domenica 26 dicembre 2010

A Roma picchiato Babbo Natale

In un appartamento di Roma un uomo vestito di nero è seduto sulla poltrona davanti all'albero di Natale. Tiene poggiata sulle ginocchia una mazza da baseball. Le lucine colorate a intermittenza gli scoprono sul viso un sorriso beffardo. A notte fonda la finestra della sala si apre e lentamente senza fare rumore entra Babbo Natale. Sistema sotto l'albero tre pacchi di varie dimensioni, uno per ogni bambino che abita in quella casa. Quando finisce si volta e si accorge del padrone di casa che si alza e tenendo ben stretta tra le mani la mazza da baseball inizia a parlare.
"Ti stavo aspettando. Come ogni anno hai portato i regali anche ai miei figli. Bene. Bravo. Ma c'è una cosa che non sopporto. Non capisco perché tu debba vestirti di rosso, come un qualsiasi comunista. È un colore superato e tu hai un ruolo troppo importante per milioni di persone, soprattutto bambini. Dovresti cambiare colore. Non credi?"
"Rosso? Cosa dici? Cosa c'entra la politica con il Natale? E poi in Italia i comunisti non ci sono mai stati. Se fossi entrato vestito di nero mi avresti dato del fascista? E con un abito verde del rozzo padano? Non mi interessano ideologie e simboli".
Il padrone di casa resta in silenzio per qualche istante. Poi si alza e come aveva già deciso da qualche giorno agita in aria la mazza e si avventa contro Babbo Natale. Lo colpisce più volte e con rabbia.
Clause incassa, i colpi non gli fanno nulla ma è diventato molto triste. "Adesso basta! Ti sei sfogato abbastanza? Non sei stato buono. Devo andare, mi aspettano altri bambini di tutti i colori del mondo. Ricordati che l’importante è quello che sei e quello che fai, non il colore della tua pelle o del tuo vestito. Insegna questo ai tuoi figli".
Babbo Natale esce dalla finestra e trasportato dalle sue renne sparisce lontano nel cielo. L'uomo torna a sedersi sulla poltrona mentre un filo di bava gli cola via dalla bocca e si appiccica sul pavimento. In mano, al posto della mazza da baseball, si ritrova la Costituzione della Repubblica italiana e un libro di preghiere. Avrà tutto il tempo per imparare i valori della democrazia e per salvare la sua anima nera.


giovedì 16 dicembre 2010

Chi ce la fa e chi resta indietro

È arrivato il Natale ma sotto l'albero non c'è niente di nuovo. Quella italiana continua ad essere la storia di una società che precipita rovinosamente e senza un leader capace di invertire il senso di marcia.
Le famiglie si preparano a festeggiare in un clima generale di austerity. I bambini dovrebbero secondo tradizione ricevere qualche dono simbolico. Il tempo dell'abbondanza è ufficialmente finito, tranne che per i mafiosi e i politici corrotti che con ostinazione continuano a sbranare l'Italia inghiottendo grossi pezzi di futuro.
Altri Paesi alla crisi hanno risposto tassando le rendite più alte, invece in Italia si è scelto di mettere le mani nelle tasche delle classi sociali meno abbienti. E spesso in maniera subdola, indiretta, per esempio: tagliando fondi ai comuni e impedendo ai sindaci di gestire in maniera autonoma le risorse a livello locale. Il risultato immediato è il taglio dei servizi pubblici o l'aumento esponenziale delle tariffe.
L'Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia (IReR) ha appena presentato un'indagine sulla situazione della famiglia lombarda nella realtà socio - economica. È stata riscontrata una progressiva distanza tra classi e ceti sociali. Non ci sarebbe stato un impoverimento collettivo, bensì "una separazione sempre più netta e profonda tra chi ce la fa e chi resta indietro".
A impoverirsi in seguito della crisi economica sono state soprattutto le persone e le famiglie già povere. La famiglia "normale" è stata vittima della crisi economica perché i suoi singoli membri ne sono stati variamente colpiti secondo modalità e tempi diversificati e non tutti danneggiati allo stesso modo.
L'esame generale dei consumi e della povertà in Italia ha posto in primo piano la comparsa di nuovi stili di consumo di contenimento delle spese, l'allargamento delle diseguaglianze sociali e il rischio di un aumento progressivo delle povertà.
Nel basso impero italico convivono la ristretta, ricca e potente cricca dell'imperatore e le famiglie plebee che in qualche modo vanno avanti percorrendo una strada tortuosa e in salita verso un domani incerto. Almeno fino alla prossima rivoluzione.





Costituzionali e Resistenti

Auguri Costituzionali e Resistenti di Buon Natale e Felice Anno Nuovo. "L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. L'Italia ripudia la guerra. La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso. Ora e sempre resistenza". Per non dimenticare mai.




lunedì 6 dicembre 2010

La letterina al Babbo

Caro Babbo Natale,
non sono sicuro della tua esistenza ma ho appena bevuto un caffè indiano al guaranà e mi sento un tantino strano. Sono un uomo semplice cresciuto nella borgata Santa Lucia di una città di mare, formato dai francescani e in scuole dove insegnavano il rispetto del tricolore e della Costituzione italiana. Non posso scrivere di essere stato sempre bravo, ma in qualche modo ho fatto la mia piccolissima parte per difendere questo Paese che amo e di cui sono orgoglioso. Pertanto, ti chiedo un regalo speciale per tutti gli italiani, ti chiedo di fare trovare sotto l'albero una classe dirigente, nuova e capace: di affrontare le sfide globali per un domani migliore; di formare un governo nazionale che torni a occuparsi del bene comune e non degli interessi della cricca; di investire in ricerca e sviluppo per rendere sempre più competitive le nostre aziende; di garantire una scuola di qualità e pubblica; di ottenere sviluppo e ricchezza per tutti senza compromettere l'ambiente; di usare e promuovere le nuove tecnologie e il web 2.0; di salvaguardare la storia e le tradizioni dei meravigliosi borghi italici; di promuovere la cultura della solidarietà. Regala agli italiani una classe dirigente onestà, brillante e democratica che abbia incisi nel cuore e nella testa i valori della Costituzione Italiana. Ti ringrazio per quello che potrai fare e ti aspetterò la notte di Natale per offrirti una tazza calda di questo strano caffè al guaranà. A presto


domenica 28 novembre 2010

Racconti al Buio

Incubi, amori maledetti, drammi metropolitani, viaggi allucinanti, eros e follia: otto storie tese come lame affilate, otto storie accomunate da una lieve inquietudine che cala inesorabile su di esse, come una pioggerella fine e fitta sulla città. Racconti che traboccano di ansia e tensione. Tutto questo è "Racconti al Buio", il libro di Danilo Lenzo pubblicato dalla casa editrice indipendente Edizioni Sensoinverso, nella collana Senza Tregua dedicata a romanzi e raccolte sul genere horror, fantasy e thriller. Danilo Lenzo è nato a Siracusa nel 1969. Vive e lavora a Milano. È giornalista professionista e dal 1990 si occupa di comunicazione politica, attualità e ambiente. Ha realizzato e condotto programmi radiofonici dedicati alla musica rock e indie. Nel suo libro "Racconti al Buio", tra rimandi alla tradizione gotica ed echi di Arthur Conan Doyle, vengono descritti piccoli e grandi drammi contemporanei. E sullo sfondo, la sensazione lucida e fatale del malessere sociale e dell'ambiguità dei sentimenti. Il libro può essere prenotato dal proprio libraio di fiducia o ordinato direttamente on line dal sito web della casa editrice Edizioni Sensoinverso o dai maggiori internet bookshop come Ibs e Amazon.


mercoledì 17 novembre 2010

La bellezza nei Cento Passi

In un convegno sulla bellezza è stato spesso citato il film di Marco Tullio Giordana "I cento passi". È una pellicola sulla storia di Peppino Impastato, giovane siciliano che si ribella alla mafia ridicolizzandola attraverso Radio Aut e prendendo di mira soprattutto il boss Tano Badalamenti che diventa "Tano Seduto".
Pagherà caro il suo impegno civile: viene barbaramente ucciso il 9 maggio 1978, lo stesso giorno dell'assassinio dello statista Aldo Moro per mano delle Brigate Rosse. Peppino è legato sui binari della linea ferrata Palermo - Trapani e fatto esplodere con una carica di tritolo. Dilaniato, fatto a pezzi, sparpagliato sulla secca campagna di Sicilia che si tinge del colore del suo sangue.
Le indagini puntano prima sul fallito attentato terroristico per opera di Peppino e poi sul suo suicidio. Invece, ma era chiarissimo sin dall'inizio, è stato ucciso dalla mafia su mandato di Badalamenti, come poi sarà riconosciuto anche dalla giustizia (molti anni più tardi).
Durante la serata, come esempio di bellezza, sono state commentate due scene del film: il momento in cui Peppino riflette con un suo amico sullo scempio del territorio e la scena finale dove un fiume di persone rompe il muro dell'omertà e della rassegnazione decidendo di sfidare la mafia e di scendere in strada per celebrare il funerale.
Altra scena, non citata, ma di una bellezza estrema e commovente è lo straziante monologo radiofonico dell'amico dopo l'assassinio di Peppino. Un'interpretazione che mette i brividi a ogni cittadino onesto che ha un cuore, un'anima e senso dello Stato.
Peppino un giorno disse: "Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!". Anche oggi ci dobbiamo ribellare, prima di non accorgerci più di niente.



mercoledì 27 ottobre 2010

Storie di "minchia - minchia"

Le mafie in Lombardia ci sono, esistono e operano da sempre. I "negazionisti" gli "indifferenti" e i "collusi" hanno sempre sminuito l'allarme criminalità limitandolo a piccole storie e in senso dispregiativo tra "minchia, minchia", tra meridionali malavitosi con la coppola che si sono trapiantati al Nord. I magistrati e le forze dell'ordine raccontano un’altra storia: la criminalità organizzata si è evoluta e radicata nel profondo Nord, soprattutto per l'indifferenza sociale ma anche per la complicità di autoctoni pronti a fare affari con chiunque. I criminali di oggi hanno il colletto bianco, si sono formati nelle migliori università europee e parlano più lingue. È la nuova generazione bellezza! In Lombardia contano su un esercito di migliaia di persone, tanto che possono ordinare di sequestrare una collaboratrice di giustizia in pieno centro a Milano, poi spostarla altrove, torturarla e scioglierla nell'acido. Si muovono nel territorio lombardo con assoluta libertà e sicurezza. Sono pesantemente presenti nei settori dell'edilizia e della movimentazione terra, dello smaltimento rifiuti, del traffico d'armi (anche da guerra), del mercato della cocaina, dell'usura e del racket. E come se non bastasse, hanno allungato i tentacoli in molte altre attività commerciali, per esempio controllando dei locali della movida milanese. In Lombardia, come un tempo accadeva in Sicilia e in Calabria, nessuno reagisce, nessuno sporge denuncia. Tutto tace.



