È inevitabile un parallelismo tra il caso della nave da crociera Concordia e quanto in generale sta accadendo in Italia. Nel primo caso, per una cattiva gestione del comandante e per altri fatti che appaiono perfino grotteschi nella loro drammaticità, si perde la rotta e la nave si incaglia sugli scogli dell’isola del Giglio. Dopo il danno, il comandante scappa via lasciando sulla nave i passeggeri che cercano disperatamente di salvarsi. In troppi perdono la vita. Anche l’Italia ha smarrito la rotta per una cattiva gestione del comandante, più attento a curare interessi personali e degli amici degli amici che pensare al bene comune. Il Paese si è incagliato sulle rocce di una grave crisi economica, sociale e politica e milioni di persone stanno ancora lottando per tentare di salvarsi e tornare a galla. Non sanno cosa riserverà loro il futuro, ma a differenza dei passeggeri della nave hanno la certezza che nessuno verrà a salvarli. Qualcuno, come un pensionato o un imprenditore in grande difficoltà, non resiste e si spara in testa o si butta giù dal balcone sprofondando nel buio. Anche in questo caso il comandante dopo il danno è uscito di scena con parte dei suoi sodali, lasciando in eredità una nave che affonda. Forse sarebbe rimasto a bordo fino a un attimo prima del completo affondamento, ma solo per tentare di approvare in extremis qualche legge ad personam.