Heineken Jammin’ Festival 2012 – In 24 mila hanno seguito il concerto milanese del 7 luglio dei Cure, la band britannica guidata da Robert Smith. Il capotribù del movimento dark ha colpito ancora. Esibizione perfetta da ogni punto di vista. È durata tre ore. Una scaletta di 34 brani con cui è stato possibile ripercorrere le tappe di una incredibile carriera iniziata alla fine degli anni Settanta. Grande entusiasmo del pubblico per brani, come “Pictures of you”, “Lullaby”, “Lovesong”, “Just like heaven”, “A forest”, “Friday I’m in love”, “Trust”, “Play for today” e "Close to me". The Cure sono il simbolo vivente di quel movimento post punk, intriso di tanto romanticismo e malinconia. Smith è diventato un’icona perfino per registi del calibro di Tim Burton: il personaggio del film “Edward mani di forbice” è praticamente costruito a sua immagine e somiglianza. Nella sua chitarra Smith ha messo la scritta: “2012: citizens not subjects” (cittadini non sudditi, un chiaro messaggio per i reali inglesi). Il concerto è terminato con la storica “Boys don’t cry”. Concerto da archiviare. The Cure bravi come sempre, ma location da incubo. Un festival rock organizzato nella Fiera di Milano, tra cemento e prato sintetico: un particolare questo che ha fatto “stonare” tutto impedendo alle emozioni di liberarsi nel migliore dei modi possibili.
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