martedì 26 ottobre 2010

Lo strano caso delle cassandre ministeriali

C'è qualcosa di sinistro nelle strategie del governo di destra che domina in Italia. Le cassandre ministeriali non perdono occasione per lanciare l'allarme sicurezza contro il possibile ritorno del terrorismo rosso (come dimostrerebbero gli attacchi alle sedi della Cisl) o contro la possibile infiltrazione della camorra nelle manifestazioni della gente di Napoli sommersa fino al collo dalla munnizza. Certe posizioni sembrano più un auspicio che un vero segnale di pericolo, un ambiguo tentativo di alimentare un clima mediatico calibrato per aumentare ancora la tensione sociale, per fare in modo che avvenga l'irreparabile. Non è possibile credere che tutto questo serva per giustificare il ricorso alla violenza da parte del potere, anche perché finora le manganellate non sono state risparmiate né ai terremotati dell'Abruzzo in rivolta, né ai manifestanti di Terzigno. L'augurio è che non si voglia invece dare l'ultima spallata alla Repubblica, accelerare il processo di destabilizzazione, generare il caos e spaccare il Paese in due per la gioia di qualche secessionista in verde. Ampio risalto mediatico è stato addirittura dato alle scritte delle brigate rosse o comunque con la stella a cinque punte "improvvisamente" apparse sui muri di Torino. Si coglie in certe dichiarazioni una voglia insana di Anni Settanta, anche se manca la materia prima. È anche vero, però, che i terroristi alla bisogna si possono creare in laboratorio. Il Paese è già entrato nella fase di implosione. I cittadini chiedono lavoro, stabilità sociale, servizi di qualità e giustizia. Le imprese vogliono un piano di sviluppo industriale, serie politiche economiche e la riduzione dell’opprimente pressione fiscale. Voci queste che restano inascoltate perché l'attenzione è tutta rivolta alle leggi ad personam, alla macchina del fango, allo scontro politico e sociale. In ogni modo, sarebbe un grave errore usare la forza contro la gente esasperata. Anche perché a causa della crisi presto la rabbia esploderà in ogni angolo di questa Italia “derubata e colpita al cuore”.



lunedì 25 ottobre 2010

Dal 1 gennaio commissariati i Comuni

Piove sul bagnato. La manovra finanziaria impone agli enti locali tagli pesanti, indiscriminati e irrazionali. Dal 2011 ne sarà paralizzata l'attività e salteranno migliaia di collaborazioni esterne anche di alto profilo professionale a danno di onesti lavoratori. La cricca invece continuerà a sprecare miliardi di euro divorando il futuro degli italiani. Il governo ha ridotto i trasferimenti delle risorse statali verso le periferie. Ha anche imposto ai comuni tagli dell'80% delle spese per studi e incarichi di consulenza e delle spese per relazioni pubbliche, convegni, mostre, pubblicità e rappresentanza. Da un punto di vista mediatico queste strette sono state vendute come azioni di buonsenso contro gli sprechi nella pubblica amministrazione. Non è così. È solo una manovra disperata per fare quadrare i conti ma a scapito degli enti locali e dei loro "necessari" collaboratori esterni. Un comune, per esempio, non potrà più liberamente ricorrere a un avvocato quando avrà bisogno di un parere legale, a un ingegnere per sviluppare un progetto urbano oppure a un giornalista per comunicare nel segno della trasparenza come stabilisce la legge nazionale 150/2000. Non potrà decidere come e quando impiegare le proprie risorse. È una manovra finanziaria che calpesta in maniera drammatica l'autonomia degli enti locali, che di fatto dal 1 gennaio saranno commissariati. Molti sindaci sono pronti a restituire la fascia tricolore, perché messi nella surreale condizione di non potere amministrare. È una manovra borderline a forte rischio di incostituzionalità ma di questo finora se ne è parlato troppo poco.



giovedì 21 ottobre 2010

Non si butta via niente

Ogni anno una famiglia butta via 515 euro di cibo, uno spreco che raggiunge il picco durante le feste. Nel Natale del 2009, per esempio, in ogni casa 50 euro di prodotti alimentari sono finiti nella pattumiera. Si sprecano in particolare frutta, verdura, pane, pasta, latticini e affettati. In generale il 30% del cibo acquistato dagli italiani si getta nei rifiuti per un valore di 37 miliardi di euro, con cui invece si potrebbero sfamare 44 milioni di persone.
Tutto questo continua ad avvenire nonostante la forte recessione economica che sta mettendo in ginocchio le famiglie. Non potrà durare a lungo. Occorre correre ai ripari iniziando con il fare una "spesa intelligente", perdendo un po' di tempo ma guadagnando in salute e qualità di quello che finisce nello stomaco, acquistando magari con cadenza giornaliera solo il cibo che serve per essere consumato subito. Inutile riempire frigorifero e congelatore di alimenti che nella maggior parte dei casi, una volta finiti nel piatto, avranno perso sapore o finiranno direttamente nell'immondizia.
Ad Albairate, un comune alle porte di Milano, per iniziativa dell'amministrazione comunale si è tenuto un primo corso gratuito per "riciclare" gli avanzi della cucina secondo il motto delle nonne "non si butta vie niente".
La Facoltà di Agraria di Bologna, invece, ha elaborato il progetto "Last Minute Market" per recuperare i prodotti destinati a essere sprecati e donarli a chi ne ha più bisogno. Ha anche redatto il "Libro Nero dello spreco alimentare". Iniziative queste che denunciano come lo spreco alimentare avvenga in casa ma anche nei campi, nella grande distribuzione, nei negozi.



mercoledì 13 ottobre 2010

La tempesta imperfetta

Una robusta linea di sangue lega il Nord al Sud. È stato seminato troppo odio e adesso sta arrivando la tempesta imperfetta. Imperfetta perché colpirà tutti, indistintamente buoni e cattivi. L'Italia sta per esplodere. Si salvi chi può. La società è in piena crisi economica, morale e anche di identità.
Non è vero che la gente è rimasta indifferente davanti al decadimento. Ha solo fatto la cosa peggiore che potesse fare, cioè rimane immobile e zitta attaccandosi alle proprie piccole e futili certezze materiali. Forse è accaduto anche a causa dei mezzi di distrazione di massa che hanno propinato un'immagine assai distorta del Paese, nascondendo i problemi reali e soprattutto l'incapacità della peggiore classe dirigente della storia italiana.
La gente ha così iniziato ad accumulare quantità smisurate di rabbia, odio e frustrazione. Sta scoprendo di essere diventata povera, di vivere in un Paese non normale e in forte declino. Ha capito di avere meno diritti rispetto al passato, di essere stata schiacciata dal presente e, quindi, di non avere più un futuro. E adesso la rabbia viene fuori a ogni minima occasione, violenta ed eccessiva come lo sbruffo di una pentola a pressione.
Ogni pretesto è buono per sfogarsi, per colpire e addirittura uccidere il prossimo, il primo che capita. Addio italiani, brava gente. A Milano un ragazzo italiano di 19 anni, originario del Burkina Faso, viene ucciso a sprangate da due commercianti perché accusato di avere rubato dei biscotti. A Roma un'infermiera di origine romena di 32 anni entra in coma per essere stata colpita con un pugno in seguito ad una banale lite in metropolitana. A Milano una filippina di 41 anni muore massacrata da una scarica di pugni di un uomo di 25 anni "arrabbiato" perché lasciato dalla fidanzata.
A Roma una minorenne in gita scolastica urta accidentalmente un passante che la picchia selvaggiamente e la manda in ospedale. A Milano un tassista finisce in coma dopo essere stato picchiato a sangue da più persone per avere investito un cane. A Roma una ragazza di 23 anni muore perché in seguito ad una lite in metropolitana una donna le infila in un occhio la punta di un ombrello che raggiunge la scatola cranica.
Questi sono soltanto una minima parte degli episodi di violenza gratuita ed eccessiva che stanno aumentando in strada ma anche tra le mura domestiche.
La tempesta imperfetta sta arrivando. Il rischio, percependone i primi segnali, è che a pagare siano soprattutto e ancora gli onesti, gli innocenti e i più deboli.



martedì 12 ottobre 2010

Istantanea di gruppo con Suv

Anche prendere i bambini a scuola può trasformarsi in un momento utile per fotografare la società moderna. Nonni e genitori si accalcano rumorosi davanti all'uscita, altri si presentano in largo anticipo e approfittano dell'occasione per socializzare e in alcuni casi per mettersi in mostra. Ci sono mamme che arrivano vestite e truccate come se fossero a una sfilata di moda e con Suv così alti e ingombranti che per scendere dall'auto hanno dovuto fare un corso di paracadutismo. Ci sono i nonni con i parrucchini mossi da un poco cortese colpo di vento. Ci sono genitori con facce tristi e quelli con facce allegre. Ci sono facce di tutti i colori del mondo, facce strane e facce arrabbiate. Poi la campanella suona e come un fiume in piena escono i bambini: i figli di operai in cassa integrazione, i figli dei benestanti equosolidali che hanno scelto la scuola pubblica perché sono di sinistra, i figli dei mafiosi dal colletto bianco e dei criminali vecchio stampo dal colletto molto sporco, i figli degli stranieri, i figli di puttana e i figli di nessuno. Tutti insieme con allegria, ancora così ingenui da non cogliere le differenze, le sfumature.



mercoledì 6 ottobre 2010

Il business della paura

Anche in Italia ci sono gli "imprenditori politici della paura", interessante definizione coniata dal filosofo Salvatore Veca per i politici che fanno business alimentando le peggiori inquietudini sociali. Non è scandaloso limitare la libertà di un individuo quando un altro valore o una necessità lo richiede. L'obbligo della cintura in auto è una limitazione della libertà ma necessaria per salvaguardare la propria incolumità. È invece scandaloso chiedere di barattare pezzi di libertà in cambio di sicurezza senza giustificazione alcuna. In questo caso si sfruttano la paura, la rabbia e l'ignoranza delle persone per ottenere consenso politico. La Lega Nord, analogamente ad altri movimenti xenofobi, è particolarmente abile nell'individuare e cavalcare le inquietudini che serpeggiano in profondità nella società moderna, nel portare a galla i lati più oscuri di ogni individuo, come la paura e il fastidio nei confronti del diverso, dello straniero, di tutto quello che non si conosce. Un fenomeno in crescita tanto che l'attore Antonio Albanese nella sua galleria di personaggi ha inserito anche il "Ministro della Paura". Occorre ragionare con freddezza, attivando il cervello e non la pancia per evitare di cadere nella sempre più larga rete degli imprenditori politici della paura.




