasta deserta e la cui presenza non ha impedito la crisi e addirittura la chiusura di diverse aziende limitrofe. Questa fetta di territorio è stata stravolta. Il paesaggio è cambiato. È perfino accaduto che un giorno un vecchietto in bici si sia perso a poche centinaia di metri dal proprio sputo di paese perché non ha trovato più i suoi punti di riferimento. Perso tra serpenti di cemento, rotonde e sopraelevate. Perso e costretto a chiedere aiuto agli automobilisti di passaggio, fino a quando uno di loro si è fermato, ha compreso la situazione e lo ha caricato con la bici per riportarlo a casa. Un fatto questo che ricorda tanto la scena di Amarcord, un film di Federico Fellini, in cui un nonno si perde nella nebbia ed esclama: "Ma dov’è che sono? Mi sembra di non stare in nessun posto. Mo se la morte è così... non è mica un bel lavoro. Sparito tutto: la gente, gli alberi, gli uccellini per aria, il vino. Tè cul!". Metafore a parte, la nebbia almeno questa volta non c’entra. La colpa è del potente partito del cemento che ha iniziato a stravolgere tutto, a divorare prezioso suolo come un animale famelico, a ferire un territorio che per ora è ancora classificato dall'Unesco come "Riserva della Biosfera".

mercoledì 30 marzo 2011

La paura

La paura ha occhi di ghiaccio nella notte scura. La paura ha il colore del sangue che schizza contro una parete bianca. La paura è bastarda. La paura è l'impotenza di fronte a un pericolo reale o presunto, la consapevolezza di non potere fare nulla. La paura può durare un attimo o tutta la vita, prenderti l'anima e portarla via o ancora renderla folle e temeraria. La paura è il rumore di una lama assassina che ti penetra nella carne e squarcia le tue viscere. La paura è la sensazione di cadere nel vuoto. La paura è la morte che ti accarezza nel buio di una strada. La paura è la vita che ti abbraccia ma che non capisci. La paura è cattiva, si prende tutto o niente. La paura è l'aria che ti manca, un dolore allo stomaco, un nodo alla gola, il cuore che batte forte nel petto, il piscio incontrollato che cola giù dai calzoni. La paura è un'emozione forte e crudele.




lunedì 28 marzo 2011

Storie pulp e senza tregua

In Italia esiste un filo rosso sangue che lega otto storie pulp. In un vecchio casolare vicino al mare ci sono dei fantasmi dispettosi. Uno di questi è una donna che ogni notte scende da un quadro e spaventa un bambino. Il treno Interspazio 666 trasporta le anime dei defunti verso i villaggi celesti. Uno dei passeggeri scopre una terribile verità e inizia una sfida carica di adrenalina per tentare di fuggire alla morte con la stessa facilità con cui si fugge alla vita. Nel quartiere Isola di Milano una ragazza bella, ricca e viziata si lascia andare a ogni tipo di eccesso con tanto di "bunga bunga" con importanti uomini d'affari. Conosce un ragazzo che tenta di tirarla fuori dal tunnel. Un divoratore di miele che non muore mai entra a far parte della setta della "forbice da ufficio". Due amanti bellissimi si incontrano e fanno all'amore come se fosse la prima volta ma succede ogni notte e da secoli. Un ex poliziotto e militante missino è legato con la camicia di forza dentro la stanza bianca e imbottita di una struttura psichiatrica di massima sicurezza. Un fornaio, pallido come la morte, rimprovera i suoi dipendenti perché non conoscono l'arte del sacrificio. Incubi, amori maledetti, drammi metropolitani, viaggi allucinanti, eros e follia. Sono questi gli ingredienti di otto storie tese come lame affilate, otto storie accomunate da una lieve inquietudine che cala inesorabile su di esse, come una pioggerella fine e fitta sulla città. Racconti che traboccano di ansia e tensione che, tra rimandi alla tradizione gotica ed echi di Arthur Conan Doyle, descrivono piccoli e grandi drammi contemporanei. E sullo sfondo, la sensazione lucida e fatale del malessere sociale, dell'ambiguità dei sentimenti, dell'ineluttabilità del destino. Otto storie che compongono "Racconti al Buio", un libro pubblicato da Edizioni Sensoinverso e scritto da Danilo Lenzo, blogger e giornalista professionista. L’autore è nato a Siracusa, vive e lavora a Milano. Dal 1990 si occupa di comunicazione politica, attualità e ambiente. Ha realizzato e condotto programmi radiofonici dedicati alla musica rock e indie. Nel Social Network FACEBOOK è stata attivata una pagina pubblica del libro "Racconti al Buio", dove si trovano foto, booktrailer, recensioni, commenti e tutto quello che si deve sapere sul libro. Otto storie pulp e senza tregua che tolgono il fiato al lettore.


