È in gioco l'ultima fetta di verde della provincia di Milano. Il territorio che si estende tra le aree protette del Parco Agricolo Sud e del Parco del Ticino. Sul campo di guerra ci sono due schieramenti contrapposti. Da un lato, quelli che vogliono realizzare infrastrutture stradali di grande impatto ambientale, costose e inutili per rilanciare il sistema della mobilità. Secondo loro il cemento è in grado di risolvere tutti i problemi, di rilanciare l'economia, di attrarre nuovi imprenditori e, quindi, di creare occupazione. Dall'altra parte ci sono quelli che vogliono difendere e valorizzare un territorio pregiato e puntare tutto su una mobilità sostenibile fondata sul potenziamento del trasporto pubblico (su ferro e gomma) e della rete intercomunale delle piste ciclabili secondo il modello adottato con successo dalle più grandi città europee. Intanto, questo territorio è stato già ferito, con la nuova linea per l'alta velocità ferroviaria (che non serve ai pendolari) e con la superstrada di collegamento tra Magenta, l'Autostrada Milano - Torino e l'aeroporto di Malpensa. Una bretella rimasta deserta e la cui presenza non ha impedito la crisi e addirittura la chiusura di diverse aziende limitrofe. Questa fetta di territorio è stata stravolta. Il paesaggio è cambiato. È perfino accaduto che un giorno un vecchietto in bici si sia perso a poche centinaia di metri dal proprio sputo di paese perché non ha trovato più i suoi punti di riferimento. Perso tra serpenti di cemento, rotonde e sopraelevate. Perso e costretto a chiedere aiuto agli automobilisti di passaggio, fino a quando uno di loro si è fermato, ha compreso la situazione e lo ha caricato con la bici per riportarlo a casa. Un fatto questo che ricorda tanto la scena di Amarcord, un film di Federico Fellini, in cui un nonno si perde nella nebbia ed esclama: "Ma dov’è che sono? Mi sembra di non stare in nessun posto. Mo se la morte è così... non è mica un bel lavoro. Sparito tutto: la gente, gli alberi, gli uccellini per aria, il vino. Tè cul!". Metafore a parte, la nebbia almeno questa volta non c’entra. La colpa è del potente partito del cemento che ha iniziato a stravolgere tutto, a divorare prezioso suolo come un animale famelico, a ferire un territorio che per ora è ancora classificato dall'Unesco come "Riserva della Biosfera".
Nessun commento:
Posta un commento