giovedì 16 settembre 2010

Scuole, simboli e Kacabonga

Costruire nuove scuole è possibile. È soltanto una questione di sponsor. Ma bisogna essere disposti ad accettare di tutto, com’è accaduto per la nuova scuola elementare di Adro (Brescia) dove sono stati sistemati ben 700 simboli del "Sole delle Alpi" vessillo dalla Lega Nord. Vicenda che "ha fatto scuola", infatti presto con questo innovativo sistema di impronta nazileghista ovunque si potranno costruire nuove strutture. Genitori e bambini saranno obbligati a scegliere tra scuole con "falce e martello" o con "fasci littori" o ancora con il logo della "squadra e del compasso" (simboli massonici tornati di moda e che ben si adeguano al contesto). Ogni scuola per scopi promozionali distribuirà gratuitamente album dove attaccare i propri simboli adesivi e realizzati dall’azienda "Grandi Figurine di Merda". Ogni istituto potrà elaborare per ogni anno scolastico un Piano per il diritto allo studio alienato nel tempo e nello spazio, nel rispetto della piena autonomia scolastica e delle specifiche forme di instabilità mentali. Si potranno, per esempio, insegnare storie fantastiche di popoli e nazioni che non sono mai esisti e che mai esisteranno. È in corso una grande rivoluzione che valorizzerà le peculiarità storiche e culturali di ogni quartiere, condominio e sottoscala. Per le classi superiori si organizzeranno viaggi didattici a Kacabonga, dove vive una tribù esperta di simbologia cavernicola che comunica emettendo rutti e scorregge di livello universitario. Ogni bambino potrà vivere la sua esperienza di folclore estremo e dire addio al superato sistema scolastico nazionale.



mercoledì 15 settembre 2010

La legittimità del male

È legittimo sparare sui pescherecci ma solo se a bordo ci sono clandestini. È legittimo prostituirsi per fare carriera e magari ottenere un seggio sicuro in Parlamento. È legittimo tappezzare una scuola con i simboli di un partito. È legittimo approvare leggi ad personam. È legittimo distruggere la Costituzione, offendere il Tricolore e le istituzioni repubblicane. È legittimo non elaborare un piano di risanamento economico e industriale. È legittimo abbandonare i terremotati dell’Abruzzo. È legittimo fare accordi con le organizzazioni criminali. È legittimo distruggere il sistema scolastico. È legittimo rubare il futuro dei nostri figli. È legittimo seminare odio e violenza. È legittimo essere spietati con i più deboli e fragilissimi con i potenti. È legittimo instaurare una teledemocrazia fondata sul conflitto di interessi. È legittimo fare fuori chiunque esprima un dissenso. È legittimo corrompere e intimidire. È legittimo utilizzare i soldi pubblici per gli affarracci privati della grande cricca. È legittimo tutto ciò, ma soltanto nei peggiori sistemi autoritari che nulla hanno a che fare con la Repubblica Democratica Italiana che deve essere difesa sempre e ad ogni costo.




lunedì 13 settembre 2010

In perfetta solitudine contro le mafie

Il 10 settembre 2010 nel porto di Acciaroli si sono svolti i funerali di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica ucciso dalla camorra con nove colpi di pistola perché aveva la schiena dritta e lottava per la legalità. In migliaia hanno partecipato alle esequie. In ogni angolo d'Italia molti cittadini onesti rispondendo all'appello dell'associazione antimafia Libera si sono fermati un attimo per onorarne la memoria. Tanti, forse troppi, hanno voluto esprimere con note ufficiali il proprio cordoglio, perfino chi è indifferente al diffondersi della criminalità organizzata, perfino chi sostiene che nel Nord Italia il problema non esiste.
Vassallo è stato trucidato come carne da macello dello Stato. Da distanza ravvicinata gli hanno sparato contro nove colpi di pistola di cui sette andati a segno. Era in strada da solo e senza via di scampo.
È morto un altro servitore dello Stato e oggi ne piangono la scomparsa anche i coccodrilli. L'impressione generale è che, come spesso accade nelle storie di mafia, il sindaco sia stato lasciato in uno stato di perfetta solitudine. Perfetta perché permette con estrema facilità ai killer prima di individuare il nemico e poi di decidere dove, come e quando strappargli la vita.
La perfetta solitudine che si leggeva negli occhi del magistrato Giovanni Falcone, il quale una volta disse che la mafia si può vincere "non pretendendo l’eroismo di inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori". Non schierando singoli individui ma una pluralità di soggetti forti che operano insieme mantenendo un costante rapporto con la società civile.
È questa la via maestra da intraprendere per debellare il cancro delle mafie e per continuare a sostenere tutte quelle iniziative che possono contribuire ad affermare ovunque la cultura della legalità. Occorre evitare che altri onesti servitori dello Stato si ritrovino ancora una volta in perfetta solitudine nel centro del mirino.



mercoledì 1 settembre 2010

Molto Vicino

Nel Paese di Molto Molto Vicino regnava una cricca ingorda, aggressiva e cafona. Non vi erano regole da rispettare per chi stava al potere. Il grande capo assoluto era un vecchio nano imbroglione che non riusciva più a controllare le sue pulsioni sessuali, tanto che un triste giorno introdusse anche lo ius primae noctis. La cricca era formata principalmente da criminali, corruttori e xenofobi il cui compito era quello di negare anche i più elementari diritti democratici, di rendere inebetiti i sudditi del Paese di Molto Molto Vicino. Non pochi uomini e donne erano perfino felici di vivere in un regime illiberale e violento. La cricca utilizzava mega schermi disseminati ovunque per trasmettere messaggi e programmi in grado di ridurre le capacità di pensiero, di analisi e di critica del popolo. Programmi basati su risse, sesso e brutalità. Un turbinio di culi, tette, sangue e turpiloqui. I pochi tentativi di resistenza venivano soffocati con facilità perché la cricca trovava sempre qualche oppositore disposto a vendersi per poche monete di latta o organizzava violente campagne denigratorie e di caccia per eliminare i contestatori più ostinati. Un giorno, però, nel Paese di Molto Molto Vicino accadde qualcosa di nuovo: una mutazione genetica che lentamente trasformò la popolazione. I mutanti manifestavano elevate capacità di pensiero e di critica, di lotta per affermare regole democratiche e liberali per tutti. La cricca non riuscì a frenare questa selezione naturale. I mutanti erano troppo resistenti ad ogni tentativo di corruzione e di sopruso. E così le specie moralmente deboli e nocive per il prossimo lentamente sparirono e nel Paese di Molto Molto Vicino tornò a splendere il sole.



domenica 29 agosto 2010

Le conseguenze del razzismo

Cose che accadono. Domenica mattina 29 agosto 2010. Apertura straordinaria dell'Esselunga di Corbetta, in provincia di Milano. È il momento giusto per fare la spesa senza trovare troppa confusione. Dal 1957 la Esse è il marchio di qualità della prima catena italiana di supermercati a servizio dei clienti. Reparto frutta e verdura del punto vendita di Corbetta. Un cliente di circa 50 anni, accompagnato dalla moglie, chiede a un dipendente informazioni su alcuni prodotti. È insistente ma educato. Il dipendente perde le staffe, davanti a tutti lo apostrofa con un “vaffaculo, terrone di merda” e se ne va. L'uomo e la moglie restano per un attimo sbalorditi, poi chiamano il direttore e raccontano quanto accaduto. Il responsabile è vistosamente mortificato e si scusa. Il cliente spiega che continuerà a fare la spesa nel supermercato, ma stigmatizza l’autore dell’offesa gratuita. Una cosa è certa: contro il dipendente che odia i terroni saranno presi dei provvedimenti.

lunedì 23 agosto 2010

Una vita esplosiva

La vita degli italiani è come un arco teso tra la terra e la fogna. La degenerazione dei valori alimentata dal sistema di potere videocratico ha compromesso ogni equilibrio sociale. Basta una piccola scintilla per innescare in qualche cittadino un'esplosione di rabbia, il più futile dei motivi per provocare una rissa verbale (e non solo). La tecnica dello scontro è il primo insegnamento impartito attraverso i programmi televisivi ad alto indice di violenza, dove gli ospiti anche illustri si insultano pesantemente e alzano la voce. Risse che imitate nel mondo reale possono avere anche risvolti tragici e sanguinolenti. Non passa giorno senza vedere o sentire qualcuno litigare furiosamente in strada, al supermercato, in un ufficio pubblico, dove capita. Altro che eventi sporadici. La tensione sociale aumenta e così anche il rischio di non tornare più a casa la sera. Si vive passeggiando inconsapevolmente sul filo del rasoio, dentro una polveriera fatiscente e senza sistemi di sicurezza. Una cosa è certa: agli italiani è stato riservato un futuro esplosivo.




martedì 17 agosto 2010

L'estate della politica decaduta

Sta finendo l'estate più bastarda di sempre. La politica ha toccato il fondo dando pieno sfogo ai propri istinti più violenti, volgari e illiberali. Con dossier creati all'abbisogna per denigrare, distruggere, cancellare chi non è allineato. Regna un clima di odio tale che se fosse possibile i nemici verrebbero affogati nel loro stesso sangue. Bisogna anche stare molto attenti a criticare, fare satira, denunciare le malefatte, a resistere alle pressioni. Si rischiano con estrema semplicità ritorsioni e minacce più o meno dirette e pesanti. Nella saga cinematografica del Padrino, un manager che aveva rifiutato una raccomandazione si sveglia in un letto pieno di sangue. Sotto le lenzuola trova la testa mozzata del suo cavallo preferito. Un avvertimento in puro stile mafioso, un modo di agire di cui oggi sembra appropriarsi anche parte della politica italiana. Non si è ancora arrivati a tanto, ma la meta è dietro l’angolo. Il futuro degli italiani è gestito da una classe dirigente che in prevalenza sembra contaminata da massoni, furbetti, malfattori e mafiosi. Gente diversamente onesta che dovrebbe essere in galera. La democrazia in Italia è in grave pericolo. I problemi veri dei cittadini sono rimasti e rimarranno ancora in secondo piano. Serve una cura con anticorpi resistenti e democratici.



