mercoledì 24 febbraio 2010

Andare a mafia nel Parco

È caduto nel vuoto l'appello di siglare un patto dei sindaci per la legalità contro la diffusione della 'ndrangheta anche nelle aree del Sud Ovest della Provincia di Milano. La richiesta è partita nei mesi scorsi da uno dei sindaci della zona ma a parte la disponibilità immediata di qualche amministratore illuminato, è seguito il silenzio più assordante.
In questa zona dell'hinterland milanese la situazione è già compromessa. Soltanto grazie a periodiche inchieste della magistratura e di testate giornalistiche solide come l'Espresso e La Repubblica, ogni tanto vengono alla luce brutte vicende che riguardano traffico di cocaina, affari nell'edilizia, smaltimento illegale di rifiuti anche tossici, contatti tra politici e criminalità organizzata.
La 'ndrangheta ha allungato i propri tentacoli anche nei Comuni dell'Abbiatense. È un territorio che sta subendo profondi cambiamenti sociali, economici e urbanistici. Un territorio ricco e verde che esercita una forte attrattiva economica, anche perché interessato dalla realizzazione di grandi infrastrutture legate a Expo 2015. Un territorio che è diventato anche un importante bacino elettorale per conquistare voti e approdare in Provincia, Regione e Parlamento.
A complicare la situazione ci sono diversi furbetti di campagna che preferiscono occuparsi di altro, per esempio: dell'allarme clandestini, delle buche nelle strade, delle prostitute, dei lampioni della luce, della cacca dei cani, di inesistenti emergenze ambientali. Se serve sono anche capaci di montare ad arte polemiche futili ma di facile presa.
Intanto, le organizzazioni criminali si sono ramificate indisturbate, con il supporto di insospettabili professionisti. Ma nessuno vede, sente o parla. Chi prova a lanciare l'allarme rischia di rimanere con il cerino acceso in mano, da solo nel centro del mirino. Ma non è più possibile fare finta di niente e godersi una vita apparentemente tranquilla nel Parco Agricolo Sud Milano, tra rogge, cascine, 'ndrangheta e baggianate che propinano a giorni alterni i bugiardini servi del potere.


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