La storia del "grillo espiatorio" non mi piace. Non è possibile giustificare l'ultimo tracollo elettorale del Partito democratico puntando il dito contro Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle. È un'uscita miope, poco credibile. Non serve a nascondere il grave problema di fondo: i mega dirigenti del partito non hanno ancora trovato il modo di vincere, la formula giusta per parlare al cuore e alla testa delle persone che continuano a non fidarsi del centrosinistra, soprattutto nelle Regioni del Nord. Tutto questo accade mentre a livello locale ci sono amministratori democratici nuovi, capaci di usare linguaggi diversi e farsi capire dalla gente, di avanzare proposte innovative e concrete. Amministratori che ottengono consensi, ma restano ancora una minoranza soffocata anche perché temuta da chi non vuole mollare la poltrona. Un dato è certo: nonostante tutto, Silvio Berlusconi ha vinto le elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010. Se ne prenda atto senza tentare di schiacciare il grillo, che tra l’altro nella bella favola di Pinocchio rappresentava la propria coscienza critica.
mercoledì 31 marzo 2010
venerdì 26 marzo 2010
L’insostenibile leggerezza del razzismo
Bisogna proprio essere profondamente bastardi dentro per fare una pensata razzista al giorno. Nel civilissimo nord è stata avanzata dal solito genio leghista, probabilmente tra un rutto celtico e una scoreggia padana, un'altra proposta contro gli immigrati: modificare la normativa regionale sul commercio allo scopo di introdurre un test obbligatorio di italiano per lo straniero che chiede di aprire un’attività commerciale.
Almeno per ora non si è parlato di dialetto obbligatorio per tutti. La proposta padana è stata avanzata al termine della campagna elettorale per le regionali, un po' come l’ultimo botto di un coloratissimo spettacolo pirotecnico.
È stato spiegato che il test sarebbe indispensabile per la sicurezza e la salute dei consumatori: chi deve gestire un'attività di somministrazione bevande o alimenti, deve essere in grado di comprendere la lingua italiana e rispondere in maniera adeguata, soprattutto quando il cliente chiede gli ingredienti dei prodotti che sta per acquistare, per verificare l'eventuale presenza di elementi incompatibili con la sua salute o quella dei suoi figli, ad esempio il glutine.
È evidente, anche agli organismi monocellulari che vivono nelle acque del Po, che un consumatore con seri problemi di alimentazione, non si rivolge alla prima bottega che incontra per strada. Esistono anche le etichette.
Ma a questo punto perché non introdurre per legge altri due test obbligatori? Uno sul quoziente di intelligenza e l'altro sul grado di istruzione (anche generale), in entrambi i casi esclusivamente per i cittadini italiani che intendono candidarsi a cariche pubbliche, da consigliere comunale a parlamentare.
Ci sono politici che, a volte pur possedendo una doppia laurea, messi alla prova dimostrano un grado di istruzione scadente (tanto che dovrebbero farsi rimborsare i soldi delle costose rette pagate in prestigiose università e scuole per ricchi). In questo senso, il programma televisivo "Le Iene" docet.
Una cosa è certa: la proposta del test di italiano obbligatorio per stranieri è soltanto una boutade elettorale, ma se la maggioranza degli stranieri fosse messa alla prova, si preparerebbe con serietà mostrando alla fine di avere una padronanza della lingua italiana migliore di quella di molti politici nostrani.
giovedì 25 marzo 2010
Il migliore dei candidati e la perla
Il dado è tratto (alea iacta est). Frase attribuita non alla casalinga di Voghera intenta a preparare il brodino, bensì a Giulio Cesare nel 49 a. c. dopo aver varcato con il suo esercito il Rubicone, violando la legge che proibiva l’ingresso armato nei confini italiani.
