Vedere un Doner Kebap invaso il sabato sera da una folla di giovani lombardi che degustano con estremo piacere specialità turche non ha prezzo. La goduria aumenta se il negozio si trova nel profondo Nord davanti a un municipio amministrato dal centrodestra e a pochi metri dalla sede della Lega.
Vedere un condottiero della Valle Camonica perdere la testa e sbavare come una lumaca per una ragazza musulmana non ha prezzo, soprattutto se il soggetto è conosciuto come secessionista, integralista cattolico e difensore della famiglia tradizionale.
Vedere che la famigghia padana non ha nulla da invidiare a quella sicula non ha prezzo. Cambia solo il dialetto ma le sporche modalità di gestione del potere sono le stesse.
Vedere che da Nord al Sud tutti i farabutti traditori del popolo e dello Stato italiano sono uguali non ha prezzo.
Il problema è che alla fine a pagare il conto sarà ancora una volta la gente onesta.
È calata l'attenzione mediatica sui gravi fatti di Rosarno. Sono stati cestinati gli episodi di razzismo contro gli immigrati prima sfruttati come bestie e poi aggrediti con ferocia e costretti alla fuga. Altri eventi nazionali e internazionali hanno conquistato le prime pagine dei giornali e gli italiani dimenticheranno tutto e in fretta, come spesso è accaduto nel corso della storia.
In quei giorni di ordinaria follia, di libera caccia armata all'immigrato africano in territorio italiano, è stato spesso citato il film di denuncia sociale e politica "Mississippi Burning - Le radici dell’odio" del regista Alan Parker. Racconta la storia di tre attivisti per i diritti civili (due bianchi ebrei e un afroamericano) che nel 1964 scompaiono misteriosamente in una cittadina vicino a Memphis. Due agenti dell'FBI iniziano a indagare scontrandosi contro un muro di omertà e razzismo. Scoprono che tutori dell'ordine e il Ku Klux Klan hanno brutalmente ucciso a colpi d’arma da fuoco e poi seppellito i tre attivisti, i cui corpi vengono poi ritrovati grazie a una telefonata anonima. Questo è un fatto vero. Come veri sono i fatti di Rosarno, apparentemente meno gravi.
In Calabria ma anche in Sicilia le organizzazioni criminali mafiose sono abituate a fare sparire le persone scomode e i nemici. Ricorrono all'acido (il più efficace per non lasciare tracce), al cemento a presa rapida, alla zavorra per fare sparire il corpo da qualche parte in fondo al mare, al vecchio metodo "ecologico" dell'interramento. Quando si sospetta una simile fine, per le persone scomparse si parla di vittime della “lupara bianca”. Nel caso della sepoltura si usa la metafora dei "terreni concimati molto bene", perché appunto nasconderebbero i corpi delle persone comparse.
Non soltanto in occasione dei fatti di Rosarno, alcuni immigrati hanno trovato il coraggio di denunciare di aver visto uccidere dei loro compagni. In genere, la loro condizione di clandestini spinge al silenzio. Queste rilevazioni sono rimaste lettera morta. Se fossero vere, si tratterebbe di decine di immigrati africani scomparsi. Dove sono finiti? Sono andati altrove o si trovano sotto qualche metro di terra?
In Calabria si racconta ancora di terreni "concimati molto bene" ma non si parlerebbe più di episodi di lupara bianca, bensì di lupara nera perché riferiti ai corpi degli africani scomparsi.
Servirebbero indagini, anche giornalistiche, per verificare queste voci popolari, magari qualche telefonata anonima per individuare anche solo uno di questi terreni e utilizzare i moderni mezzi tecnologici per scandagliare il sottosuolo. Se tutto ciò fosse vero si potrebbe almeno dare una degna sepoltura ai disperati africani che sono venuti in Italia a cercare una vita migliore e hanno trovato la morte per mano di qualche violento padroncino nostrano o per volere delle organizzazioni criminali.
L'augurio è che la storia della lupara nera sia una colossale balla, ma di questi tempi bastardi tutto è possibile.