giovedì 22 luglio 2010

Milano, la 'ndrangheta e la zona grigia

Incubi di una notte di mezza estate. A Milano e Provincia anche i più reticenti hanno dovuto ammettere pubblicamente che la 'ndrangheta c'è, esiste, comanda ed è molto pericolosa.
La politica della distrazione di massa e della negazione dell'evidenza ad ogni costo è stata stravolta, superata dai recenti mega blitz della DIA (Direzione Investigativa Antimafia).
Operazioni che hanno solo iniziato a scoperchiare il marcio presente nel milanese, gli affari sporchi della 'ndrangheta ma anche i pericolosi intrecci con il tessuto sociale, economico e politico. Sono stati arrestati molti malavitosi, sequestrati beni, coinvolti amministratori pubblici.
A destare particolare preoccupazione è la "zona grigia" di cui ha parlato anche il Pm Ilda Boccassini. In queste storie di mafia il principale problema non è individuare i buoni e i cattivi, bensì chi metaforicamente vive e agisce nella "terra di mezzo".
Coloro che non si sono schierati con lo Stato dalla parte della legalità, ma neanche in maniera completa e palese con i criminali. Sono persone molto ambigue ma apparentemente pulite che per opportunismo, soprattutto di matrice economica, vivono in mezzo tra le due barricate. Sono ibridi, pericolosi bastardi, pronti a stringere anche la più lurida delle mani pur di fare i danè o garantirsi discutibili protezioni.
Nelle storie di mafia non possono esistere sfumature, ambiguità: o si è con lo Stato o contro lo Stato. Chi vive nella zona grigia è a pieno titolo un colluso con le organizzazioni criminali, non importa il grado di commistione. Ma quanto è estesa questa zona grigia e da quante persone è occupata? Il timore è che sia molto grande e popolata.
In queste condizioni bisogna muoversi con attenzione. I tentacoli della 'ndrangheta sono così ben ramificati che perfino il vicino di casa, il panettiere, l’avvocato, il giornalista o addirittura l’attivista contro la mafia possono essere collusi.
Criminali e viscidi opportunisti vivono a stretto contatto con la gente perbene, respirano la stessa aria, frequentano lo stesso bar, le stesse strutture pubbliche, la stessa piazza, la stessa chiesa. Sono carogne vestite a nuovo e spesso ben istruite che si confondono tra la folla.
Se esistesse ancora un reale e forte spirito di comunità basterebbe il vecchio e semplice controllo sociale per individuare e denunciare le situazioni sospette, i malavitosi e i loro complici.
Oggi, purtroppo, regnano l'egoismo, l'individualismo sfrenato, l'indifferenza sociale, la cattiveria, la violenza, il razzismo padano. Tutti elementi che hanno agevolato la silenziosa ramificazione delle potenti organizzazioni criminali, il diffondersi di un cancro sempre più difficile da estirpare.

martedì 13 luglio 2010

Affinità e divergenze nell’era del paraculismo

A primo impatto potrebbero esistere poche affinità e molte divergenze tra il sedicente padano e l'italiano meridionale. In realtà è solo una questione di punti di vista. Qualche semplice esempio.
Al Nord un meridionale che arriva in ritardo a un appuntamento di lavoro è subito etichettato come "il solito terrone". Se al suo posto c'é un nordico che, oltre ad arrivare in ritardo, poi passa la maggior parte del tempo attaccato al telefono disturbando i colleghi si tratta di persona simpatica, creativa e imprevedibile.
Un meridionale che esercita pressioni, violenze e non rispetta le leggi è senza ombra di dubbio un criminale mafioso. Se al suo posto c'è un padano si parla di persona intraprendente e scaltra, di furbo da ammirare perché indipendentemente dai mezzi usati ha fatto strada conquistando potere e denaro.
Quando un meridionale si adopera per sistemare moglie, figli, parenti e amici degli amici si parla di nepotismo. Se al suo posto c'è un leghista si tratta di normale avvicendamento o di innovative tecniche di lobbying familiare. In definitiva per analoghi comportamenti cambiano solo le definizioni secondo le regole del migliore paraculismo.



giovedì 24 giugno 2010

Dalla cinghia (stretta) al cappio

Gli italiani sono sempre più poveri ma devono sorridere alla vita a denti stretti. La crisi economica colpisce sempre più famiglie anche perché non sono state finora promosse adeguate politiche di rilancio del sistema produttivo italiano. Il governo preferisce occuparsi di altro, come di intercettazioni e di magistratura. È stato detto che i cittadini devono stringere la cinghia, ma a forza di stringere sta diventando un pericoloso cappio. I continui tagli lasciano ai comuni solo due strade: aumento della tassazione a livello locale o taglio di servizi essenziali. Tutto questo mentre si continuano a creare costosi e inutili ministeri, spendere decine e decine di milioni di euro per l'acquisto di nuove auto blu di servizio e in generale a sperperare denaro pubblico per il bene della "cricca". Ci sono tanti italiani, soprattutto anziani e soli, che vivono sulla soglia della povertà ma non rinunciano alla loro dignità e onestà. Patiscono in silenzio la fame, a volte cercano tra i rifiuti dei mercati qualcosa di buono da portare a casa. Sono invisibili. Molti politici e manager, invece, nonostante i lauti stipendi e i tanti benefit di cui godono non sanno resistere alla tentazione di ingozzarsi sempre di più, di esibire in maniera rozza e arrogante tutto il proprio potere. E ci sono casi in cui non riescono a resistere alla tentazione di rubare a qualsiasi costo per pura ingordigia e con la matematica certezza di restare impuniti. Non è cambiato molto rispetto alla cosiddetta Prima Repubblica, ma almeno gli uomini che una volta gestivano il potere in Italia avevano anche un minimo di senso dello Stato.

martedì 22 giugno 2010

Magenta, il Tricolore e la Lega

Il 4 giugno 1859 a Magenta si svolse un episodio chiave della seconda guerra d'indipendenza, una violenta battaglia tra l'esercito franco-piemontese e l'esercito austriaco. Uno scontro che si concluse con la vittoria decisiva del primo schieramento permettendo il trionfale ingresso a Milano di Vittorio Emanuele II e Napoleone III. È stato il primo importante passo in avanti verso l'Unità d’Italia.
Magenta nel 2009 ha celebrato con la consueta rievocazione storica e tanti eventi collaterali il 150° della Battaglia. Nel 2011 la città farà sicuramente la sua parte per celebrare anche il 150° dell’Unità d'Italia. Intanto, nell'ultimo week end di giugno nella tensostruttura di Magenta, in via Giacomo Matteotti, si svolgerà la Festa della Lega Nord Padania, i cui esponenti, dall'ultimo dei dirigenti al grande capo, ogni giorno offendono spesso con toni volgari gli italiani, la nazione, il tricolore, l'inno di Mameli e la Carta costituzionale della Repubblica.
È un momento storico di profonda crisi economica e di identità. In queste situazioni ci sono sempre personaggi di bassa lega e senza scrupoli che cercano di approfittarne per soddisfare a qualsiasi prezzo interessi molto particolari.
A Magenta interverrà anche Umberto Bossi (leader assoluto dell'inesistente Padania e ministro delle Riforme della Repubblica Italiana che salirà sul palco sabato 26 giugno alle 21.30). La città è molto legata al tricolore, per cui i loro antenati hanno più volte combattuto e versato il proprio sangue. Ogni anno nei giorni di rievocazione della Battaglia migliaia di persone, grandi e piccini, lo sventolano e lo espongono con orgoglio dalle finestre delle proprie abitazioni. Chissà cosa pensa la maggioranza dei magentini di chi grugnisce che vorrebbe usare il tricolore per pulirsi il culo.


lunedì 14 giugno 2010

La vetrata

Esiste ma non si vede. È una vetrata virtuale che serve a separare due mondi reali. Da un lato ci sono i furbetti membri della casta, con familiari viziati, amici degli amici, amanti, nani, ballerine e trote padane. Dall'altra vivono gli italiani onesti e laboriosi, una maggioranza che fatica ogni giorno per portare la pagnotta a casa.
Il film di fantascienza "Gattaca - La porta dell'Universo" del 1997 è centrato sulle nuove lotte di classe in base al codice genetico. Alcuni esseri umani vengono fatti nascere con un codice quasi perfetto, selezionato prima della fecondazione su di un gruppo di cellule embrionali. Lo scopo è di conoscere in anticipo le future condizioni fisiche, di salute e i caratteri ereditari dei nascituri. Un rigido metodo scientifico per generare uomini senza imperfezioni da destinare ai posti di responsabilità.
Altri nascono in maniera naturale per volontà dei genitori, ma vengono catalogati come "non validi", spesso risultano imperfetti e di intelletto non raffinato, svolgono i lavori più umili. È il caso del protagonista che poi riesce a modificare il suo destino. In questo ipotetico futuro i migliori, i geneticamente perfetti, rappresentano la casta e occupano tutti i posti di potere. Gli uomini "non validi" restano fuori dal sistema, sono gli ultimi.
Nell'Italia di oggi accade perfettamente il contrario. Spesso i peggiori italiani, incapaci, arroganti e violenti, sono al comando e separati da una robusta vetrata per ora virtuale dagli italiani perbene e capaci. Una vetrata che in qualche modo deve essere spaccata per riequilibrare il sistema.



venerdì 4 giugno 2010

Marea nera in Italia

La marea nera fa paura, avanza e distrugge tutto quello che incontra nel Golfo del Messico come in Italia. Soltanto che nel primo caso si tratta di petrolio, nel secondo della subdola avanzata di un nuovo regime autoritario.
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dopo il disastro ecologico nel Golfo del Messico, promette battaglia e annuncia una nuova legge sull'energia pulita, facendo pagare l'inquinamento da Co2 e tagliando gli sconti fiscali alle società petrolifere. Proseguono i tentativi della società BP di bloccare la fuoriuscita di petrolio da un pozzo danneggiato in profondità, ma la macchia nera per ora non si ferma e si allarga a dismisura.
Lo stesso accade in Italia dove, nonostante i tentativi della società civile, del mondo della cultura e dei pochi politici capaci che fanno vera opposizione, non si riesce a fermare l'avanzata della marea nera che sta distruggendo i pilastri della democrazia, violando i principi intoccabili della Carta Costituzionale Repubblicana.
Una marea nera con robuste venature verdi, viscida e puzzolente che avanza sempre più rumorosa per devastare il presente e cancellare il futuro. Una marea alimentata da esseri arroganti e pericolosi, che vogliono instaurare con ogni mezzo un pensiero unico come nei più beceri dei regimi dittatoriali, dove il grande capo decide tutto, cambia le leggi a suo piacimento per tornaconto personale e per quello di pochi amici. Per tutti gli altri italiani è garantita soltanto la libertà di obbedire e adorare, salvo che da qualche parte in qualche modo appaia in loro difesa un Obama italiano capace di formare, coordinare e guidare una vera opposizione per salvare la democrazia.