mercoledì 16 marzo 2011

Italia, le celebrazioni e i meschini

La giovane Italia compie 150 anni. È un momento storico complesso e drammatico, sia per fattori globali che riguardano l'economia, le tensioni internazionali, le catastrofi naturali, sia per fattori prettamente italiani che riguardano la progressiva perdita di valori e in particolare l'imbarbarimento del confronto politico.
In campo dovrebbero scendere i "migliori" per tentare di rilanciare il Paese. Non è così, anzi sta accadendo il contrario. Occorre reagire insieme e in fretta partendo dal 150° compleanno dell'Unità d’Italia. È una grande occasione. Basta sconti a chi ha deciso di rovinare la festa, basta sconti ai nazisti in camicia verde che continuano indisturbati a oltraggiare il tricolore e la Patria, arrivando perfino ad abbandonare le sedi istituzionali durante l'esecuzione dell'Inno di Mameli. Questi traditori non possono restare impuniti. Urgono le dimissioni da ogni incarico istituzionale, pubblico. Si attende una presa di posizione chiara e forte dalle autorità competenti, dalle forze democratiche che sono ancora la maggioranza in questo Paese.
Il consigliere regionale lombardo, Romano La Russa (PdL), fratello del più noto ministro Ignazio, ha espresso totale disprezzo contro i consiglieri leghisti che si sono rifiutati di entrare in aula durante l'esecuzione dell'inno nazionale e ha dichiarato che "chi non rende onore alla propria bandiera, al proprio inno e alla Patria non può che essere definito vigliacco e la sua esistenza meschina". Affermazioni cariche di emozioni forti e condivisibili, ma l'uomo avrebbe anche potuto evitare di stringere alleanze politiche con i nemici della Patria che oggi attacca duramente.
È stato completamente perso il senso della misura. Ci sono individui meschini che si stanno approfittando di questa fase critica nazionale e mondiale, per curare i loro sporchi interessi di piccoli bottegai di provincia.
È necessario rompere il muro dell'indifferenza, reagire duramente contro un'esigua minoranza fanatica e cafona che sta facendo del male alla giovane Italia, distruggendo ogni giorno un pezzo della Costituzione. Salvare il futuro delle nuove generazioni è ancora possibile. Nonostante, tutto. Buon compleanno, Italia.



lunedì 7 marzo 2011

Una questione di foga

È spontaneo chiedersi quale caratteristica determinante abbia permesso alcune fulminanti carriere politiche al femminile. Da zero in Parlamento o in Consiglio regionale in 10 secondi, un salto sociale eccezionale da fare invidia perfino a wonder woman. Eppure dalle note biografie di alcune elette non emergono qualità ed esperienze particolari, anche se le foto sembrano estratte dal book di qualche modella. Esiste, comunque, un elemento decisivo, un comune denominatore tra le elette digiune di cultura politica, amministrativa e civica. Tutte, ma proprie tutte, hanno intrapreso con successo questo percorso con la foga. È stata la loro foga a fare la differenza, a catturare l'attenzione di chi nel partito di riferimento prepara le liste e decide chi fare eleggere (anche questo fondamentale diritto democratico è stato sottratto al popolo). Le future generazioni di ragazze se vorranno fare carriera in politica dovranno farsene una ragione e tirare fuori tutta la loro foga. Dovranno dire addio a timidezze, blocchi psicologici e valori. Altro che festa delle donne e parità dei sessi. Le italiane non sono costrette a portare il burqa, ma di fatto sono ancora schiacciate e umiliate sotto il velo pesante del maschilismo.



domenica 27 febbraio 2011

Come matti nel parco, vicini e distanti

Nel parco ci sono troppe persone che parlano da sole. Un uomo di mezza età sta seduto sulla panchina, gesticola e blatera di società che si devono fondere facendo una strage di dipendenti. Con la faccia quasi incollata a un tronco una ragazza in tuta da ginnastica e tette di plastica racconta le sue disavventure d'amore, parla di Alessandro che l'ha tradita con la sua migliore amica. In un'altra panchina sedute agli estremi un uomo e una donna, il primo parla di cosa mangerà a pranzo, la seconda del vestito che ha visto nel negozio del centro. Sono ovunque e tutti sembrano parlare da soli, come i matti che riempivano i saloni dei vecchi manicomi. La tecnologia consente di parlare senza fili, non occorre più portare il cellulare all’orecchio. Basta l'auricolare che fa tanto servizio di sicurezza. Queste persone disperse nel parco fanno tanta tenerezza, così vicine eppure così distanti, ognuna persa in un angolo a parlare a voce alta con presenze virtuali. Capaci di connettersi con tutto il mondo, tranne che con chi sta loro accanto.




