lunedì 17 dicembre 2012

Salvare l'Italia, salvare noi stessi

Mazza da baseball
Sono tempi bastardi e per la prima volta è davvero difficile fare gli auguri di un sereno Natale e di un felice Anno Nuovo. 
È praticamente impossibile quando monta dentro una rabbia incontenibile nei confronti dei molteplici responsabili del disastro italiano, dal livello locale a quello nazionale. Non si riesce a essere buonisti ad ogni costo. Le persone oneste, che sono ancora la maggioranza di questo Paese, dovrebbero smettere di lamentarsi per impugnare il bastone e tirare fuori i denti. 
Ognuno faccia la sua parte, piccola o grande che sia, per tentare di cambiare in positivo, per liberare il Paese dalla zavorra mortale dei parassiti (politici, criminali, furbetti, lobbysti), per dare un minimo di speranza alle nuove generazioni. Occorre agire senza risparmiarsi per fare valere i diritti fondamentali della Carta Costituzionale, per tornare a essere protagonisti. 
Tra qualche mese si tornerà a votare per eleggere i rappresentanti in Parlamento e in altre istituzioni. Ancora una volta, schiacciando i diritti dei cittadini, imporranno dall’alto candidati inopportuni o pericolosi e falsi rivoluzionari prodotti dalla stessa casta. Ancora una volta obbligheranno la gente a entrare nelle urne tappandosi il naso per votare il meno peggio tra il marciume di destra e di sinistra. 
Gli italiani meritano di più. Devono pretendere di più per le famiglie che hanno perso il lavoro, per gli anziani soli che soffrono la fame, per gli operai barricati sui tetti delle fabbriche, per gli stranieri sfruttati come schiavi, per i nostri figli, per noi stessi, per l’Italia. 
La festa è finita. È tempo di agire in prima persona, di fare sentire la propria voce, ovunque in ogni angolo del territorio, in ogni borgo. 
A Natale sarebbe più utile regalarsi un robusto bastone. Un solo obiettivo comune: salvare l’Italia per salvare noi stessi. Non c’è più tempo da perdere.


martedì 11 dicembre 2012

Aurora Malinconica

Questa mattina ho vomitato i ricordi sulla parete. Frammenti del passato che scivolano via. Immobile nell'ombra osservo ancora. Un sorriso amaro che si consuma senza lacrime e le lunghe dita sul vetro della finestra che mi separa dal nulla.


mercoledì 5 dicembre 2012

Il Paese dei Fenomeni


Aumenta in maniera esponenziale il numero dei fenomeni in Italia. Non fanno in tempo a laurearsi che in pochi mesi raggiungono traguardi lavorativi che normalmente richiederebbero almeno 10 - 15 anni di esperienza. Si fa peccato a pensare che queste straordinarie carriere siano il frutto di raccomandazioni, ossia di vigorosi calci in culo ben assestati dai faccendieri della politica o comunque da chi può contare sempre e ovunque sugli amici degli amici. Per restare in tema, basta dietrologie! La verità è un’altra: la Penisola italica ha uno straordinario esercito “nascosto” di incredibili talenti. Il futuro è nelle loro mani. Si spera che almeno siano pulite. Non saranno mai sfiorati dall’idea di migrare all’estero, dove al massimo potrebbero trovare un posto di lavoro come semplici impiegati. Meglio crescere in Patria, nella terra dei furbi, dove per loro è sufficiente avere le conoscenze giuste ed essere abbastanza scaltri perché ottengano e in fretta un posto di lusso. Meglio restare nella terra del sole e dei farabutti dove la parola “meritocrazia” è stata perfino cancellata dai dizionari. 

sabato 27 ottobre 2012

Avere la faccia come il Q


Hanno commesso una montagna di reati. Sono rimasti impuniti per troppo tempo grazie al loro potere economico e alla complicità di un sistema politico corrotto. Hanno affossato il Paese, falsato la verità e premiato l’errore. Sono stati i principali artefici del decadimento etico della società italiana e della sistematica distruzione dei valori della Carta Costituzionale. Adesso che sono a pochi passi dagli inferi, con la carne segnata dal tempo nonostante i miracoli della chirurgia plastica, pur continuando a trastullarsi tra i fasti di una vita opulenta e cafona, si beccano una multa, una sola banalissima multa per non aver rispettato un divieto di sosta. Non se ne fanno una ragione, stringono in mano un fazzoletto bianco con incise le iniziali del loro nome e piangendo balbettano: “La democrazia è finita. Così non si va avanti”.


