domenica 27 febbraio 2011

Come matti nel parco, vicini e distanti

Nel parco ci sono troppe persone che parlano da sole. Un uomo di mezza età sta seduto sulla panchina, gesticola e blatera di società che si devono fondere facendo una strage di dipendenti. Con la faccia quasi incollata a un tronco una ragazza in tuta da ginnastica e tette di plastica racconta le sue disavventure d'amore, parla di Alessandro che l'ha tradita con la sua migliore amica. In un'altra panchina sedute agli estremi un uomo e una donna, il primo parla di cosa mangerà a pranzo, la seconda del vestito che ha visto nel negozio del centro. Sono ovunque e tutti sembrano parlare da soli, come i matti che riempivano i saloni dei vecchi manicomi. La tecnologia consente di parlare senza fili, non occorre più portare il cellulare all’orecchio. Basta l'auricolare che fa tanto servizio di sicurezza. Queste persone disperse nel parco fanno tanta tenerezza, così vicine eppure così distanti, ognuna persa in un angolo a parlare a voce alta con presenze virtuali. Capaci di connettersi con tutto il mondo, tranne che con chi sta loro accanto.




mercoledì 23 febbraio 2011

Quello strano desiderio

È triste svegliarsi ogni mattina con la consapevolezza che molti italiani stanno ancora dormendo e di conseguenza non si accorgono di nulla. Forse fingono oppure sono dei morti che camminano, degli zombie che invece di cibarsi di carne umana si nutrono delle cazzate sparate fuori dagli schermi piatti delle televisioni. Alla domanda "Come va?", rispondono sempre in coro "Tutto bene!", più per abitudine che per convinzione. Questa è la storia di una società che precipita, dove delle mamme sorridenti dichiarano ai giornalisti che manderebbero volentieri le figlie a fare bunga bunga ad Arcore, anzi sarebbe per loro un colpo di fortuna concedersi a un vecchio decadente ma facoltoso. Sulla stessa linea le loro ragazzine che senza imbarazzo davanti alle telecamere aggiungono che sarebbe cosa buona, bella e giusta. Non nascondono quello strano desiderio che hanno dentro: una botta e via per ottenere in una sola notte gli stessi soldi che guadagnerebbero in mesi di precariato in qualche call center. È la storia di una società che precipita, di una società corrotta e puttana, di uomini e donne senza gloria e senza Dio (qualunque esso sia). Non basta più protestare nelle piazze, anche se per fortuna da queste parti chi contesta non viene ancora bombardato.



giovedì 17 febbraio 2011

La storia del gobbo

Anni Ottanta. La festa è finita. Nella grande villa restano poche coppie e il figlio del ricco proprietario. È un ragazzotto grasso, sudato, antipatico, pieno di brufoli, con i capelli mossi e unti. Ricorda tanto il Gobbo di Notre Dame. Sono tutti giovani, frequentano la stessa università e in larga maggioranza provengono da famiglie molto modeste. È giunto il momento dell'intimità. Ogni coppia ufficiale o formatasi per l'occasione si apparta in qualche angolo e fa all'amore. La ragazza più bella, la più desiderata di tutti resta fuori in giardino, immobile sul bordo della piscina illuminata. Sembra un angelo. È una creatura perfetta. Guarda negli occhi il Gobbo di Notre Dame, la cui unica virtù è di essere il figlio di un ricco e potente industriale. Lui è sconsolato. Lei si avvicina, sorride, lo afferra per mano e lo trascina decisa in una stanza per scoparselo. Solo dopo qualche minuto, il gobbo esce urlando dalla stanza con le braccia tese verso il cielo in segno di vittoria. È nudo e grida più volte: "Fatto! Adesso sono un uomo… Sono un uomo". Lei non lo ama, ma lui è ricco. Diventerà la sua fidanzata. Lei non lo ama, ma lui è ricco. Diventerà sua moglie. Lei non lo ama, ma lui è ricco. Diventerà la madre dei suoi figli. Lei non lo ama e nel tempo si consolerà come potrà di nascosto, affettivamente e sessualmente. Ha venduto il proprio corpo e la propria dignità in cambio di sicurezza per tutta la vita. Oggi certe ragazze si vendono anche per molto meno. Sono addirittura disposte ad andare a letto, una o più notti, con un vecchio ricco, porco e vanesio, per avere in cambio qualche regalino, un posto dove dormire o contanti per pagare 100 euro di arretrati alla palestra. È vero! Per le più fortunate, nei tempi moderni, il letto può diventare anche un trampolino di lancio per rapidissime e solide carriere nelle istituzioni o nel mondo dello spettacolo. Queste, però, sono altre storie italiane, storie di allegre puttane poi ricompensate con i soldi dello Stato.