mercoledì 23 febbraio 2011

Quello strano desiderio

È triste svegliarsi ogni mattina con la consapevolezza che molti italiani stanno ancora dormendo e di conseguenza non si accorgono di nulla. Forse fingono oppure sono dei morti che camminano, degli zombie che invece di cibarsi di carne umana si nutrono delle cazzate sparate fuori dagli schermi piatti delle televisioni. Alla domanda "Come va?", rispondono sempre in coro "Tutto bene!", più per abitudine che per convinzione. Questa è la storia di una società che precipita, dove delle mamme sorridenti dichiarano ai giornalisti che manderebbero volentieri le figlie a fare bunga bunga ad Arcore, anzi sarebbe per loro un colpo di fortuna concedersi a un vecchio decadente ma facoltoso. Sulla stessa linea le loro ragazzine che senza imbarazzo davanti alle telecamere aggiungono che sarebbe cosa buona, bella e giusta. Non nascondono quello strano desiderio che hanno dentro: una botta e via per ottenere in una sola notte gli stessi soldi che guadagnerebbero in mesi di precariato in qualche call center. È la storia di una società che precipita, di una società corrotta e puttana, di uomini e donne senza gloria e senza Dio (qualunque esso sia). Non basta più protestare nelle piazze, anche se per fortuna da queste parti chi contesta non viene ancora bombardato.



giovedì 17 febbraio 2011

La storia del gobbo

Anni Ottanta. La festa è finita. Nella grande villa restano poche coppie e il figlio del ricco proprietario. È un ragazzotto grasso, sudato, antipatico, pieno di brufoli, con i capelli mossi e unti. Ricorda tanto il Gobbo di Notre Dame. Sono tutti giovani, frequentano la stessa università e in larga maggioranza provengono da famiglie molto modeste. È giunto il momento dell'intimità. Ogni coppia ufficiale o formatasi per l'occasione si apparta in qualche angolo e fa all'amore. La ragazza più bella, la più desiderata di tutti resta fuori in giardino, immobile sul bordo della piscina illuminata. Sembra un angelo. È una creatura perfetta. Guarda negli occhi il Gobbo di Notre Dame, la cui unica virtù è di essere il figlio di un ricco e potente industriale. Lui è sconsolato. Lei si avvicina, sorride, lo afferra per mano e lo trascina decisa in una stanza per scoparselo. Solo dopo qualche minuto, il gobbo esce urlando dalla stanza con le braccia tese verso il cielo in segno di vittoria. È nudo e grida più volte: "Fatto! Adesso sono un uomo… Sono un uomo". Lei non lo ama, ma lui è ricco. Diventerà la sua fidanzata. Lei non lo ama, ma lui è ricco. Diventerà sua moglie. Lei non lo ama, ma lui è ricco. Diventerà la madre dei suoi figli. Lei non lo ama e nel tempo si consolerà come potrà di nascosto, affettivamente e sessualmente. Ha venduto il proprio corpo e la propria dignità in cambio di sicurezza per tutta la vita. Oggi certe ragazze si vendono anche per molto meno. Sono addirittura disposte ad andare a letto, una o più notti, con un vecchio ricco, porco e vanesio, per avere in cambio qualche regalino, un posto dove dormire o contanti per pagare 100 euro di arretrati alla palestra. È vero! Per le più fortunate, nei tempi moderni, il letto può diventare anche un trampolino di lancio per rapidissime e solide carriere nelle istituzioni o nel mondo dello spettacolo. Queste, però, sono altre storie italiane, storie di allegre puttane poi ricompensate con i soldi dello Stato.


