Incubi, amori maledetti, drammi metropolitani, viaggi allucinanti, eros e follia: otto storie tese come lame affilate, otto storie accomunate da una lieve inquietudine che cala inesorabile su di esse, come una pioggerella fine e fitta sulla città. Racconti che traboccano di ansia e tensione. Tutto questo è "Racconti al Buio", il libro di Danilo Lenzo pubblicato dalla casa editrice indipendente Edizioni Sensoinverso, nella collana Senza Tregua dedicata a romanzi e raccolte sul genere horror, fantasy e thriller. Danilo Lenzo è nato a Siracusa nel 1969. Vive e lavora a Milano. È giornalista professionista e dal 1990 si occupa di comunicazione politica, attualità e ambiente. Ha realizzato e condotto programmi radiofonici dedicati alla musica rock e indie. Nel suo libro "Racconti al Buio", tra rimandi alla tradizione gotica ed echi di Arthur Conan Doyle, vengono descritti piccoli e grandi drammi contemporanei. E sullo sfondo, la sensazione lucida e fatale del malessere sociale e dell'ambiguità dei sentimenti. Il libro può essere prenotato dal proprio libraio di fiducia o ordinato direttamente on line dal sito web della casa editrice Edizioni Sensoinverso o dai maggiori internet bookshop come Ibs e Amazon.
domenica 28 novembre 2010
Racconti al Buio
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mercoledì 17 novembre 2010
La bellezza nei Cento Passi
In un convegno sulla bellezza è stato spesso citato il film di Marco Tullio Giordana "I cento passi". È una pellicola sulla storia di Peppino Impastato, giovane siciliano che si ribella alla mafia ridicolizzandola attraverso Radio Aut e prendendo di mira soprattutto il boss Tano Badalamenti che diventa "Tano Seduto".
Pagherà caro il suo impegno civile: viene barbaramente ucciso il 9 maggio 1978, lo stesso giorno dell'assassinio dello statista Aldo Moro per mano delle Brigate Rosse. Peppino è legato sui binari della linea ferrata Palermo - Trapani e fatto esplodere con una carica di tritolo. Dilaniato, fatto a pezzi, sparpagliato sulla secca campagna di Sicilia che si tinge del colore del suo sangue.
Le indagini puntano prima sul fallito attentato terroristico per opera di Peppino e poi sul suo suicidio. Invece, ma era chiarissimo sin dall'inizio, è stato ucciso dalla mafia su mandato di Badalamenti, come poi sarà riconosciuto anche dalla giustizia (molti anni più tardi).
Durante la serata, come esempio di bellezza, sono state commentate due scene del film: il momento in cui Peppino riflette con un suo amico sullo scempio del territorio e la scena finale dove un fiume di persone rompe il muro dell'omertà e della rassegnazione decidendo di sfidare la mafia e di scendere in strada per celebrare il funerale.
Altra scena, non citata, ma di una bellezza estrema e commovente è lo straziante monologo radiofonico dell'amico dopo l'assassinio di Peppino. Un'interpretazione che mette i brividi a ogni cittadino onesto che ha un cuore, un'anima e senso dello Stato.
Peppino un giorno disse: "Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!". Anche oggi ci dobbiamo ribellare, prima di non accorgerci più di niente.
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