giovedì 18 ottobre 2012

Onorevole colazione

Seduto in un angolo del bar. Succo di frutta, caffè d’orzo e il quotidiano da sfogliare. Ci sono pochi avventori. Sto ancora leggendo le ultime dichiarazioni di Mario Monti sulla crisi economica, quando nel locale entra un onorevole con un codazzo di persone sorridenti. Ci conosciamo ma faccio finta di non vederlo. È inutile. Si avvicina al mio tavolo e saluta come di rito: «Ciao. Che piacere vederti. Tutto bene?». Rispondo con le solite frasi di circostanza. 
L’onorevole torna al bancone e con gli amici consuma la colazione. Dirigendosi verso la cassa dice ad alta voce all’avvenente signorina che gli sorride di inserire nel conto anche la mia consumazione. Tutti i presenti afferrano il proprio portafoglio e precipitandosi alla cassa fanno a gara per superarlo e impedirgli di pagare. Non serve. Da dietro il bancone esce il proprietario, afferra deciso la mano dell’onorevole e, come se fosse una dichiarazione di amore, gli sussurra: «Onorevole! Ma sta scherzando. Lei e i suoi amici siete ospiti. Onorevole non mi deve nulla. Grazie, grazie mille». Sto per rimettere la colazione ma mi trattengo e continuo a leggere il giornale. L’onorevole mi fa un cenno di saluto e va via seguito rumorosamente dalla sua micro claque. 
È stato un discreto amministratore locale ma da quando è approdato in Parlamento si è trasformato in negativo, è diventato un’altra persona. Accade a tutti, è solo questione di tempo. 
Mancano ancora 30 minuti al primo appuntamento della mattina. Nel bar sono rimasto da solo. Dopo qualche minuto dalla porta compare un ragazzo di circa 30 anni e alto 1,85 centimetri, africano, vestito con roba usata ma in maniera dignitosa. 
Il proprietario lo guarda con disprezzo e poi gli urla: «Che cosa vuoi? Non facciamo elemosina in questo locale». Il ragazzo esita, poi balbettando spiega che vuole soltanto prendere un cappuccino e una brioche. Il barista gli chiede di pagare prima della consumazione. Non ho sentito bene l’importo ma credo che gli abbia anche maggiorato il prezzo di qualche euro. Lo serve in maniera rude e per lui usa un bicchiere di plastica, anziché la tazza. Mi alzo di scatto, chiedo al ragazzo di lasciare tutto sul bancone e di seguirmi fuori. Il proprietario mi guarda perplesso e anche un po’ spaventato. In alto tra le bottiglie, scorgo l’icona del Duce. Mi ricordo che l’unico fascista buono è il fascista morto. Lascio 15 euro sul bancone, la stessa cifra che avrebbe dovuto pagare l’onorevole e dico al proprietario: «Questo è il valore della tua dignità, servile con i potenti, prepotente con i deboli». 
Usciamo dal bar, il ragazzo mi segue, ci infiliamo in un altro locale. Ordino un caffè d’orzo in tazza piccola e il mio nuovo amico la sua colazione. Questa volta è servito con rispetto. Mi racconta qualcosa della sua vita, della sua terra, delle tante difficoltà. È un medico venuto in Italia a cercare fortuna, come tanti. Devo andare, ci stringiamo la mano e andiamo via, ognuno per la sua strada.


mercoledì 12 settembre 2012

Dark side of Berlin


Andare ad ascoltare un concerto della band underground berlinese Get Well Soon alla Triennale di Milano, nell'ambito del Festival MITO, per vedere l’effetto che fa. Dalla prima nota si avverte una sensazione bellissima, come essere avvolti in una calda coperta di lana o immergersi nel profondo blu. Un’atmosfera ovattata che rilassa l’anima e fa volare la mente verso l’infinito e oltre. Il genere è una sintesi perfetta tra classica, pop elettronico, dark e new wave Anni Ottanta. Get Well Soon è lo pseudonimo di Konstantin Gropper, giovane polistrumentista berlinese. Ha esordito circa sei anni fa con il primo album “Rest Now, Weary Head”. Più di 100 concerti nell’ultimo anno in Europa e numerosi festival. È stato ovunque acclamato dal pubblico e definito dalla critica il “piccolo genio tedesco”. Nel 2008 ha composto la colonna sonora per “Palermo Shooting” di Wim Wenders. E nel 2010 ha sfornato il suo più complesso e classico album “Vexations”. Dopo i concerti sold out di Berlino, Vienna, Zurigo, Londra, Bruxelles, Monaco, Get Well Soon si è esibito anche con un’orchestra alla Concert Hall di Dortmund. Il 27 agosto 2012 è stato pubblicato il terzo album molto cinematografico “The Scarlet Beast O' Seven Heads”, in cui le influenze maggiori sono state le colonne sonore degli Anni Settanta. Il nuovo album è stato anticipato dal clip del brano “Roland, I feel you”, un vero e proprio cortometraggio, che ricorda tanto lo stile di Quentin Tarantino. 