sabato 29 maggio 2010

Giovani, Neet e CCCP

"Non studio, non lavoro, non guardo la tv, non vado al cinema, non faccio sport". Era questo il ritornello della canzone targata 1985 "Io sto bene" del gruppo punk emiliano CCCP di Giovanni Lindo Ferretti.
A distanza di 25 anni si coglie un parallelo con l'ultimo rapporto dell'Istat, dal quale emerge che oltre due milioni di giovani italiani non sono né a scuola, né a lavoro.
Si tratta del 21,2% degli under 29, ragazzi fuori dal circuito formazione-lavoro, bloccati nel limbo della precarietà, costretti quando possibile ad arrangiarsi con l'aiuto dei genitori in attesa di tempi migliori che non arrivano mai.
È il fenomeno in continua crescita dei cosiddetti Neet (Not in education, employment or training). Tra il 2008 e il 2009 i giovani, dai 20 ai 24 anni classificabili come Neet, sono aumentati del 13%. Nel Sud sono il 30,3% contro il 14,5% del Nord.
In Italia il tasso di disoccupazione a novembre ha raggiunto l'8,3%. Nell’ultimo anno sono state bruciate oltre 400 mila unità lavorative. Aumentano progressivamente le persone in cerca di un lavoro. È il dato peggiore dal 2004.
Il tasso giovanile è pari al 26,5%, significa che un giovane ogni 4 non riesce a trovare lavoro. L'Inps ha comunicato che nel 2009 le ore di cassa integrazione sono aumentate del 311,4% rispetto all’anno precedente passando da 223 milioni a 918 milioni.
Per uscire da questo pantano al momento per un giovane ci sono poche soluzioni, tra queste: diventare un pericoloso criminale o un viscido politico (se le due cose coincidono la carriera è assicurata); sposare il figlio di Silvio Berlusconi o un milionario, come suggerito dallo stesso premier il 13 marzo del 2008; buttarsi nel mercato del porno (ma con la consapevolezza che l'unico settore che ancora rende è quello omosessuale).
È, dunque, possibile sostenere che i giovani hanno tutta la vita davanti, ma non sanno mai cosa possono trovarsi di dietro. A peggiore la situazione c'è una legge Finanziaria che promette lacrime e sangue. Il premier, dopo aver abbandonato il suo insano ottimismo con un triplo salto mortale carpiato, ha detto che in questo provvedimento ha messo la sua faccia. Indovinate cosa invece ci metteranno gli italiani?
Ogni Neet è moderatamente perplesso e come un tempo urlavano i CCCP si chiede: "Io sto bene, io sto male, io non so come stare, io sto bene, io sto male, io non so cosa fare …".


venerdì 21 maggio 2010

Una colata di cemento vi seppellirà

Il cemento salverà l'economia. Grandi infrastrutture ed espansione edilizia senza limiti sono la soluzione a tutti i problemi. In ogni borgo d'Italia opera una cricca nota come "la banda del cemento" che vuole costruire ad ogni costo. Non ha importanza se spesso si tratta di interventi inutili e di enorme impatto ambientale.
La parola d'ordine è costruire, formalmente per rimettere in moto l'economia. Nessuno fermerà il progresso. I componenti della banda, più o meno potenti, più o meno opportunisti, più o meno minacciosi, per lavarsi la coscienza periodicamente promuovono qualche provvedimento ambientalista e ricorrono a parole e frasi ad effetto come: biologico, cultura ecosostenibile, energie alternative, acquisto solidale e consumo di prodotti locali a km zero. Ma dietro le quinte si danno da fare soltanto per cementificare il Paese.
Il cemento è sacro, genera affari così succulenti da tenere unita, dal centro alle periferie, una cricca multiforme fatta di post fascisti, secessionisti in salsa verde, post comunisti, santi uomini, dinosauri post democristiani, salta fosso, colletti bianchi senza anima e socialisti non pentiti. Il cemento è vita, fede, libertà, ricchezza e futuro.
Migliaia di aziende continuano a chiudere i cancelli, a mettere in cassa integrazione i lavoratori. A chi serve la politica del cemento? Qual è il vantaggio? Chi ci guadagna? Non fate troppe domande altrimenti, come spesso accade dalle Alpi allo Stretto di Messina, potreste correre il rischio di sparire. Non guardate. Non parlate. Non ascoltate. Altrimenti una colata di cemento vi seppellirà.


venerdì 14 maggio 2010

Se critichi ti cancello

Sono tempi bastardi. Dalla cultura del confronto, anche duro ma democratico, che aiuta la società a crescere si è passati alla sterile cultura del nemico da abbattere ad ogni costo e con ogni mezzo. In giro si incontrano tante persone prive di spirito critico e ridotte a pericolosi automi. Sono fanatici della propria "tribù", servi sciocchi e semplici opportunisti. Un popolo, che ama più di ogni altra cosa il calcio, dovrebbe sapere che i giocatori in campo si confrontano duramente, a volte commettendo anche qualche fallo di troppo, ma ogni partita finisce sempre con una stretta di mano e lo scambio della maglietta. Un popolo evoluto dovrebbe sapere che la critica stimola importanti riflessioni e consente di intervenire in tempo utile per migliorare lo stato delle cose a vantaggio di tutti. Oggi la tendenza generale è di staccare il cervello e di uniformarsi ciecamente alla linea del capo, del partito o della guida spirituale. Non è più permesso criticare, fare funzionare i neuroni, provocare. Aumentano i casi grotteschi, come quello della zia politicamente destrorsa che cancella dagli amici di facebook la propria nipote perché ha osato pubblicare messaggi di critica contro il governo in carica. E ancora per restare nel social network, il caso dell'artista indipendente che cancella un vecchio e caro amico solo perché questo ha osato accettare tra i suoi contatti un esponente del PdL. La regola è schierarsi, combattere e ubbidire senza pensare e criticare, altrimenti si rischia di essere cancellati (al momento, soltanto nei social network, domani chissà…).  




lunedì 10 maggio 2010

Conflitti, giornalisti e giornalai

Piccoli e grandi conflitti di interesse interessano anche il mondo del giornalismo. Un fenomeno che si diffonde come un cancro soprattutto nelle periferie dell'alto impero italiano, dove proliferano settimanali poco indipendenti e dove il controllo delle autorità è più blando. Uno dei conflitti più diffusi e negativi da un punto di vista deontologico, riguarda i giornalisti o aspiranti tali che pubblicano articoli riguardanti enti o persone di cui curano l'ufficio stampa. È come se il corrispondente della cronaca parlamentare di un giornale fosse al tempo stesso addetto stampa o comunque consulente di un gruppo parlamentare. Secondo la deontologia professionale un giornalista che ricopre incarichi di ufficio stampa (ma anche incarichi di altro tipo, ad esempio direttivi, manageriali, di dipendenza, collaborazione) per un ente, una società (pubblica o privata) un'associazione (anche no profit) non può realizzare servizi per testate giornalistiche sugli argomenti per i quali potrebbe realizzarsi un conflitto d'interessi. È un modo di lavorare molto scorretto e che raggiunge il massimo squallore quando si sfrutta la posizione all'interno di un giornale come arma di ricatto per ottenere una consulenza all'esterno. In sintesi, la richiesta suona così: "Se vuoi uscire nel mio giornale mi devi garantire una consulenza, altrimenti scrivo di te in negativo o peggio faccio in modo che tu non esista". In sostanza, più o meno velatamente, ci sono situazioni in cui si deve pagare per "esistere" sulla stampa o almeno per tenerti buoni certi giornalai. In pochi denunciano questa situazione che in alcuni casi è così diffusa da condizionare l'informazione in ampie aree territoriali a scapito degli ignari lettori. La maggioranza (formata da cittadini, giornalisti, amministratori e politici onesti) tace per paura di facili ritorsioni. Altri preferiscono accettarla o peggio cavalcarla questa situazione che in fondo permettere di condizionare a buon mercato pezzi importanti di informazione locale.




martedì 4 maggio 2010

Rivoluzionari si nasce

Se lo conosci lo eviti. Ci vuole molta pazienza per sopportare un radical chic che gioca a fare il rivoluzionario. Un simile esemplare è possibile riconoscerlo per diversi comportamenti distintivi.
Nei primi cinque minuti di una conversazione con un estraneo si dichiara spontaneamente di sinistra ma poi chiede allo sfortunato interlocutore (più o meno direttamente) in ordine: titolo di studio, attività lavorativa svolta, a quanto ammonta il conto in banca, proprietà immobiliari, quartiere di residenza.
Alla fine della verifica se l'interlocutore ha una migliore posizione sociale il radical chic gli porta rispetto e lo tratta benissimo, in caso contrario ai suoi occhi scade immediatamente al rango della fantozziana merdaccia.
Altro fastidioso elemento distintivo sono le citazioni, ne infila mediamente una ogni due tre parole per fare capire a chi gli sta vicino che è una persona colta.
Veste in maniera apparentemente trasandata, ma il look è curato nei minimi particolari. È in prima fila nelle manifestazioni, ostenta posizioni anticonformiste e radicali e almeno a parole si batte per garantire un mondo più equo e solidale per tutti. Questo rivoluzionario è spesso benestante, viziato, borghese e molto ipocrita. Ha più punti in comune con chi è al potere che con la gente della strada che fatica ad arrivare alla fine del mese.



