mercoledì 30 dicembre 2009

L'Italia che resiste

Un altro decennio è andato, perso per sempre. E la gente oggi si ritrova più povera, disillusa e incerta sul futuro. Dalla cabina di comando dicono che va tutto bene, ma l'impressione è di viaggiare sul Titanic.
Dopo il natale più bastardo, cattivo e ipocrita di sempre, si torna agli impegni giornalieri. Si ricomincia a lavorare il doppio per avere in cambio una qualità della vita dimezzata rispetto al passato.
In giro si scorgono solo facce scure, occhi bassi, vestiti sgualciti e scarpe vecchie. Non sono poveracci ma quelli della middle class, la maggioranza degli italiani che in questi anni è stata fatta a pezzi e con estrema violenza da politici e imprenditori di infimo livello.
Visti dall'estero gli italiani hanno già perso la partita, hanno superato il punto di non ritorno, sono caduti nel baratro. È alta la tentazione di lasciare il Paese o in alternativa di mandare i figli altrove a cercare fortuna come accadeva nel dopoguerra.
Ma nonostante tutto c'è ancora tanta gente onesta, dignitosa e capace con cui confrontarti e cercare di invertire il senso di marcia e costruire un futuro migliore per tutti. Pensare positivo significa anche tornare a intravedere un bagliore in fondo al tunnel.
È ancora possibile resistere e lottare per la democrazia e per la libertà. Alla fine questa brutta gentaglia, di destra e di sinistra, che momentaneamente tiene il timone sarà seppellita senza gloria dalla storia sotto le macerie che ha provocato. Viva l'Italia, l'Italia che resiste.




giovedì 17 dicembre 2009

Cui prodest?

A passi veloci ci avviamo verso la fine dell'anno. Alle spalle lasciamo solo rovine, dodici mesi caratterizzati da un ulteriore decadimento del sistema Italia, in particolare della classe politica e imprenditoriale.
Il bilancio è drammatico: scandali sessuali, aggressioni ai danni di coppie omosessuali e lavoratori immigrati, violenti attacchi mediatici contro servitori dello Stato, distruzione a mezzo stampa della carriera e della vita di personaggi non allineati al pensiero unico, tentativo di smantellare qualsiasi organismo istituzionale di controllo con il rischio di una deriva autoritaria, mancanza assoluta di un valido piano di rilancio dell'economia e dell'occupazione.
Se l'obiettivo era destabilizzare il Paese minandone le fondamenta siamo sulla strada giusta. Il timore è che si sta superando il punto di non ritorno, anzi a giudicare dagli ultimi botti di fine anno non c'è da stare tranquilli: l'aggressione al premier, l'attentato all'Università Bocconi di Milano, fiumi di benzina versati sul fuoco per inasprire fino all'estremo il conflitto politico e sociale che sta già dilaniando il Paese.
Gli appelli a stemperare i toni del presidente della Repubblica restano inascoltati. Ancora una volta i politici stanno dimostrando di non essere all'altezza della situazione. Vivono da tempo in un mondo parallelo e ovattato, lontani dalla gente che vedono soltanto attraverso i vetri delle costose auto blu.
Si sta facendo davvero di tutto per innescare una nuova stagione di sangue e piombo. A chi giova tutto questo? Chi sono gli irresponsabili che vogliono la progressiva distruzione del Paese e dei principi di democrazia e libertà sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana?
È tempo di invertire marcia, di ridare al popolo italiano dignità e soprattutto la speranza di avere un futuro. È un atto dovuto, sopratutto alle nuove generazioni, contro il tentativo di affermare con ogni mezzo una cultura becera, violenta ed egoista. Un'Italia migliore di questa è possibile.




lunedì 7 dicembre 2009

MedioMen al potere

I politici più forti resistono un anno, poi il crollo e la repentina trasformazione in inutili e dannosi organismi pluricellulari. È più forte di loro. Non riescono a evitare questo processo degenerativo che si innesca dopo l'avvenuta elezione. I primi sintomi della malattia sono il distacco dalla realtà e dai comuni mortali, nonché la convinzione che il mondo non possa continuare ad andare avanti senza un loro esternazione giornaliera.
Una volta qualcuno di questi personaggi pubblici era anche capace, aveva un minimo senso civico dello Stato. Ricopriva cariche pubbliche per curare i propri interessi privati, ma almeno ogni tanto pensava al popolo. Ora neanche questo.
I politici moderni sono in gran parte mediocri, incapaci, arroganti e violenti. Hanno perso ogni senso civico, morale ed etico. Altro che governare per il bene comune.
Molti sono dei farabutti, che con l'elezione hanno vinto la lotteria. Qualcuno consiglia di non dargli ascolto, di ignorarli ma dalle loro azioni in parte dipende lo standard di democrazia e di qualità della vita del Paese. Approvano leggi a colpi di fiducia, amministrano nei vari livelli istituzionali, decidono le politiche per ogni settore della vita sociale ed economica.
Per le elezioni politiche non si possono più votare in maniera diretta, ci pensano le segreterie di partito a individuare gli "eletti" e la plebe si limita a scegliere solo gli schieramenti. E una volta conquistata la poltrona si esaltano, si credono indispensabili e potenti. Sono i politici italiani, un maleodorante estratto organico di contraddizioni e mediocrità.