sabato 1 settembre 2012

Ombre nella notte

È notte fonda in questo scorcio di estate. Improvvisamente l’area di servizio dell’autostrada si riempie di auto. Decine di persone si dirigono sorridenti verso il bar e i bagni. Sembra di essere a una festa. Ci sono anche tanti bambini. Non è l’effetto tipico di un controesodo estivo del week end ma un normalissimo giorno della settimana. La causa di questo insolito movimento notturno è un’altra. In molti indossano la maglia di una squadra di calcio, hanno seguito una partita serale a Milano e adesso stanno facendo una tappa prima di tornare a casa. La loro squadra ha vinto e sono felici. Una ragazza con pantaloncini cortissimi, maglietta bianca attillata e stivali neri si accende una sigaretta, aspira e poi soffia lentamente il fumo in faccia al suo compagno. Nel parcheggio molti autocarri si sono posizionati per la notte. In un angolo estremo dell’area riservata alle autovetture, si scorge un drappello attorno a tre automobili stracolme di roba. Ci sono soprattutto donne e bambini. Alcuni sistemati dentro le auto che tentano di dormire, altri (i più grandi) fuori seduti sul marciapiede. Una madre dal volto disperato tiene in braccio un bimbo avvolto in una copertina bianca con fiori rossi. Lei muovendosi avanti e indietro canta un’angosciante ninna nanna. Due uomini parlottano animatamente tra loro facendo la spola da un’auto all’altra. Non sono stranieri. Hanno un forte accento piemontese. Si aggirano nella notte come dannati, come ombre senza speranza. Sono due famiglie che hanno perso il lavoro e la casa. E adesso si ritrovano in un’area di sosta dell’autostrada per trascorrere la notte. Da una parte loro, dall’altra i tifosi in festa.




mercoledì 22 agosto 2012

Mezzochilo

Da questa posizione si vede tutto. Un’inquadratura perfetta: la valle, la città e la costa. La temperatura è resa gradevole da una leggera brezza. Il solarium e la piscina sono vuoti. Il sole lentamente sta calando quando sul piazzale arriva Mezzochilo, un piccolo cane meticcio. È stato salvato da una morte certa. Il proprietario dell’agriturismo lo aveva trovato nella sua proprietà agonizzante, tutto pelle e ossa. Ha curato il cagnolino che adesso corre e gioca con gli ospiti della struttura in particolare con i bambini. Mezzochilo è il nome con cui è tornato alla vita. Si avvicina. Mi piego sulle gambe. Lo accarezzo e lui scodinzola felice, prima di correre da qualche parte nel bosco. Il sole è quasi scomparso alle mie spalle. Domani mattina sarò altrove.

giovedì 19 luglio 2012

1992: sangue e resa


Stavo conducendo il mio programma radiofonico quando arrivò la notizia. Rimasi senza parole, accovacciato in un angolo dello studio con la testa tra le mani. Poi aprì il microfono è con la voce alterata dalla rabbia dissi: “Hanno appena ucciso il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. È successo di nuovo. La mafia ha dichiarato guerra allo Stato. Prima ha ammazzato Giovanni Falcone, adesso Borsellino…”. Bloccai la programmazione con qualche minuto di silenzio, poi solo musica. Il 1992 fu segnato da eventi funesti, ma la cosa che brucia ancora oggi a distanza di venti anni è la resa “inspiegabile” dello Stato. Si limitò a vincere qualche battaglia quando avrebbe potuto vincere la guerra e “bonificare” per sempre la Sicilia. Nel 1992 per la prima volta la stragrande maggioranza dei siciliani, quella onesta, trovò il coraggio di protestare, di scendere in piazza, di dire ad alta voce no alla mafia, di ribellarsi in massa per porre fine a quella assurda mattanza. Ero in prima fila nei cortei antimafia che si fecero nelle strade di Palermo. Nel mio piccolo cercai di contribuire in ogni modo possibile affinché si cambiasse. Avevo 23 anni. Non cambiò nulla. Adesso ne ho 43 e non è ancora cambiato nulla.




domenica 8 luglio 2012

The Cure: cittadini, non sudditi!


Heineken Jammin’ Festival 2012 – In 24 mila hanno seguito il concerto milanese del 7 luglio dei Cure, la band britannica guidata da Robert Smith. Il capotribù del movimento dark ha colpito ancora. Esibizione perfetta da ogni punto di vista. È durata tre ore. Una scaletta di 34 brani con cui è stato possibile ripercorrere le tappe di una incredibile carriera iniziata alla fine degli anni Settanta. Grande entusiasmo del pubblico per brani, come “Pictures of you”, “Lullaby”, “Lovesong”, “Just like heaven”, “A forest”, “Friday I’m in love”, “Trust”, “Play for today” e "Close to me". The Cure sono il simbolo vivente di quel movimento post punk, intriso di tanto romanticismo e malinconia. Smith è diventato un’icona perfino per registi del calibro di Tim Burton: il personaggio del film “Edward mani di forbice” è praticamente costruito a sua immagine e somiglianza. Nella sua chitarra Smith ha messo la scritta: “2012: citizens not subjects” (cittadini non sudditi, un chiaro messaggio per i reali inglesi). Il concerto è terminato con la storica “Boys don’t cry”. Concerto da archiviare. The Cure bravi come sempre, ma location da incubo. Un festival rock organizzato nella Fiera di Milano, tra cemento e prato sintetico: un particolare questo che ha fatto “stonare” tutto impedendo alle emozioni di liberarsi nel migliore dei modi possibili.