lunedì 26 aprile 2010

Una storia italiana

È la festa patronale di San Giorgio nel comune di Albairate, dove si coglie l'occasione per promuovere i prodotti tipici della campagna milanese. Si susseguono diverse manifestazioni popolari e religiose, compresa l'accensione del globo di fuoco (il balon) sul sacrato, poi la chiesa lentamente si riempie di persone per la celebrazione della santa messa. Ci sono molti agricoltori.
Nell'ultima fila siede una famiglia giovane ma con il volto segnato dalla dura fatica del lavoro nei campi. Hanno due figli maschi, orientativamente uno di quattro anni e l’altro di sette. Indossano dei vestiti modesti e hanno dei cappelli di paglia. Il bambino continua a fissare il padre sorridendo e con lo sguardo pieno di amore e orgoglio.
L'uomo è stanco e ogni tanto tende ad addormentarsi. Allora il figlio lo prende per un braccio e lo scuote con delicatezza per tenerlo sveglio.
Stamattina precedendo l'alba l’agricoltore non avrà rinunciato a qualche ora di lavoro nei campi, nonostante il giorno di festa. La terra è tutta la sua vita.
La messa è finita. Il padre con le sue grosse mani stringe quelle piccoline dei due figli ed esce dalla chiesa verso un domani di nuovi sacrifici da continuare a condurre in maniera onesta e dignitosa. Questa è una storia semplice, vera e soprattutto italiana. Lontana anni luce dagli eccessi consumistici alimentati della teledemocrazia.


mercoledì 21 aprile 2010

Oltre i cancelli

L'ondata razzista contro lo straniero si ferma sempre davanti ai cancelli delle aziende. Varcarne la soglia non "conviene" politicamente perché si scoprirebbero migliaia di lavoratori in nero e in maggioranza stranieri. Persone invisibili e senza tutele, facilmente ricattabili. Schiavi che assicurano al padroncino di turno "poca spesa e molta resa". In Italia, come ha affermato lo scrittore e politico Pippo Civati, servirebbero meno ronde e più ispettori del lavoro. Da un’indagine dell’Inps per l’anno 2008 è emerso che le aziende irregolari da Nord al Sud sono circa l’80%. In Piemonte il sommerso riguarda 9 aziende su 10. Nel territorio nazionale ci sono migliaia di lavoratori invisibili tra immigrati e italiani. Tutto questo si traduce anche in evasione fiscale per centinaia di milioni di euro.


mercoledì 14 aprile 2010

Padani che odiano i bambini

In questi tempi bastardi emerge un'Italia orgogliosamente razzista e solidale, profondamente cattolica e depravata. Vizi e virtù che si uniscono in un rapporto incestuoso pieno di contraddizioni. Uno stato di cose che come spesso accade colpisce i più deboli e indifesi come i bambini, soprattutto se sono figli di immigrati.
In particolare a Padianopoli si assiste a una quotidiana e indisturbata deriva nazista. Ci sono scuole materne, dove i bambini stranieri vengono emarginati e umiliati, abbandonati in un angolo della classe (a volte perfino sistemati a debita distanza dai banchi dei bambini padani e quindi di razza superiore).
Ci sono educatori sensibili che facilitano i processi di integrazione, altri che invece alimentano "la paura del diverso" che è naturalmente insita nei bambini. Comportamenti questi ultimi che stanno diventando normali, anche a causa dell'impetuosa onda populista, razzista e violenta che caratterizza certa politica e che sembra piacere tanto agli italiani impegnati tra un mea culpa a messa la domenica mattina e una sniffata di coca serale direttamente dal fondoschiena di una escort.
Vengono emarginati i bambini di genitori che provengono dall'Africa, dall'Europa dell'Est ma anche da Stati come Spagna, Germania e Inghilterra. A Padianopoli sei comunque un fottuto straniero da temere e cacciare via.

A Paderno, in provincia di Udine, è avvenuta la prima sepoltura islamica nell'area cimiteriale riservata (la salma è rivolta alla Mecca). La Lega Nord ha promesso battaglia, anche se si tratta di una neonata deceduta nei giorni scorsi all'ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine.
In Veneto e in Lombardia, in alcuni comuni guidati dalla Lega Nord, è esercitato una sorta di mobbing istituzionale ai danni di bambini immigrati che frequentano la scuola primaria.
In Veneto, per esempio, una giunta comunale ha deciso che i bambini, provenienti da famiglie (spesso straniere) non in grado di pagare la retta relativa alla mensa scolastica, devono essere sfamati a pane e acqua. È così è stato. Questi bambini poveri sono stati umiliati davanti ai loro compagni.
È poi intervenuta la Dirigenza scolastica cercando di "dividere" il cibo in eccesso (magari perché lasciato dagli altri) in modo da riservare delle porzioni anche ai meno fortunati. Anche la Caritas si è fatta avanti per garantire il pagamento della mensa a favore di quelle famiglie povere che non possono affrontare certe spese.

In Lombardia un sindaco leghista aveva deciso di negare l'ingresso alla mensa ai bambini provenienti da famiglie non in grado di pagare. In questo caso a porre un rimedio sono intervenute le Acli. Un anonimo benefattore ha poi pagato il debito delle famiglie rimaste indietro con i pagamenti, ma scatenando le critiche degli altri genitori.
In un altro comune lombardo, le famiglie straniere pagano da diversi anni il servizio di scuolabus anche il doppio rispetto alle famiglie italiane e comunitarie. A queste ultime è applicato uno sconto sulla tariffa del servizio proporzionato agli anni di residenza nel comune. Sconto di cui non riescono a godere le famiglie straniere che hanno preso la residenza da pochi anni. Questa è discriminazione allo stato puro.

A Padianopoli per sopravvivere bisogna essere forti e ricchi, non importa con quali metodi e mezzi. Non c'è posto per i deboli e i poveri, soprattutto se stranieri. Non c'è pietà neanche per i bambini più sfortunati.
In ogni modo, bisogna prendere atto che questa politica razzista piace molto nel Nord, come dimostrano i recenti risultati elettorali. Adesso non resta che attendere le nuove leggi razziali e una bella stella gialla da appendere sul petto. Buona fortuna a tutti.



venerdì 9 aprile 2010

In volo nella stagnola

Posto in prima fila in comoda poltrona di finta pelle in parte rivestita con carta stagnola. Non si tratta del fortunato abbonato Rai, ma del passeggero di un volo Alitalia diretto da Catania Fontanarossa a Milano Linate. Un'ora e mezza circa a disposizione per ricordare i momenti più belli della vita e chiedere perdono a Dio dei propri peccati. Il velivolo è davvero in pessime condizioni con diverse e vistose riparazioni fatte alla buona con carta stagnola e colla o nastro adesivo in tinta. Chissà se in caso di emergenza il sentiero luminoso si accenderà. Il personale di bordo è gentile, anche troppo. Il servizio di catering arriva puntuale e sinistro come l’ultima cena. Nella fila dietro viaggia una nota stilista milanese con parte della famiglia. Punzecchia simpaticamente il nobile marito e tutto questo contribuisce ad abbassare un po’ la tensione. Si atterra, dunque siamo vivi. Costo del biglietto nella norma (carta stagnola, nastro adesivo e brividi compresi nel prezzo).


mercoledì 31 marzo 2010

Il grillo espiatorio

La storia del "grillo espiatorio" non mi piace. Non è possibile giustificare l'ultimo tracollo elettorale del Partito democratico puntando il dito contro Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle. È un'uscita miope, poco credibile. Non serve a nascondere il grave problema di fondo: i mega dirigenti del partito non hanno ancora trovato il modo di vincere, la formula giusta per parlare al cuore e alla testa delle persone che continuano a non fidarsi del centrosinistra, soprattutto nelle Regioni del Nord. Tutto questo accade mentre a livello locale ci sono amministratori democratici nuovi, capaci di usare linguaggi diversi e farsi capire dalla gente, di avanzare proposte innovative e concrete. Amministratori che ottengono consensi, ma restano ancora una minoranza soffocata anche perché temuta da chi non vuole mollare la poltrona. Un dato è certo: nonostante tutto, Silvio Berlusconi ha vinto le elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010. Se ne prenda atto senza tentare di schiacciare il grillo, che tra l’altro nella bella favola di Pinocchio rappresentava la propria coscienza critica.



venerdì 26 marzo 2010

L’insostenibile leggerezza del razzismo

Bisogna proprio essere profondamente bastardi dentro per fare una pensata razzista al giorno. Nel civilissimo nord è stata avanzata dal solito genio leghista, probabilmente tra un rutto celtico e una scoreggia padana, un'altra proposta contro gli immigrati: modificare la normativa regionale sul commercio allo scopo di introdurre un test obbligatorio di italiano per lo straniero che chiede di aprire un’attività commerciale.
Almeno per ora non si è parlato di dialetto obbligatorio per tutti. La proposta padana è stata avanzata al termine della campagna elettorale per le regionali, un po' come l’ultimo botto di un coloratissimo spettacolo pirotecnico.
È stato spiegato che il test sarebbe indispensabile per la sicurezza e la salute dei consumatori: chi deve gestire un'attività di somministrazione bevande o alimenti, deve essere in grado di comprendere la lingua italiana e rispondere in maniera adeguata, soprattutto quando il cliente chiede gli ingredienti dei prodotti che sta per acquistare, per verificare l'eventuale presenza di elementi incompatibili con la sua salute o quella dei suoi figli, ad esempio il glutine.
È evidente, anche agli organismi monocellulari che vivono nelle acque del Po, che un consumatore con seri problemi di alimentazione, non si rivolge alla prima bottega che incontra per strada. Esistono anche le etichette.
Ma a questo punto perché non introdurre per legge altri due test obbligatori? Uno sul quoziente di intelligenza e l'altro sul grado di istruzione (anche generale), in entrambi i casi esclusivamente per i cittadini italiani che intendono candidarsi a cariche pubbliche, da consigliere comunale a parlamentare.
Ci sono politici che, a volte pur possedendo una doppia laurea, messi alla prova dimostrano un grado di istruzione scadente (tanto che dovrebbero farsi rimborsare i soldi delle costose rette pagate in prestigiose università e scuole per ricchi). In questo senso, il programma televisivo "Le Iene" docet.
Una cosa è certa: la proposta del test di italiano obbligatorio per stranieri è soltanto una boutade elettorale, ma se la maggioranza degli stranieri fosse messa alla prova, si preparerebbe con serietà mostrando alla fine di avere una padronanza della lingua italiana migliore di quella di molti politici nostrani.