La sala è piena come un uovo. L'argomento del convegno è interessante. Si discute del pregiudizio nella storia e nel presente, nell'ambito delle manifestazioni per il Giorno della Memoria (27 gennaio).
Inevitabili i richiami dei relatori ai crescenti fenomeni di razzismo nella società italiana. Uno psicologo spiega che il pregiudizio è insito nei bambini, interessa la parte primordiale del cervello e svolge una funzione di difesa verso le persone e le cose che non si conoscono.
L'ambiente in cui si cresce e la formazione culturale consentono ad ogni individuo di rafforzare oppure di superare i pregiudizi. Anche nell'età adulta si possono ancora provare dei pregiudizi che restano tali, salvo i casi i cui vengano legittimati e trasformati in giudizi da qualche irresponsabile (che ricopre un'importante carica istituzionale o comunque pubblica).
L'istituzionalizzazione del razzismo contro il diverso e gli ultimi è davvero molto pericolosa. Gli estremisti si sentono protetti e autorizzati ad agire. È quello che sta accadendo con l'esplosione degli episodi di violenza ai danni di immigrati, omosessuali e senzatetto. Occorre attivare tutti gli anticorpi democratici per fermare in tempo questa deriva fascista del Paese.
Il confronto, la conoscenza e la curiosità sono le vie maestre per superare i pregiudizi e costruire una società migliore.
Ti prendo, ti sfrutto e poi ti getto via. È questa la filosofia di molti imprenditori italiani, che arruolano per lavori più e meno umili e pesanti, migliaia di immigrati. Uomini e donne che arrivano nel Belpaese in cerca di una vita migliore, fuggendo da aree povere e magari devastate da sanguinosi conflitti interni. Affrontano i viaggi della disperazione, subiscono abusi di ogni genere e situazioni estreme che ricordano i tempi dei campi di concentramento nazisti. Ma le autorità internazionali competenti chiudono un occhio e se serve anche l'altro, di fronte a chi si arricchisce con questo commercio di essere umani.
Gli immigrati in Italia devono lavorare senza sosta, accettare paghe misere e vivere ammassati in baracche per arricchire imprenditori senza scrupoli. E devono stare zitti, altrimenti il padrone di turno si arrabbia, prende il fucile, spara e uccide, com'è già accaduto. Quando il lavoro finisce e gli immigrati non servono più, la loro presenza diventa fastidiosa, un problema da eliminare ad ogni costo e con ogni mezzo. In alcuni casi vengono sprangati e gambizzati nell'indifferenza generale. Se poi c'è anche lo zampino della criminalità organizzata, gli scenari assumono tinte ancora più fosche.
Non servono a nulla le campagne nazionali contro il razzismo, l'indifferenza e la paura del diverso promosse da associazioni laiche e religiose. Non servono a nulla gli appelli del Pontefice che chiede di rispettare i migranti.
Questo è il tempo delle barbarie segnato da un progressivo degrado culturale e morale del Paese. Adesso i razzisti picchiano a sangue gli stranieri e gli omosessuali, poi magari tra qualche anno passeranno agli italiani apertamente non allineati al pensiero unico della forza politica dominante.
È stato superato il limite, con continui rigurgiti razzisti, dapprima in forma soft e poi con modalità sempre più violente e volgari anche grazie alla politica della paura.
Questo è il tempo delle ronde padane e neonaziste, dei respingimenti in alto mare, della cultura dell'odio del diverso e di chi non si conosce, della proposta di riservare vagoni della metropolitana ai milanesi. È il tempo della ripugnante degenerazione morale e politica, dei cori razzisti allo stadio contro il calciatore italiano di colore Mario Balotelli. A Milano per un paio di snack rubati dal bancone di un chiosco si può morire con la testa massacrata a colpi di sprangate. Ci sono anche i momenti di allegria padana, quando tra fiumi di birra si intonano canzoni contri i “napoletani puzzoni”.