martedì 19 giugno 2012

Musica a ridotto impatto ambientale


“La Buona Musica è A.R.I.A.” (A Ridotto Impatto Ambientale). È questo il progetto ecosostenibile promosso da Barley Arts, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche e Design Politecnico di Torino. La ricerca, per l’edizione 2012 di “Dieci Giorni Suonati” al Castello sforzesco di Vigevano, adotta l’Approccio Sistemico quale strumento, per ridurre progressivamente l’impatto ambientale della manifestazione, attraverso una fitta rete di saperi e maestranze interdisciplinari. Sviluppa strategie ecologiche sostenibili con l’obiettivo di attivare negli organizzatori e nel pubblico un processo d’innovazione comportamentale orientato a educare, tutelare e promuovere un nuovo modello economico che restituisca tempo, spazio e dignità all'ambiente. Le iniziative promosse per questa edizione di “Dieci Giorni Suonati” agiscono in ambiti progettuali quali cibo e bevande, allestimento, comunicazione e promozione, fruizione del cibo e dell’acqua, imballaggi, rifiuti, servizi, energia, emissioni di CO2. Del Gruppo di ricerca sul Design Sistemico applicato agli eventi musicali fanno parte il prof. Franco Fassio (responsabile scientifico), Roberta Destefanis e Monica Paolizzi (coordinatrici del progetto).





lunedì 14 maggio 2012

I ladri di vite altrui


In tempi di crisi è insopportabile vedere posti di lavoro occupati abusivamente da idioti senza merito. Sono esseri meschini, bavosi, ladri di vite altrui. Sono vermi “piazzati” a prescindere dalle loro capacità grazie a parenti, amici degli amici o per essersi prostituiti. Milioni di vermi grossi e neri che si agitano famelici come un’onda sul corpo putrefatto dell’Italia. Il prodotto sterile di un sistema politico corrotto e clientelare. Vermi che oggi non hanno neanche il buonsenso di rimanere in silenzio: sono diventati arroganti e presuntuosi. Vermi incompetenti che occupano abusivamente posti di lavoro, continuano a rubare la vita altrui, a piazzare a loro volta altri vermi spesso ancora più inetti. E gli italiani perbene derubati del loro futuro vanno avanti con sacrificio o emigrano, anche quando possiedono capacità fuori dalla norma. In un Paese di milioni di raccomandati e raccomandate è ovvio che la meritocrazia non possa esistere. Niente di nuovo ma in tempi di crisi è dura sopportare questo malcostume. Un tempo i volponi democristiani, grandi maestri dell’italica raccomandazione, avevano l’accortezza ogni cinque vermi segnalati e piazzati di prenderne uno bravo. Oggi si raccomandano solo idioti.




giovedì 3 maggio 2012

Cose che succedono


Zona Stazione Centrale di Milano. Entro nell’ufficio postale. Chiedo chi è l’ultimo della fila, un vecchio signore alza la mano e mi metto subito in coda dietro di lui. Il tempo fuori è instabile: si alternano nuvole, sole e pioggia. 
In un angolo lontano siede una donna di età indefinita, forse perché ha un look molto artefatto ed eccessivamente colorato. 
Le operatrici sono veloci. Sento strisciare qualcosa sul fianco destro. Mi volto e scopro accanto la donna artefatta che mi guarda e dice con un tono indisponente: “Adesso tocca a me. Ero seduta. Tu vieni dopo”. Le rispondo che non lo sapevo, che avevo chiesto apposta chi fosse l’ultimo della fila e che comunque può andare avanti”. 
La donna con tono sempre più indisponente: “Non avevo bisogno di risponderti. Ho detto tutto con lo sguardo. Uno sguardo vale più di cento parole. Non voglio fare la furba. Sono prima di te e basta”. Mi supera e si piazza davanti allo sportello. Adesso sta pagando le sue cose.
Un signore mi sussurra che la tipa è fuori di testa e che è meglio lasciarla stare. Non seguo il consiglio e le dico: “Faccia pure ma cerchi anche di rilassarsi un attimo”. 
Si gira verso di me con occhi malvagi (sembra Michael Jackson nel finale del video di Thriller, manca solo la risata infernale) e urla: “Ma che cosa vuole questo? Tu devi stare zitto! Hai sbagliato tutto nella vita, nel lavoro. Tutto! Hai sbagliato tutto! Stai zitto”. 
Soltanto ora capisco che sarebbe stato meglio non darle corda. Resto in silenzio e anche un tantino scosso. Intanto, il volto delle operatrici è sbiancato. Si libera uno sportello e finalmente tocca a me. La tipa artefatta che ha finito mi raggiunge subito, si piazza accanto e non curandosi dell’operazione in corso infila dei fogli sotto il vetro coprendo apposta i miei bollettini. 
La lasciamo fare. Restiamo tutti zitti. Immobili. Gli altri mi guardano con una profonda espressione di solidarietà. Lei torna a sedersi in un angolo. Finisco di pagare ed esco, osservo il cielo. Ha smesso di nuovo di piovere. Questa è una buona notizia!