giovedì 25 marzo 2010

Il migliore dei candidati e la perla

Il dado è tratto (alea iacta est). Frase attribuita non alla casalinga di Voghera intenta a preparare il brodino, bensì a Giulio Cesare nel 49 a. c. dopo aver varcato con il suo esercito il Rubicone, violando la legge che proibiva l’ingresso armato nei confini italiani.
È terminata la campagna elettorale per le regionali, ogni candidato ha giocato i suoi dadi. Non è più possibile tornare indietro. Ogni cittadino - elettore tra qualche giorno si ritroverà solo e triste, dopo essere stato negli ultimi due mesi il principale protagonista di messaggi ed eventi elettorali di ogni tipo: sms, posta elettronica, brochure patinate e coloratissime, lettere, video, suonerie per cellulari ai limiti del kitsch, santini tradizionali, piccoli e grandi manifesti, feste, festini e aperitivi, richiesta di amicizia e di altro sui vari social network, sondaggi telefonici con richiesta finale di indicazione di voto per questo o quel candidato.
Tutti a chiedere una mano per essere eletti e dare il loro contributo determinante per il rilancio economico e sociale. Tutti a chiedere una mano, per poi in realtà mirare a qualche altra parte più nascosta del corpo dell’elettore.
Candidati di ogni colore politico che hanno promesso di tutto e di più come la RAI. Sono stati più insistenti di una zanzara assetata in una calda notte di mezza estate. Si sono materializzati ovunque tanto che qualche elettore ha seriamente temuto di essere raggiunto anche nel water, perché un bravo politico è presente soprattutto nel momento del bisogno.
Pochi candidati hanno puntato sui contenuti, più o meno condivisibili, più o meno buoni. Moltissimi altri invece hanno giocato tutto esclusivamente sull’immagine con campagne ossessive che sono costate centinaia di migliaia di euro alla faccia della maggioranza delle famiglie che fatica ad arrivare alla fine del mese.
E adesso? Non resta che mettersi in fila, esercitare il proprio diritto di voto e attendere l’esito delle urne. Una volta si raccomandava ai più giovani di votare il politico che ha promesso di meno, perché deluderà di meno. Il candidato migliore non esiste più o meglio è come una mosca bianca (difficile da trovare). Inutile perdere tempo. Sarebbe come cercare una perla in un mare di merda.


giovedì 18 marzo 2010

Resistere con lentezza

Negli Anni Ottanta tra gli adolescenti si organizzavano le feste da ballo in casa. Si disponeva sempre di un rudimentale impianto luci e di un mixer con piatti per i dischi in vinile che davano nell'insieme un tocco professionale ai periodici sabati in compagnia.
Di quel periodo si ricordano molte cose belle ma anche l'estrema pesantezza dei mitici “lenti” di fine serata, quando si poteva invitare la ragazzina disponibile (magari perché preventivamente “scartata” da altri) per un ballo ravvicinato del primo tipo.
Avvinghiati stretti, appiccicati come una cozza sullo scoglio. Vi erano delle canzoni davvero angoscianti e interminabili come, solo per fare qualche esempio: “Victims” dei Culture Club, “Russians” di Sting o “Imagine” e “Woman” di John Lennon o ancora Stripped dei Depeche Mode.
Non si poteva fiatare. L'importante era resistere, resistere, resistere. Anche quando si rischiava seriamente lo svenimento per le alte temperature, le prime tempeste ormonali, l'eccesso di colonie nauseabonde, il ripetuto e doloroso schiacciamento dei piedi oppure si provava un disagio estremo nello stringere tra le braccia una vera cozza o al contrario (per le ragazze) un essere maschile pluricellulare il cui volto era tempestato di enormi foruncoli primordiali.
Non si poteva mollare, sarebbe stato molto sconveniente. Forse è anche per questi interminabili e strazianti lenti, queste prove di resistenza che quella generazione oggi sopporta di tutto e di più. La mancata capacità di reagire al cattivo, doloroso e maleodorante andazzo delle cose potrebbe essere dovuta a quei maledetti lenti.


giovedì 11 marzo 2010

Il pantano medievale

Il futuro inizia adesso. Oggi si stanno gettando le fondamenta della nuova classe dirigente del Belpaese, che in parte sarà formata dai cittadini che sono nati ai tempi della prima Tangentopoli. A quasi venti anni di distanza quel periodo appare come una timida pioggerellina rispetto alla plumbea situazione attuale. I livelli di corruzione, abusi di potere e criminalità dei colletti bianchi sono cresciuti a dismisura.
Ogni occasione è diventata buona per rubare a scapito della collettività e del sistema Italia, anche quando in mezzo ci sono dei morti come nel caso degli affaristi che ridevano leccandosi i baffi la notte del terremoto in Abruzzo.
Cosa stanno imparando i nostri giovani? Vivono in una giungla dove vige la legge del più forte. Non esistono più ideali sani. Tutto è stato rimesso in discussione, stravolto con arroganza e incoscienza. L'Italia è diventata un maleodorante pantano medievale, dove chi ha soldi e potere può cambiare tutte le regole a suo piacimento, abbattendo spesso nell’assoluta indifferenza le fondamenta dello Stato democratico.
Vivono in un Paese dove l'informazione è taroccata, mistificata, deviata anche grazie ad eserciti di giornalisti o aspiranti tali pronti ad autocensurarsi e a piegare la schiena di 90 gradi per assecondare le voglie insane del padrone di turno. E i pochi che provano a fare domande, anche scontate, rischiano di beccarsi insulti e pugni ministeriali.
Il timore è che molti ragazzi, soprattutto se privi di un valido ammortizzatore educativo e formativo, garantito dalle famiglie e da insegnanti solidi da un punto di vista civico e morale, si possano trasformare in terribili mostri individualisti, arroganti, assetati di potere, pronti a tutto pur di affermarsi economicamente a scapito del prossimo. Stanno crescendo nel periodo più squallido e melmoso della Repubblica Italiana, l'augurio è che nonostante tutto riescano a maturare una robusta identità morale.


venerdì 5 marzo 2010

La giornata del cittadino onesto

Ogni giorno, in Italia, un cittadino onesto si sveglia e si guarda allo specchio a testa alta. Sa che dovrà lavorare tanto e correre, per arrivare alla fine del mese senza morire di fame. Ogni giorno, in Italia, un farabutto si sveglia e non riesce a guardarsi allo specchio senza provare vergogna. Sa che dovrà rubare, infrangere tutte le regole possibili e correre, per non essere scoperto e finire in galera. In Italia non importa che tu sia onesto o uno squallido furbetto: ma ogni mattina non appena ti svegli comincia a correre. Il punto è che, in Italia, stanno aumentando i mascalzoni, dal piccolo commerciante al potente politico, che ogni giorno cercano di fregare la brava gente e di affondare il nostro sistema economico e sociale. È giunto il momento per gli onesti di fermarsi, tirare fuori i denti e combattere per costruire insieme l’Italia della legalità.


martedì 2 marzo 2010

La forza del fare

Le elezioni regionali del 28 e 29 marzo sono alle porte ed aumenta l'adrenalina dei politici impegnati in una corsa che, giorno dopo giorno, sprofonda sempre di più nel fango. L'appuntamento è una verifica della tenuta del Popolo della Libertà come forza di maggioranza, una tenue occasione di riscatto per il Partito Democratico. Il dato certo è che si tratta di elezioni avvelenate da scandali sessuali, episodi di corruzione, infiltrazioni mafiose e da violenti attacchi ai poteri costituzionali di garanzia e controllo. Molti politici, da destra a manca, non demordono e continuano imperterriti la loro campagna elettorale vicino agli intrighi, lontano dalla gente. Ci mancava solo il grottesco pasticcio delle liste per aumentare la tensione e rendere più evidente la scarsità di neuroni che caratterizza la casta. Personaggi tanto arroganti quanto incapaci, ma in fondo dei supereroi con la grande "forza del fare … danni!".



giovedì 25 febbraio 2010

Doccia in mutande

Una nuova generazione si aggira negli spogliatoi maschili delle palestre italiane. Niente più discorsi scurrili, come il resoconto minuto per minuto dell'ultima grande impresa sessuale o della bevuta del sabato sera con vomitata finale. Questi ragazzi sono più educati ma insipidi, parlano di moda, commentano con dovizia di particolari i più popolari e dementi programmi tv. Raramente nei loro discorsi finisce anche qualche ragazza, ma solo per aggiornarsi a che punto è della sua vita, se è riuscita a incastrare l'amico comune facendosi mettere incinta. L'unico argomento che non tramonta mai è il calcio. Negli spogliatoi ognuno manifesta la propria passione per la squadra del cuore, che si segue poco allo stadio e tanto seduti comodamente davanti al televisore al plasma magari in HD. Molti di questi ragazzi sono così timidi e impacciati da fare la doccia con le mutande. Anche negli spogliatoi maschili si è passati da un estremo all'altro, non riuscendo a trovare un punto di equilibrio, un centro di gravità permanente.



mercoledì 24 febbraio 2010

Andare a mafia nel Parco

È caduto nel vuoto l'appello di siglare un patto dei sindaci per la legalità contro la diffusione della 'ndrangheta anche nelle aree del Sud Ovest della Provincia di Milano. La richiesta è partita nei mesi scorsi da uno dei sindaci della zona ma a parte la disponibilità immediata di qualche amministratore illuminato, è seguito il silenzio più assordante.
In questa zona dell'hinterland milanese la situazione è già compromessa. Soltanto grazie a periodiche inchieste della magistratura e di testate giornalistiche solide come l'Espresso e La Repubblica, ogni tanto vengono alla luce brutte vicende che riguardano traffico di cocaina, affari nell'edilizia, smaltimento illegale di rifiuti anche tossici, contatti tra politici e criminalità organizzata.
La 'ndrangheta ha allungato i propri tentacoli anche nei Comuni dell'Abbiatense. È un territorio che sta subendo profondi cambiamenti sociali, economici e urbanistici. Un territorio ricco e verde che esercita una forte attrattiva economica, anche perché interessato dalla realizzazione di grandi infrastrutture legate a Expo 2015. Un territorio che è diventato anche un importante bacino elettorale per conquistare voti e approdare in Provincia, Regione e Parlamento.
A complicare la situazione ci sono diversi furbetti di campagna che preferiscono occuparsi di altro, per esempio: dell'allarme clandestini, delle buche nelle strade, delle prostitute, dei lampioni della luce, della cacca dei cani, di inesistenti emergenze ambientali. Se serve sono anche capaci di montare ad arte polemiche futili ma di facile presa.
Intanto, le organizzazioni criminali si sono ramificate indisturbate, con il supporto di insospettabili professionisti. Ma nessuno vede, sente o parla. Chi prova a lanciare l'allarme rischia di rimanere con il cerino acceso in mano, da solo nel centro del mirino. Ma non è più possibile fare finta di niente e godersi una vita apparentemente tranquilla nel Parco Agricolo Sud Milano, tra rogge, cascine, 'ndrangheta e baggianate che propinano a giorni alterni i bugiardini servi del potere.