mercoledì 16 febbraio 2011

Con il cuore tra i denti

Alzarsi la mattina e guardarsi allo specchio senza provare vergogna non ha prezzo. Anche se in un sistema corrotto come quello italiano la strada è in salita per chi rifiuta scorciatoie, il supporto di amici degli amici, le proposte oscene di chi vende come favore cose che spettano di diritto. È un sistema assai compromesso che premia i furbetti e che disconosce la meritocrazia. L'Italia può essere migliore di questa tornando a puntare sulle persone di buonsenso, oneste e capaci. Non hanno importanza le loro tendenze politiche, religiose e sessuali. Queste persone sono una ricchezza e devono collaborare avendo come priorità la difesa del bene comune. Insieme possono salvare l'Italia. Occorre resistere e andare avanti anche se, come recita una canzone della band Tiromancino, è dura: "Ogni volta rialzarsi con il cuore tra i denti e dover poi combattare ancora, nonostante il dolore che senti spolveri tutti i tuoi trucchi e intanto non vedi nessun altro obiettivo che quello di essere in piedi in un mondo imperfetto".


giovedì 10 febbraio 2011

L'importanza di chiamarsi Saviano

Roberto Saviano, classe 1979, è un giornalista e scrittore napoletano. Dal 2006 vive sotto scorta ed è costretto a cambiare continuamente dimora. La sua è una vita blindata. Paga il prezzo di avere scritto il bestseller mondiale "Gomorra, viaggio nell'impero economico e nel segno di dominio della camorra", edito da Mondadori. Un romanzo che non è stato gradito dalla criminalità organizzata che ha più volte minacciato di morte l'autore.
Saviano è un simbolo positivo della legalità, ma non per tutti. In Italia ci sono personaggi dei media e della politica che l'hanno definito un fastidioso rompicoglioni, uno che si è fatto i soldi falsando la verità e rovinando l'immagine dell'Italia all'estero. Tradotto: parlare di mafie è cosa brutta e cattiva, meglio stare zitti e immobili.
Intanto, dal 2006 a oggi, si è iniziato a parlare di robuste infiltrazioni mafiose nelle regioni del Nord, di intrecci contorti tra pezzi di classe dirigente e boss. Ci sono state maxi operazioni della Direzione Investigativa Antimafia con centinaia di arresti. Anche nel profondo Nord, però, c’è chi consiglia di non parlare troppo del fenomeno, di non esasperare un problema che in fondo non esiste, di non spaventare possibili investitori che vogliono rilanciare l'economia e non possono di certo rischiare di trovarsi in territori controllati dalla malavita. È una questione di immagine. Sono opinioni, condivisibili o da bocciare in toto.
Esiste, però, un lato sgradevole della vicenda: oggi accade che chiunque ponga delle domande, molto semplici, sulle infiltrazioni mafiose e in particolare della 'ndrangheta nel Nord, sia apostrofato in senso dispregiativo come "novello Saviano". Per alcuni politici e amministratori Saviano è il male. Questo non è più un Paese normale.



martedì 8 febbraio 2011

Lo stupro di un popolo

Succede ogni volta. È inevitabile. Tornare alle origini, per odiare e poi di nuovo amare la Sicilia. Una terra ricca di contraddizioni che può avere tutto ma non ha niente. A parte una classe dirigente corrotta che da sempre ha permesso, da un lato alla criminalità, dall'altro allo Stato di mettere le catene della schiavitù al popolo siciliano. Dietro le quinte della storia hanno deciso a tavolino quale parte dell'Italia "poteva" svilupparsi e quale doveva "restare" ferma ed essere utilizzata soltanto come serbatoio clientelare di voti, laboratorio delle più grandi porcate politiche (che se funzionano poi si applicano a livello nazionale). Ogni minima forma di protesta è stata affogata nel sangue. Sono morti grandi eroi e poveri sconosciuti destinati per sempre all'oblio. Altri si sono lasciati andare, si sono arresi. Altri ancora sono scappati via con la morte nel cuore. Lo Stato non ha voluto vincere la battaglia contro le mafie neanche quando ne ha avuto la possibilità. Va bene così, che continui pure lo stupro di una terra e del suo popolo che ha dovuto anche imparare a sopportare il razzismo padano. Va bene così, soprattutto alle regioni del Nord che "sono state lasciate libere" di svilupparsi, di fare impresa. Prima o poi la rabbia esploderà e la Sicilia potrà essere quello che è veramente: la regione più ricca di Europa. Tutti torneranno nella propria terra per difenderla e per onorarla anche a costo della vita, potranno gridare con orgoglio: siamo siciliani, cittadini italiani e del mondo. Non tutto è perduto, anzi.



lunedì 7 febbraio 2011

Non è un Paese per giovani

I giovani sono costretti a migrare all'estero. Il sistema italiano garantisce una buona formazione ma poi non riesce a valorizzare i ragazzi con il risultato che si spostano altrove. È quanto sostiene Alberto Fossati, avvocato e scrittore che insegna all'Università Cattolica di Milano. L'Italia non è un paese per giovani, poca meritocrazia e molto nepotismo. Fossati non è poi convinto della crisi dei valori, del superamento delle ideologie, della mancanza di punti di riferimento. Secondo lui il vero problema è che gli italiani hanno solo smesso di pensare e adesso sarebbe opportuno tornare a farlo.