mercoledì 18 aprile 2012

Sacrifici a perdere


È tempo di sacrifici ma non c’è più nulla da mungere. Tutto esaurito, compresi pazienza e risparmi. Agli italiani si sta chiedendo troppo. Hanno le tasche vuote. Per scongiurare la crisi e soprattutto per evitare di finire rovinosamente come la Grecia, il super governo tecnico sta approvando provvedimenti tanto restrittivi quanto impopolari, il cui unico effetto visibile finora sono lacrime e sangue per quasi tutti. Ogni giorno si ha notizia di qualcuno che ha perso il lavoro, dal manager all’impiegato, dal libero professionista all’operario. L’economia è bloccata, senza ossigeno. Servono adeguate strategie per favorire la ripresa, iniziare a vedere una lucina in fondo al tunnel, rendere un tantino meno pesante la situazione. Si chiede la certezza di poter vivere, anche con poco, ma dignitosamente come prevede la Costituzione. Non è quello che sta accadendo. Il premier Mario Monti ha detto che è stato evitato uno choc distruttivo e che l’Italia “ha messo in sicurezza i conti” ma “molto resta da fare”. Tradotto: niente crescita fino al 2013 (forse). L’augurio di tutti è che i grandi sacrifici richiesti non siano a perdere.

mercoledì 11 aprile 2012

Io ci sarò sempre


Lui è seduto sul divano davanti alla televisione ma è pensieroso. I cartoni in onda non gli interessano. Gli chiedo cosa c’è che non va e mi risponde quasi sottovoce: “Non voglio che tu diventi vecchio”. Lo guardo un attimo sorpreso e gli spiego: “È inevitabile. Tutti invecchiano. Si nasce e si cresce fino a diventare prima ragazzi, poi uomini e infine anziani”. Lui: “È vero, ma quando si diventa troppo vecchi poi si finisce in cielo come la nonna”. Mi avvicino, lo abbraccio e gli dico: “Non devi preoccuparti. Io ci sarò sempre. Accanto a te adesso, domani e anche quando sarò in cielo”. Mi guarda e sorride. 

venerdì 16 marzo 2012

Donne in piazza


Che cosa pensano le donne? Di che cosa parlano tra loro? Non è facile per un uomo rispondere a queste domande ma a volte è possibile scoprire qualcosa di inaspettato sul gentil sesso, magari in un giorno qualsiasi durante una pausa pranzo. 
La piazza è semideserta. Ho ancora dieci minuti di pausa e ne voglio approfittare per leggere le pagine di politica di un giornale comodamente seduto su una panchina vicino al bar. Non faccio in tempo a terminare il primo articolo che sento starnazzare alle mie spalle. Mi volto e scopro che non sono galline come pensavo, bensì quattro donne tra i 30 e i 40 anni, vestite come ragazzine e con qualche tatuaggio di troppo. 
Ridono in maniera sguaiata. Hanno formato un cerchio e stanno parlando del cono gelato che sta consumando una di loro, la quale esclama: «A me piace metterlo tutto dentro la bocca e poi lavorarmelo con la lingua». Prende il cono ed effettivamente se lo infila tutto in bocca. Tornano a ridere ed io metto il giornale da parte. Forse non si sono accorte della mia presenza, non importa. Un’altra aggiunge: «No! No! Io prima lo lecco per bene da ogni lato usando la punta della lingua e poi lo ingoio lentamente stringendolo tra le labbra». E ancora altre sghignazzate. 
Le quattro sono proprio scatenate e continuano con i doppi sensi, magari sarà l’effetto dei primi caldi della primavera in arrivo. In fondo, ci sono donne che, almeno su certi argomenti, non sono poi così diverse dagli uomini.





giovedì 15 marzo 2012

Fame di lavoro


Anche giù al Nord la crisi produce imprevedibili effetti collaterali.
In un piccolo comune della cintura milanese, a un concorso pubblico per due posti di amministrativo a tempo indeterminato, hanno in 300 persone, perfino persone prossime alla pensione. Fino a qualche anno fa sarebbero bastate le dita di una mano per contare le domande di partecipazione. È stato necessario utilizzare una palestra per la prova scritta. Sono tempi di grande instabilità e il posto fisso interessa più di prima, perfino nella (un tempo) ricca Lombardia. Sempre in un comune milanese di poche migliaia di anime, alla periodica giornata per il lavoro organizzata dall’amministrazione comunale in collaborazione con un’agenzia privata per aiutare chi è in cerca di occupazione, si sono presentati in centinaia e di tutte le età, dal ragazzo all'anziano. Una fila interminabile che ha costretto gli organizzatori a raddoppiare i turni per i colloqui di lavoro. Fino a qualche anno alla giornata partecipavano poche decine di persone, in maggioranza giovani. Aumenta vorticosamente la fame di lavoro. È evidente che servono azioni concrete del governo nazionale per favorire crescita e occupazione, altrimenti molto presto sarà fame vera e per molti. 





lunedì 5 marzo 2012

Solo se conviene

I rapporti umani cambiano nel tempo e spesso peggiorano. Nell’era digitale sempre più persone si uniscono in tribù moderne di varie dimensioni, anche virtuali, per perseguire interessi legittimi o illegittimi. 
Interessi che comunque spesso esulano dal concetto di bene comune.
Ci sono gruppi solidi e altri così fragili che si sfaldano al primo intoppo come neve al sole. Ci sono realtà buone e altre molto cattive ma solitamente a tutte manca l’elemento più importante, l’umanità.
Coscienza, amicizia, amore, onestà sono alcune delle qualità che dovrebbero caratterizzare l’uomo nel suo agire quotidiano ma che invece sono diventate roba vecchia e pericolosa, un minaccioso virus che potrebbe rendere più debole la singola tribù.
Prevale l’ipocrisia, lo stile dei vizi privati e delle pubbliche virtù, dell’apparire a scapito dell’essere. E tutto questo contribuisce a fare stare insieme le persone soltanto per opportunità: dal nucleo familiare alla grande multinazionale, dal gruppo di amici all’associazione. E come canta la band milanese Afterhours oggi “nel tuo piccolo mondo fra piccole iene anche il sole sorge solo se conviene”.