giovedì 11 febbraio 2010

Sesso, potere e rovine

Dalle stelle alle stalle con biglietto di sola andata. In Italia spesso dopo aver raggiunto le vette più alte del potere, assaporato il gusto del comandare e fottere senza limitazioni, si precipita inesorabilmente verso il baratro.
Storie di uomini potenti, temuti (e sporadicamente stimati) che da un giorno all'altro finiscono nel tritacarne mediatico e marchiati da tutti come la feccia dell'umanità.
L'ultima vicenda riguarda Guido Bertolaso, grande capo della Protezione civile e Sottosegretario, l'uomo in grado di risolvere ogni emergenza dalla munnizza di Napoli al terremoto dell'Aquila.
E adesso? È indagato nell'ambito di una inchiesta su presunti casi di corruzione legati alla gestione dei "Grandi Eventi", tra questi il G8 della Maddalena. E come se non bastasse, dalle intercettazioni si apprende anche di festini a base di sesso organizzati in suo onore. Il governo si è subito schierato, senza se e senza ma, in difesa dell'uomo attraverso il quale sono stati stanziati e gestiti ad alta velocità miliardi di euro, grazie alle particolari situazioni di emergenza.
La caduta è iniziata dall'uscita poco felice a Haiti, da dove super Bertolaso criticando la gestione degli aiuti da parte degli americani ha provocato le ire del Segretario di Stato Usa Hillary Clinton e un incidente diplomatico internazionale che ha destato clamore soltanto all'estero.
A Bertolaso non resta che affrontare l'ultima grande emergenza, uscire indenne dall'inchiesta. E poi un posto di ministro non si nega a nessuno, soprattutto quando si hanno tutte le carte in regola per accettare l'incarico e salvare quella parte del corpo dove non batte mai il sole.


venerdì 5 febbraio 2010

Il ragazzo lanciarazzi

"Supponiamo che io sono proprietario di x cose, come una casa con giardino e una bella macchina. Il mio vicino ha le stesse x cose. Io, però, in più ho un lanciarazzi. Come farebbe qualsiasi persona normale prendo il lanciarazzi, distruggo il vicino e prendo anche le sue x cose". Questo è il pensiero espresso da un diciottenne della quinta classe di un liceo scientifico della provincia di Milano.
Nell'Aula Magna dell'Istituto si sta discutendo di legalità, democrazia e di rispetto delle regole con l'ex magistrato di Mani Pulite Gherardo Colombo, davanti a circa 200 studenti che presto affronteranno l'esame di maturità.
L'attenzione si concentra sul bene comune, sul sistema democratico italiano, dove le regole garantiscono uguali diritti e doveri per tutti i cittadini. Un sistema che, per esempio, permette anche a colui che è svantaggiato di ricevere cure mediche se sta male.
Il ragazzo del lanciarazzi non condivide questo concetto, a suo avviso ognuno deve pensare soltanto a se stesso, essere ambizioso e raggiungere grandi mete, una fra tutte: possedere una Ferrari. Chi non ha i mezzi deve arrangiarsi da solo.
Ad un certo punto del dibattito, inizia a parlare anche di immigrati e richiama l'episodio della barista di Roma che per scoraggiare l'ingresso di Rom nel suo locale ha deciso di aumentare i prezzi solo agli stranieri: il cliente italiano continua a pagare una tazzina di caffè 75 centesimi, il cliente Rom 2 euro. Lo studente non ha dubbi: la barista ha ragione perché per lui questi stranieri sono tutti criminali, gente che non lavora. È convinto di quello che dice.
Ai suoi interventi non seguono grandi boati di disapprovazione da parte degli altri studenti. In ogni modo, diversi ragazzi prendono la parola e reagiscono cercando di fargli capire che i beni materiali non sono tutto nella vita e che in una moderna società democratica occorre tenere conto delle regole per salvaguardare il bene comune.
Gli studenti che sono seduti vicino a me sottovoce danno piena ragione al ragazzo del lanciarazzi. Ho bisogno di prendere un po' d’aria e appena posso esco dalla scuola, raggiungo la strada anche se nevica come Dio comanda.
Penso che il vento di odio, razzismo e violenza che da qualche tempo soffia forte in Italia alimentato da cattivi maestri sta iniziando a contaminare i nostri giovani. Non tutti per fortuna. A questi ultimi spetterà il compito di continuare a difendere la Costituzione della Repubblica Italiana.


martedì 2 febbraio 2010

Per la mafia solo il Giudizio di Dio

Le cose cambiano, a volte in fretta e non sempre nella giusta direzione. Il 9 maggio del 1993 ad Agrigento Papa Karol Wojtyla, non riuscendo a nascondere l'emozione, dall'alto di una collina davanti a migliaia di fedeli riuniti nella Valle dei Templi, tuonò: "Mafiosi pentitevi, verrà il giorno del Giudizio di Dio. Questa terra vuole la vita!". La mafia gli rispose d'estate con le autobombe nelle chiese romane di San Giovanni e di San Giorgio al Velabro. Ma il messaggio del Pontefice resterà indelebile nella mente dei cittadini onesti che sono ancora la maggioranza in questo Paese.
Gli Anni Novanta sono sporchi di sangue. È il tempo delle stragi di mafia, dell'atroce mattanza dei servitori dello Stato come i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Per la prima volta un Papa condanna con decisione la mafia e chiede ai criminali di pentirsi. Per la prima volta migliaia di siciliani, soprattutto giovani, scendono in strada per protestare, rompere il muro di omertà e dire basta a un sistema criminale che rende aride le anime e le terre in cui vivono. Per la prima volta, anche nei balconi delle strade di Palermo, vengono stese migliaia di lenzuola con messaggi contro la mafia. Per un attimo, un solo istante, la gente onesta crede che possa cambiare tutto, ma non cambierà niente. Lo Stato deciderà di non vincere una guerra che poteva essere vinta. Lascia il campo di battaglia.
E fa male oggi a distanza di 17 anni dal monito di Karol Wojtyla apprendere che, tra le tante proposte di legge che di certo non servono ai cittadini, arriva anche una legge anti - pentiti. L'obiettivo di questa proposta non lascia spazio a dubbi: impedire che i pentiti si riscontrino vicendevolmente. Tradotto significa: complicare l'utilizzo delle dichiarazioni rilasciate ai giudici.
Nel 1993 ai mafiosi si chiedeva di pentirsi, nel 2010 con una legge si cerca di rendere inutilizzabili le dichiarazioni dei pentiti. Le cose cambiano, a volte in fretta e non sempre nella giusta direzione ma verrà il giorno del “Giudizio di Dio”.


martedì 26 gennaio 2010

Istanbul Padania Kebap

Vedere un Doner Kebap invaso il sabato sera da una folla di giovani lombardi che degustano con estremo piacere specialità turche non ha prezzo. La goduria aumenta se il negozio si trova nel profondo Nord davanti a un municipio amministrato dal centrodestra e a pochi metri dalla sede della Lega.
Vedere un condottiero della Valle Camonica perdere la testa e sbavare come una lumaca per una ragazza musulmana non ha prezzo, soprattutto se il soggetto è conosciuto come secessionista, integralista cattolico e difensore della famiglia tradizionale.
Vedere che la famigghia padana non ha nulla da invidiare a quella sicula non ha prezzo. Cambia solo il dialetto ma le sporche modalità di gestione del potere sono le stesse.
Vedere che da Nord al Sud tutti i farabutti traditori del popolo e dello Stato italiano sono uguali non ha prezzo.
Il problema è che alla fine a pagare il conto sarà ancora una volta la gente onesta.



lunedì 25 gennaio 2010

La lupara nera

È calata l'attenzione mediatica sui gravi fatti di Rosarno. Sono stati cestinati gli episodi di razzismo contro gli immigrati prima sfruttati come bestie e poi aggrediti con ferocia e costretti alla fuga. Altri eventi nazionali e internazionali hanno conquistato le prime pagine dei giornali e gli italiani dimenticheranno tutto e in fretta, come spesso è accaduto nel corso della storia.
In quei giorni di ordinaria follia, di libera caccia armata all'immigrato africano in territorio italiano, è stato spesso citato il film di denuncia sociale e politica "Mississippi Burning - Le radici dell’odio" del regista Alan Parker. Racconta la storia di tre attivisti per i diritti civili (due bianchi ebrei e un afroamericano) che nel 1964 scompaiono misteriosamente in una cittadina vicino a Memphis. Due agenti dell'FBI iniziano a indagare scontrandosi contro un muro di omertà e razzismo. Scoprono che tutori dell'ordine e il Ku Klux Klan hanno brutalmente ucciso a colpi d’arma da fuoco e poi seppellito i tre attivisti, i cui corpi vengono poi ritrovati grazie a una telefonata anonima. Questo è un fatto vero. Come veri sono i fatti di Rosarno, apparentemente meno gravi.
In Calabria ma anche in Sicilia le organizzazioni criminali mafiose sono abituate a fare sparire le persone scomode e i nemici. Ricorrono all'acido (il più efficace per non lasciare tracce), al cemento a presa rapida, alla zavorra per fare sparire il corpo da qualche parte in fondo al mare, al vecchio metodo "ecologico" dell'interramento. Quando si sospetta una simile fine, per le persone scomparse si parla di vittime della “lupara bianca”. Nel caso della sepoltura si usa la metafora dei "terreni concimati molto bene", perché appunto nasconderebbero i corpi delle persone comparse.
Non soltanto in occasione dei fatti di Rosarno, alcuni immigrati hanno trovato il coraggio di denunciare di aver visto uccidere dei loro compagni. In genere, la loro condizione di clandestini spinge al silenzio. Queste rilevazioni sono rimaste lettera morta. Se fossero vere, si tratterebbe di decine di immigrati africani scomparsi. Dove sono finiti? Sono andati altrove o si trovano sotto qualche metro di terra?
In Calabria si racconta ancora di terreni "concimati molto bene" ma non si parlerebbe più di episodi di lupara bianca, bensì di lupara nera perché riferiti ai corpi degli africani scomparsi.
Servirebbero indagini, anche giornalistiche, per verificare queste voci popolari, magari qualche telefonata anonima per individuare anche solo uno di questi terreni e utilizzare i moderni mezzi tecnologici per scandagliare il sottosuolo. Se tutto ciò fosse vero si potrebbe almeno dare una degna sepoltura ai disperati africani che sono venuti in Italia a cercare una vita migliore e hanno trovato la morte per mano di qualche violento padroncino nostrano o per volere delle organizzazioni criminali.
L'augurio è che la storia della lupara nera sia una colossale balla, ma di questi tempi bastardi tutto è possibile.