È terminata la campagna elettorale per le regionali, ogni candidato ha giocato i suoi dadi. Non è più possibile tornare indietro. Ogni cittadino - elettore tra qualche giorno si ritroverà solo e triste, dopo essere stato negli ultimi due mesi il principale protagonista di messaggi ed eventi elettorali di ogni tipo: sms, posta elettronica, brochure patinate e coloratissime, lettere, video, suonerie per cellulari ai limiti del kitsch, santini tradizionali, piccoli e grandi manifesti, feste, festini e aperitivi, richiesta di amicizia e di altro sui vari social network, sondaggi telefonici con richiesta finale di indicazione di voto per questo o quel candidato.
Tutti a chiedere una mano per essere eletti e dare il loro contributo determinante per il rilancio economico e sociale. Tutti a chiedere una mano, per poi in realtà mirare a qualche altra parte più nascosta del corpo dell’elettore.
Candidati di ogni colore politico che hanno promesso di tutto e di più come la RAI. Sono stati più insistenti di una zanzara assetata in una calda notte di mezza estate. Si sono materializzati ovunque tanto che qualche elettore ha seriamente temuto di essere raggiunto anche nel water, perché un bravo politico è presente soprattutto nel momento del bisogno.
Pochi candidati hanno puntato sui contenuti, più o meno condivisibili, più o meno buoni. Moltissimi altri invece hanno giocato tutto esclusivamente sull’immagine con campagne ossessive che sono costate centinaia di migliaia di euro alla faccia della maggioranza delle famiglie che fatica ad arrivare alla fine del mese.
E adesso? Non resta che mettersi in fila, esercitare il proprio diritto di voto e attendere l’esito delle urne. Una volta si raccomandava ai più giovani di votare il politico che ha promesso di meno, perché deluderà di meno. Il candidato migliore non esiste più o meglio è come una mosca bianca (difficile da trovare). Inutile perdere tempo. Sarebbe come cercare una perla in un mare di merda.
giovedì 18 marzo 2010
Resistere con lentezza
Negli Anni Ottanta tra gli adolescenti si organizzavano le feste da ballo in casa. Si disponeva sempre di un rudimentale impianto luci e di un mixer con piatti per i dischi in vinile che davano nell'insieme un tocco professionale ai periodici sabati in compagnia.
Di quel periodo si ricordano molte cose belle ma anche l'estrema pesantezza dei mitici “lenti” di fine serata, quando si poteva invitare la ragazzina disponibile (magari perché preventivamente “scartata” da altri) per un ballo ravvicinato del primo tipo.
Di quel periodo si ricordano molte cose belle ma anche l'estrema pesantezza dei mitici “lenti” di fine serata, quando si poteva invitare la ragazzina disponibile (magari perché preventivamente “scartata” da altri) per un ballo ravvicinato del primo tipo.
Avvinghiati stretti, appiccicati come una cozza sullo scoglio. Vi erano delle canzoni davvero angoscianti e interminabili come, solo per fare qualche esempio: “Victims” dei Culture Club, “Russians” di Sting o “Imagine” e “Woman” di John Lennon o ancora Stripped dei Depeche Mode.
Non si poteva fiatare. L'importante era resistere, resistere, resistere. Anche quando si rischiava seriamente lo svenimento per le alte temperature, le prime tempeste ormonali, l'eccesso di colonie nauseabonde, il ripetuto e doloroso schiacciamento dei piedi oppure si provava un disagio estremo nello stringere tra le braccia una vera cozza o al contrario (per le ragazze) un essere maschile pluricellulare il cui volto era tempestato di enormi foruncoli primordiali.
Non si poteva mollare, sarebbe stato molto sconveniente. Forse è anche per questi interminabili e strazianti lenti, queste prove di resistenza che quella generazione oggi sopporta di tutto e di più. La mancata capacità di reagire al cattivo, doloroso e maleodorante andazzo delle cose potrebbe essere dovuta a quei maledetti lenti.