mercoledì 29 febbraio 2012

Il carro armato


È la via principale e trafficata di un piccolo feudo milanese della Lega Nord. In questo comune perfino il fondo delle strisce pedonali è di un acceso colore verde. 
Devo attraversare la strada. Arrivano tre macchine e correttamente si fermano davanti alle strisce ed io mi avvio con passo veloce. 
Non faccio in tempo ad arrivare a metà del percorso che vedo spuntare a velocità una specie di carro armato. Supera a sinistra le tre auto ferme e solo perché mi catapulto in avanti non mi tira in aria. 
Faccio in tempo a vedere chi sta alla guida. È una donna dai capelli marrone cacca. Ha un viso magrissimo e bianco impreziosito con gioielli e tonnellate di trucco. 
Le labbra sono gonfie e spiccano per via di un rossetto rosso sangue. Con una mano tiene il cellulare attaccato a un orecchio e con l’altra il volante. 
Incrociamo per un attimo gli sguardi. Io sono spaventato. Lei invece fa una strana smorfia e preme sull’acceleratore. 
Mi riprendo e istintivamente inizio a correre dietro al carro armato imprecando. Ci sono altre auto e spero tanto che il semaforo poco distante diventi rosso. Invece resta verde e vedo il carro armato sparire in lontananza mentre dal finestrino la donna tira fuori una mano e mi saluta sollevando il dito medio. Ho il fiatone a causa dell'inutile corsa e come uno dei personaggi del comico Antonio Albanese esclamo: “Buttanazza, di chidda buttanazza!”. 





giovedì 23 febbraio 2012

Come fare sesso ecologico


Fare sesso ecologico è possibile. Basta seguire alcuni consigli pratici di Greenpeace, tornare al naturale e il gioco è fatto. 
Anche la band italiana “I neri per caso” qualche anno fa cantava: “Fare sesso è naturale e fa bene a ogni età, non c’è niente di immorale e beato chi lo fa”. 
Ecco le semplici regole da usare: spegnere le luci per ridurre il consumo di energia. Se non volete rinunciare al contatto visivo, allora fate l’amore di giorno; usate frutta priva di pesticidi e OGM free per accendere la passione orale, acquisire calorie durante i preliminari e anche per improvvisare giochi più “intimi”; ostriche e molluschi sono considerati potenti afrodisiaci, ma per procurarli l’uomo devasta gli oceani. Puntate su prodotti equivalenti, magari del commercio equo e solidale, come bevande a base di guaranà e caju; se vi piace fare sesso all’aperto appartatevi in un angolo del vostro giardino, ma a una condizione: l’erba non deve essere trattata con pesticidi chimici, meglio optare per prodotti naturali; se vi piacciono sex toys e accessori erotici evitate accuratamente oggetti che contengono sostanze nocive come il PVC perché sono tossici per la persona e l’ambiente. Scegliete invece oggetti in gomma naturale e cuoio; per ridurre i consumi dell’acqua, bene prezioso dell’umanità e fonte di vita, fate la doccia o il bagno insieme; se vi piace l’arte dello spanking (le sculacciate) usate remi di legno certificato FSC (legno ecologico proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici); fate giochi di ruolo ecologici, interpretando ruoli diversi e trovando una soluzione erotica per superare problemi che riguardano l’ambiente; fate l’amore non fate la guerra. 





mercoledì 22 febbraio 2012

Come differenziare la plastica


Viviamo in un mondo di plastica. Tanti materiali che ci circondano e che usiamo giornalmente sono derivati del petrolio. Una buona raccolta differenziata della plastica consente di rispettare l’ambiente, contenere i costi di smaltimento, riciclare meglio e soprattutto di superare i rigidi controlli effettuati nei centri di raccolta di COREPLA (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclaggio e il Recupero dei Rifiuti di Imballaggi di Plastica). 
La plastica non è tutta uguale. I materiali riciclabili (contraddistinti dalle sigle PE, PET e PVC) sono “termoplastiche”: possono essere fusi e rimodellati più volte, avendo una struttura molecolare a catena aperta, con un basso grado di reticolazione. Esempi: bottiglie d’acqua minerale, flaconi di detersivi o sapone liquido; vaschette; retine utilizzate come contenitori di frutta e verdura. 
Altre oggetti di plastica, invece, sono “termoindurenti” e possono essere formati una sola volta. Non sono riciclabili perché se sottoposti al calore per una seconda volta si carbonizzano. Esempi: giocattoli, oggettistica, secchielli, innaffiatoi, arredi da giardino. 
I materiali riciclabili vanno conferiti nell’apposito sacco della plastica, mentre quelli non riciclabili nel sacco del secco (se di piccole dimensioni, altrimenti vanno portati nei centri di raccolta al pari degli ingombranti).