Razzisti, criminali e neonazisti devono tornare nelle loro fogne. Molti italiani, dal Nord al Sud, hanno dimenticato che in un tempo non troppo lontano i loro nonni sono stati migranti e trattati come bestie. E presto, se non cambierà la situazione economica, i loro figli potrebbero essere costretti a lasciare il Paese per cercare lavoro e una vita dignitosa altrove.
Il Partito Democratico è sempre più tafazziano. Conduce una perversa politica masochistica soprattutto in occasione delle competizioni elettorali. La cosa importante per i democratici non è vincere ma disintegrarsi i genitali a bottigliate.
Tafazzi, il personaggio interpretato da Poretti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, almeno aveva un rinforzo sulle parti intime indossato sopra una calzamaglia nera. Invece i tenaci dirigenti del Pd si colpiscono ripetutamente senza protezione, probabilmente per provare più piacere.
Il 28 e il 29 marzo 2010 si svolgeranno le elezioni regionali. Il Popolo delle Libertà, guidato da un leader in ascesa nei sondaggi, anche questa volta dorme sonni tranquilli. Mancano circa due mesi all'appuntamento ma i democratici continuano ad apparire agli elettori divisi su alleanze, candidature, strategie, praticamente su tutto. I giochi, in ogni caso, si dovranno chiudere entro il 10 febbraio, giorno di presentazione delle liste.
La strada per ottenere qualche vittoria significativa è in salita per il Pd, che si presenta alle elezioni regionali in drammatico ritardo. In queste condizioni può soltanto tentare di resistere al centrodestra, di ottenere una dignitosa percentuale di consensi.
Il partito oggi è soltanto una giocosa macchina da guerra trita - segretari, per il resto come uno studente svogliato tira a campare aspirando alla sufficienza, al vecchio 18 politico. Il Pd vivacchia e così trapassa dell'anno e di tutta vita il più bel fiore.
Le cose cambiano per restare uguali. Il 2010 è iniziato con la dichiarazione di guerra all'organizzazione terroristica Al Qaeda da parte del premio nobel per la Pace Barack Obama.
L'attentato di Natale sul volo Amsterdam - Detroit ha mostrato le falle del sistema di sicurezza e adesso l'America corre ai ripari, approntando piani di intervento militare per individuare e distruggere le basi terroristiche nello Yemen. Le basi dove è andato a scuola di terrorismo Omar Faruk Abdulmutallah, il giovane nigeriano e integralista islamico che ha tentato di farsi esplodere sull'aereo.
Si è aperta una nuova stagione del terrore che porterà ovunque a un progressivo aumento degli standard di sicurezza, a straordinari piani di prevenzione per ridurre al minimo i rischi di nuovi attentati.
L'Inghilterra di Gordon Brown ha già garantito il massimo sostegno all'America nella lotta contro il terrorismo. Lo faranno anche gli altri Paesi occidentali.
È un film già visto. È solo cambiato l'attore principale. Adesso a guidare la guerra contro i terroristi c'è l'uomo che ha ricevuto il nobel per "il suo straordinario impegno per rafforzare la diplomazia internazionale e la collaborazione tra i popoli". L'uomo nuovo che ha lanciato la green economy, l'uomo che più di altri ha saputo utilizzare il web durante la campagna elettorale per le presidenziali statunitensi.
L'intervallo è finito. Le organizzazioni terroristiche hanno ripreso a fare il loro sporco mestiere per seminare violenza, odio e sangue. La Conferenza di Copenhagen sul Clima è stata un grande fallimento perché non è stato deciso nulla di vincolante per il futuro.
La luna di miele di Obama è terminata. L'avvio del 2010 ha segnato il ritorno alla realtà. Adesso l'uomo più potente del mondo dovrà dimostrare di essere all’altezza della situazione, di proporre politiche e metodi diversi per superare le emergenze che il suo predecessore texano George W. Bush non è stato in grado di affrontare.
L'augurio è che il grande sogno della Green Economy non si trasformi nell'incubo di una Green War (la bastarda guerra di sempre ma contraddistinta da un accattivante slogan per sembrare politicamente ed economicamente più sostenibile).