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giovedì 11 marzo 2010
Il pantano medievale
Il futuro inizia adesso. Oggi si stanno gettando le fondamenta della nuova classe dirigente del Belpaese, che in parte sarà formata dai cittadini che sono nati ai tempi della prima Tangentopoli. A quasi venti anni di distanza quel periodo appare come una timida pioggerellina rispetto alla plumbea situazione attuale. I livelli di corruzione, abusi di potere e criminalità dei colletti bianchi sono cresciuti a dismisura.
Ogni occasione è diventata buona per rubare a scapito della collettività e del sistema Italia, anche quando in mezzo ci sono dei morti come nel caso degli affaristi che ridevano leccandosi i baffi la notte del terremoto in Abruzzo.
Cosa stanno imparando i nostri giovani? Vivono in una giungla dove vige la legge del più forte. Non esistono più ideali sani. Tutto è stato rimesso in discussione, stravolto con arroganza e incoscienza. L'Italia è diventata un maleodorante pantano medievale, dove chi ha soldi e potere può cambiare tutte le regole a suo piacimento, abbattendo spesso nell’assoluta indifferenza le fondamenta dello Stato democratico.
Vivono in un Paese dove l'informazione è taroccata, mistificata, deviata anche grazie ad eserciti di giornalisti o aspiranti tali pronti ad autocensurarsi e a piegare la schiena di 90 gradi per assecondare le voglie insane del padrone di turno. E i pochi che provano a fare domande, anche scontate, rischiano di beccarsi insulti e pugni ministeriali.
Il timore è che molti ragazzi, soprattutto se privi di un valido ammortizzatore educativo e formativo, garantito dalle famiglie e da insegnanti solidi da un punto di vista civico e morale, si possano trasformare in terribili mostri individualisti, arroganti, assetati di potere, pronti a tutto pur di affermarsi economicamente a scapito del prossimo. Stanno crescendo nel periodo più squallido e melmoso della Repubblica Italiana, l'augurio è che nonostante tutto riescano a maturare una robusta identità morale.
venerdì 5 marzo 2010
La giornata del cittadino onesto
Ogni giorno, in Italia, un cittadino onesto si sveglia e si guarda allo specchio a testa alta. Sa che dovrà lavorare tanto e correre, per arrivare alla fine del mese senza morire di fame. Ogni giorno, in Italia, un farabutto si sveglia e non riesce a guardarsi allo specchio senza provare vergogna. Sa che dovrà rubare, infrangere tutte le regole possibili e correre, per non essere scoperto e finire in galera. In Italia non importa che tu sia onesto o uno squallido furbetto: ma ogni mattina non appena ti svegli comincia a correre. Il punto è che, in Italia, stanno aumentando i mascalzoni, dal piccolo commerciante al potente politico, che ogni giorno cercano di fregare la brava gente e di affondare il nostro sistema economico e sociale. È giunto il momento per gli onesti di fermarsi, tirare fuori i denti e combattere per costruire insieme l’Italia della legalità.
martedì 2 marzo 2010
La forza del fare
Le elezioni regionali del 28 e 29 marzo sono alle porte ed aumenta l'adrenalina dei politici impegnati in una corsa che, giorno dopo giorno, sprofonda sempre di più nel fango. L'appuntamento è una verifica della tenuta del Popolo della Libertà come forza di maggioranza, una tenue occasione di riscatto per il Partito Democratico. Il dato certo è che si tratta di elezioni avvelenate da scandali sessuali, episodi di corruzione, infiltrazioni mafiose e da violenti attacchi ai poteri costituzionali di garanzia e controllo. Molti politici, da destra a manca, non demordono e continuano imperterriti la loro campagna elettorale vicino agli intrighi, lontano dalla gente. Ci mancava solo il grottesco pasticcio delle liste per aumentare la tensione e rendere più evidente la scarsità di neuroni che caratterizza la casta. Personaggi tanto arroganti quanto incapaci, ma in fondo dei supereroi con la grande "forza del fare … danni!".
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