giovedì 16 febbraio 2012

In ospedale venga post mortem


Centro prenotazioni. Il mio numero è il 230. Il cartello luminoso segna 180 ma non mi preoccupo perché l’attesa non sarà lunga: ci sono tanti sportelli aperti e le impiegate corrono come un treno ad alta velocità. 
Oggi sembrano gentili, anche troppo. Non vorrei che, questi eccessi di cortesia e rapidità, dipendessero dai periodici questionari che gli utenti sono invitati a compilare per comunicare quanto sono soddisfatti del servizio. 
Il ritmo di lavoro è, comunque, serrato. Deve essere questa la grande efficienza del modello sanitario lombardo. Tanto di cappello. 
Sono trascorsi pochi minuti e il display segna che il prossimo numero a essere chiamato sarà il 200. Ci siamo, tra un po’ toccherà a me. 
Intanto, mi guardo attorno. Ci sono donne in gravidanza che hanno la precedenza, interi gruppi familiari e tanti anziani. Uno in particolare attira la mia attenzione perché si muove e parla con fatica. 
La moglie, ancora più vecchia di lui, lo sostiene per un braccio. Sento che discutono di un esame molto importante. È il suo turno. L’impiegata gli spiega che la prima data disponibile per la visita è il prossimo 17 ottobre, cioè tra circa otto mesi. 
Rimane per un attimo senza parole, poi farfuglia qualcosa in dialetto milanese e annuisce con il capo. Ha accettato. Gli occhi della moglie si bagnano di lacrime. Il vecchio si gira verso di lei e le accarezza il viso, poi verso di me che sono poco dietro e sorridendo mi dice: “Povera Italia! Spero di essere ancora vivo a ottobre, altrimenti questa visita la perdo”. Sostenuto dalla compagna si allontana a piccoli passi verso l’uscita. 
Sento che anche per altri utenti anziani chiamati agli sportelli è possibile fissare gli esami da ottobre in poi. Il display emette un suono e appare il mio numero. Presento i documenti e l’impiegata mi comunica che il primo giorno disponibile per la visita è il prossimo 15 marzo. Accetto. Sono stato fortunato ma non sono contento. La mia visita medica non è importante come quella del vecchietto. 
Non capisco e non mi adeguo, qualcosa in questo modello di sanità lombarda deve essersi inceppata. I tempi di attesa possono diventare davvero troppo lunghi. 
Un paziente anziano in prossimità del capolinea della sua vita rischia seriamente di saltare l’esame per sopravvenuto decesso, salvo che la prenotazione della visita valga anche post mortem. In ogni modo, fino a prova contraria, i morti non camminano e sarebbe dura pretendere che si presentino lo stesso in ambulatorio nel giorno stabilito. 

mercoledì 15 febbraio 2012

Come ti riciclo il pane


Da qualche tempo mi fanno notare l’insostenibile prezzo della pagnotta. Nella provincia di Milano mediamente un chilo di pane costa quattro euro, che per i nostalgici corrispondono alle vecchie otto mila lire. 
Il prezzo sarebbe condizionato dall’aumento del grano e, secondo diverse associazioni di agricoltori, dalle speculazioni internazionali che avrebbero spostato l’attenzione dai mercati finanziari in difficoltà a quelli agricoli. 
Analoghi discorsi si potrebbero fare con altri prodotti di prima necessità, ma giustamente in tanti iniziano a paragonare i panifici a oreficerie. Oggi possiamo affermare che la vita è cara come il pane, un alimento primario che spesso viene sprecato, buttato nel sacco dell’umido. Sarebbe invece più saggio rispolverare antiche abitudini, iniziando a razionalizzare la spesa e a riciclare gli scarti del cibo per risparmiare. 
Il pane non fresco può essere grattugiato o ancora usato per preparare piatti gustosi, come torte, insalate, focacce e polpette. In rete si trovano centinaia di ricette sui possibili ricicli del pane. Ai tempi della crisi bisogna tornare al passato per andare avanti.

martedì 14 febbraio 2012

È per sempre


Davide è seduto nel suo banco con lo sguardo perso oltre il vetro della finestra. È distratto perché sta pensando a quello che dovrà fare tra qualche minuto.
Non gli interessa la lezione sui poeti maledetti. Suona la campanella e con i compagni di classe si dirige verso l’uscita. 
Varca il cancello e invece di girare a destra verso casa, tira dritto e aumentando il passo prende il viale principale della città. Ha un appuntamento importante.
Raggiunge la periferia, attraversa il Parco della Memoria fino a imboccare un viale stretto e lungo. Ancora poche decine di metri.
Eccola! È bellissima. Capelli neri e lunghi, occhi blu come il mare. Lei sorride. Lui tira giù lo zaino dalle spalle e lo apre. Prende un grosso bocciolo di rosa e lo pone poco sopra la testa di Angela, poi chiude gli occhi e la bacia sulle labbra. 
Per un attimo sente un calore immenso che gli brucia il cuore e l’anima ma quando riapre gli occhi, prova un senso di profonda solitudine. 
Una sola lacrima gli scende giù lentamente dalla parte sinistra del volto. Sorride e dice: «Amore mio, vorrei che tu fossi qui. Buon San Valentino!». 
Tira fuori dalla tasca un fazzoletto rosso, si asciuga la lacrima e poi lo passa sulla foto di Angela che si trova al centro di una croce di marmo. Ancora un sorriso, ancora un ultimo bacio prima di girarsi e tornare a casa con la consapevolezza che il vero amore è per sempre.