sabato 28 novembre 2009

Vita da SS

Il giornalismo italiano versa in gravi condizioni di salute. Categoria debole nelle mani del potere, con alcuni rampanti esponenti che, nella riuscita veste di bugiardini, hanno fatto del conflitto di interesse un punto cardine della propria attività professionale.
Le regole deontologiche e le norme sono un optional obsoleto.
Ma c'è una sola regola che in Italia è rispettata in tutti i giornali perché oggi più di ieri rispecchia i valori di riferimento della società.
È la regola che serve, se utilizzata bene, a fare vendere più copie, ad attirare l'attenzione dei lettori, a stimolare i più profondi istinti primordiali.
È la regola delle cinque S (esse), cui una volta si faceva riferimento esclusivamente per la costruzione della prima pagina.
Una copertina funziona di più se richiama le cinque S tanto care all'italiano medio che corrispondono a Sesso, Sangue, Sport, Spettacolo e Soldi. Oggi questa regola è sovrautilizzata quasi per tutte le pagine che, infatti, abbondano di gossip, gnocche seminude e tanti fatti di sangue.
L'importante non è colpire il cervello del lettore, sempre più carente di neuroni, bensì la sua pancia, i suoi bassi istinti per provocargli delle magiche tempeste ormonali soprattutto con due delle cinque S, Sangue e Sesso. Violenza e libido. Una vita da SS. Buona lettura a tutti.




giovedì 26 novembre 2009

Coppola e Finanza

Il Sud non ha raggiunto il Nord ma il Nord ha raggiunto il Sud. In Padania la qualità complessiva della vita è in caduta libera, il clientelismo più becero cresce a dismisura, le organizzazioni criminali si infiltrano nel tessuto economico e sociale. Lo fanno con estrema facilità e assumendo il pieno controllo dello sviluppo del territorio.
Se questo è il risultato di 20 anni di politica celodurista, tutta chiacchiere e bastone contro i deboli e gli stranieri, gli abitanti del nord dovrebbero smettere di dormire sonni tranquilli.
Milano si è imbruttita in ogni senso, a vantaggio di altre città come Torino dove almeno nel rinnovato ed elegante centro storico si respira una vera aria di città europea.
Le aziende chiudono i battenti. La classe dirigente non brilla di ingegno. La meritocrazia non esiste più. La criminalità imperversa ed ha per protagonisti professionisti in maggioranza autoctoni e insospettabili.
Sarebbe opportuno cambiare tendenza. Intanto, per comodità si continua a indicare il Sud come la panacea di tutti i mali e a dipingere i mafiosi in chiave "old style", con coppola e lupara anche grazie al supporto di discutibili serie tv.
Non è più così. I mafiosi di oggi si formano nelle migliori università europee e americane, parlano più lingue, sono esperti di economia e finanza. Ma questo non si dice. Anche se da sempre la mafia decide a Milano ma spara a Palermo.




martedì 24 novembre 2009

Easy Life e Slow Life

Anche i comuni nel loro piccolo riciclano raggiungendo quote importanti di differenziata, soprattutto in alcune aree virtuose del Nord Italia. Ma la cosa che sorprende è che oggi si promuovono ovunque campagne di informazione e normative specifiche, affinché vengano adottati stili di vita sostenibili. Lo spirito di queste iniziative, pensandoci bene, è un ritorno al passato, al concetto di easy life o slow life, alla vita semplice e lenta di un tempo in cui la produzione di rifiuti era ridotta al minimo.
I nostri nonni conducevano una vita molto semplice, non buttavano via niente, sistemavano o riciclavano qualsiasi cosa, mangiavano cibi genuini e trascorrevano le giornate senza frenesia.
Non vi era la tecnologia di oggi che almeno in teoria dovrebbe aiutarci a sbrigare le faccende di lavoro e private in maniera più rapida. In realtà ci complica la vita e il tempo sembra non bastare mai.
Siamo tutti troppo indaffarati a rovinarci la vita e senza alcun vantaggio diretto o indiretto. Meglio rispettare l'ambiente imparando dal passato per salvaguardare il nostro futuro.