mercoledì 16 febbraio 2011

Con il cuore tra i denti

Alzarsi la mattina e guardarsi allo specchio senza provare vergogna non ha prezzo. Anche se in un sistema corrotto come quello italiano la strada è in salita per chi rifiuta scorciatoie, il supporto di amici degli amici, le proposte oscene di chi vende come favore cose che spettano di diritto. È un sistema assai compromesso che premia i furbetti e che disconosce la meritocrazia. L'Italia può essere migliore di questa tornando a puntare sulle persone di buonsenso, oneste e capaci. Non hanno importanza le loro tendenze politiche, religiose e sessuali. Queste persone sono una ricchezza e devono collaborare avendo come priorità la difesa del bene comune. Insieme possono salvare l'Italia. Occorre resistere e andare avanti anche se, come recita una canzone della band Tiromancino, è dura: "Ogni volta rialzarsi con il cuore tra i denti e dover poi combattare ancora, nonostante il dolore che senti spolveri tutti i tuoi trucchi e intanto non vedi nessun altro obiettivo che quello di essere in piedi in un mondo imperfetto".


giovedì 10 febbraio 2011

L'importanza di chiamarsi Saviano

Roberto Saviano, classe 1979, è un giornalista e scrittore napoletano. Dal 2006 vive sotto scorta ed è costretto a cambiare continuamente dimora. La sua è una vita blindata. Paga il prezzo di avere scritto il bestseller mondiale "Gomorra, viaggio nell'impero economico e nel segno di dominio della camorra", edito da Mondadori. Un romanzo che non è stato gradito dalla criminalità organizzata che ha più volte minacciato di morte l'autore.
Saviano è un simbolo positivo della legalità, ma non per tutti. In Italia ci sono personaggi dei media e della politica che l'hanno definito un fastidioso rompicoglioni, uno che si è fatto i soldi falsando la verità e rovinando l'immagine dell'Italia all'estero. Tradotto: parlare di mafie è cosa brutta e cattiva, meglio stare zitti e immobili.
Intanto, dal 2006 a oggi, si è iniziato a parlare di robuste infiltrazioni mafiose nelle regioni del Nord, di intrecci contorti tra pezzi di classe dirigente e boss. Ci sono state maxi operazioni della Direzione Investigativa Antimafia con centinaia di arresti. Anche nel profondo Nord, però, c’è chi consiglia di non parlare troppo del fenomeno, di non esasperare un problema che in fondo non esiste, di non spaventare possibili investitori che vogliono rilanciare l'economia e non possono di certo rischiare di trovarsi in territori controllati dalla malavita. È una questione di immagine. Sono opinioni, condivisibili o da bocciare in toto.
Esiste, però, un lato sgradevole della vicenda: oggi accade che chiunque ponga delle domande, molto semplici, sulle infiltrazioni mafiose e in particolare della 'ndrangheta nel Nord, sia apostrofato in senso dispregiativo come "novello Saviano". Per alcuni politici e amministratori Saviano è il male. Questo non è più un Paese normale.



martedì 8 febbraio 2011

Lo stupro di un popolo

Succede ogni volta. È inevitabile. Tornare alle origini, per odiare e poi di nuovo amare la Sicilia. Una terra ricca di contraddizioni che può avere tutto ma non ha niente. A parte una classe dirigente corrotta che da sempre ha permesso, da un lato alla criminalità, dall'altro allo Stato di mettere le catene della schiavitù al popolo siciliano. Dietro le quinte della storia hanno deciso a tavolino quale parte dell'Italia "poteva" svilupparsi e quale doveva "restare" ferma ed essere utilizzata soltanto come serbatoio clientelare di voti, laboratorio delle più grandi porcate politiche (che se funzionano poi si applicano a livello nazionale). Ogni minima forma di protesta è stata affogata nel sangue. Sono morti grandi eroi e poveri sconosciuti destinati per sempre all'oblio. Altri si sono lasciati andare, si sono arresi. Altri ancora sono scappati via con la morte nel cuore. Lo Stato non ha voluto vincere la battaglia contro le mafie neanche quando ne ha avuto la possibilità. Va bene così, che continui pure lo stupro di una terra e del suo popolo che ha dovuto anche imparare a sopportare il razzismo padano. Va bene così, soprattutto alle regioni del Nord che "sono state lasciate libere" di svilupparsi, di fare impresa. Prima o poi la rabbia esploderà e la Sicilia potrà essere quello che è veramente: la regione più ricca di Europa. Tutti torneranno nella propria terra per difenderla e per onorarla anche a costo della vita, potranno gridare con orgoglio: siamo siciliani, cittadini italiani e del mondo. Non tutto è perduto, anzi.



lunedì 7 febbraio 2011

Non è un Paese per giovani

I giovani sono costretti a migrare all'estero. Il sistema italiano garantisce una buona formazione ma poi non riesce a valorizzare i ragazzi con il risultato che si spostano altrove. È quanto sostiene Alberto Fossati, avvocato e scrittore che insegna all'Università Cattolica di Milano. L'Italia non è un paese per giovani, poca meritocrazia e molto nepotismo. Fossati non è poi convinto della crisi dei valori, del superamento delle ideologie, della mancanza di punti di riferimento. Secondo lui il vero problema è che gli italiani hanno solo smesso di pensare e adesso sarebbe opportuno tornare a farlo.