giovedì 9 febbraio 2012

La leggenda dei Croce Nera


La copertina del libro
È in libreria “La leggenda dei Croce Nera”, il nuovo libro di Danilo Lenzo che racconta una storia dark che si svolge tra Milano, Abbiategrasso e Magenta. Gregorio e Angela, due ragazzini orfani di madre, vivono in un ambiente degradato assieme al padre, alcolizzato e manesco, e alla sua nuova compagna, il trans Giada, tanto bella quanto perfida, finché non vengono venduti a una misteriosa organizzazione, i Croce Nera, apparentemente dedida al recupero di bambini e ragazzi che si trovano ai margini della società. Ma i due, portati via contro la propria volontà, scopriranno ben presto, quali sono, nella realtà, i deliranti obiettivi dei Croce Nera come la prova che devono affrontare nel “Bosco delle Streghe”. La prefazione è di Fabio Fimiani (giornalista di Radio Popolare di Milano), l'introduzione di Marco Invernizzi (presidente associazione culturale UrbanaMente), in copertina un disegno di Lorenzo Calza (sceneggiatore, romanziere, illustratore e vignettista). L'autore Danilo Lenzo è nato a Siracusa nel 1969. Vive a Magenta, lavora a Milano e nell’hinterland. È giornalista professionista, blogger e scrittore. Dal 1990 si occupa di comunicazione politica, attualità e ambiente. Ha realizzato e condotto programmi radiofonici dedicati alla musica rock e indie. Per Sensoinverso Edizioni ha pubblicato “Racconti al Buio” (2010) e “La leggenda dei Croce Nera” (2012).





lunedì 6 febbraio 2012

Sangue e Metallo


Tangenziale Ovest di Milano. Limite di velocità 90 km/h. Corsia centrale. A destra processione di autocarri, a sinistra automobili che viaggiano oltre i 160km/h. 
Il contachilometri della mia monovolume familiare segna 100 km/h. A un certo punto uno dei tanti Suv mi si appiccica dietro. Inizia a suonare e lampeggiare come un matto, vuole spazio e lo vuole subito. Suona e impreca con ampi gestacci. 
Non posso cambiare corsia, alla mia destra c’è la processione degli elefanti di metallo. Dall’altra parte, vetture che sfrecciano alla velocità della luce. Mantengo la calma, anche se dietro l’ominide incastonato nel Suv continua a infastidirmi. 
Adesso riesce a superarmi fino ad affiancarmi: altra serie di gestacci e poi via velocissimo. L’ominide porta occhiali da sole in una grigia e gelida giornata invernale. Non ho neanche il tempo di prendere la targa. 
Faccio un pensiero molto cattivo. Mi piacerebbe trovarlo qualche chilometro più avanti, schiantato contro il guard rail, accartocciato tra le lamiere del sua macchina, ridotto a pasticcio deforme di carne, ferro e sangue. Non importa se vivo o morto. Ma a questi pericolosi ominidi non capita mai nulla del genere. Neanche una semplice multa. Neanche un graffio. Non lo vedo più. Devo uscire dalla tangenziale. 




mercoledì 18 gennaio 2012

Viva l’Italia colpita al cuore e affondata

È inevitabile un parallelismo tra il caso della nave da crociera Concordia e quanto in generale sta accadendo in Italia. Nel primo caso, per una cattiva gestione del comandante e per altri fatti che appaiono perfino grotteschi nella loro drammaticità, si perde la rotta e la nave si incaglia sugli scogli dell’isola del Giglio. Dopo il danno, il comandante scappa via lasciando sulla nave i passeggeri che cercano disperatamente di salvarsi. In troppi perdono la vita. Anche l’Italia ha smarrito la rotta per una cattiva gestione del comandante, più attento a curare interessi personali e degli amici degli amici che pensare al bene comune. Il Paese si è incagliato sulle rocce di una grave crisi economica, sociale e politica e milioni di persone stanno ancora lottando per tentare di salvarsi e tornare a galla. Non sanno cosa riserverà loro il futuro, ma a differenza dei passeggeri della nave hanno la certezza che nessuno verrà a salvarli. Qualcuno, come un pensionato o un imprenditore in grande difficoltà, non resiste e si spara in testa o si butta giù dal balcone sprofondando nel buio. Anche in questo caso il comandante dopo il danno è uscito di scena con parte dei suoi sodali, lasciando in eredità una nave che affonda. Forse sarebbe rimasto a bordo fino a un attimo prima del completo affondamento, ma solo per tentare di approvare in extremis qualche legge ad personam.