venerdì 21 gennaio 2011

P come Premier, Puttane e Pompini

L'Italia affonda nella vergogna e nella fame e il premier dichiara ai giornali che si sta divertendo. Eppure è indagato dalla Procura di Milano per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile. Il Vaticano interviene e lancia un appello alla moralità e alla legalità, anche se in passato ha tentennato sui numerosi scandali dei preti pedofili. Insomma, il Paese sta andando a puttane e non soltanto in senso figurato. Dalle intercettazioni emerge anche il ruolo di "magnaccia" di persone che oggi rappresentano gli italiani nelle istituzioni, di persone che al telefono contrattavano "pompini a 300 euro". Qual è stata la reazione della gente? Nessuna. Anzi, passeggiando per i mercati rionali di qualsiasi città, si sentono ambulanti e clienti ridere e parlare del "bunga bunga", del mignottificio di Stato. Qualcuno, in netta minoranza, si schiera contro il premier e si lascia andare a squallide battute come "i comunisti mangiano i bambini, gli altri se li fottono". Ma la maggioranza è dalla parte del premier: "Tutta invidia! È colpa dei magistrati che lo perseguitano. Poveretto! Perché non lo lasciano lavorare?". Il premier è l’Italia o almeno lo specchio fedele della  maggioranza degli italiani.


giovedì 20 gennaio 2011

Mafie e Vendette

Le differenze contano soprattutto quando si parla di mafie. Nel profondo Nord, senza che ne avessi fatto richiesta, persone perbene e altre un po' di meno, mi hanno spiegato la differenza sostanziale sui metodi di vendetta che esiste tra la mafia siciliana e la 'ndrangheta calabrese (a parte le consuete eccezioni che confermano la regola). Se dai fastidio alla mafia alla lunga la paghi soltanto tu, nel senso che vieni fatto fuori e trasformato in concime biologico. Quando invece infastidisci la 'ndrangheta la paghi lo stesso ma in maniera indiretta e più atroce, nel senso che in questo caso eliminano le persone a te più vicine e care.


sabato 15 gennaio 2011

Il capotribù di Bunga Bunga

Le mafie non esistono. Chi sostiene il contrario è brutto, cattivo e non vuole bene al proprio villaggio. Così sentenziò Silbek, il vecchio capotribù di Bunga Bunga. Era un essere minuto, pelato e molto nervoso che, tra una preghiera e l'altra al dio della corruzione, si dedicava a interminabili rituali sessuali con piccole indigene. I sapienti gli fecero notare che erano in corso delle inchieste che avevano portato all'arresto di centinaia di mafiosi e alla scoperta di affari sporchi anche nel suo villaggio, come dimostravano le intercettazioni dei messaggi di fumo tra due noti boss. Il capotribù senza battere ciglio rispose con eleganza che le intercettazioni erano una grande cagata. Dopodiché ordinò ai fedeli guerrieri Lingualunga di uccidere i sapienti ma anche gli indigeni responsabili delle inchieste, ritenuti personaggi mentalmente deviati perché amavano tingere di rosso il proprio corpo con essenze naturali.



domenica 9 gennaio 2011

Nel mirino di Palin

In Arizona la deputata democratica Gabrielle Giffords, fino a qualche ora prima che fosse colpita gravemente alla testa da un proiettile durante un comizio, era nel "mirino" virtuale dell'ex governatore repubblicano dell'Alaska Sarah Palin. Il suo nome era nella lista nera di Palin e pubblicato, insieme a quello di altre persone, in un manifesto (con i simboli del mirino nel distretto di ognuno di loro) per aver sostenuto la riforma sanitaria voluta dal presidente Barack Obama. Persone che l'esponente dell’ultradestra americana ha indicato come avversari da "abbattere politicamente". Un ragazzo di 22 anni, Jared Loughner, ha pensato di abbattere la deputata democratica in maniera più radicale. Armato di una pistola automatica sabato 8 gennaio si è presentato a un comizio dei democratici a Tucson sparando contro Giffords e poi all’impazzata contro la folla uccidendo 6 persone (compresa una bimba di 9 anni) e ferendone altre 12. Incitare all'odio e alla violenza contro gli avversari politici prima o poi può anche provocare conseguenze nefaste.