domenica 22 dicembre 2013

Il pacco di Natale

Cala il sipario sul 2013 con l’ennesimo episodio che ne spiega l’essenza. A pochi giorni dalla celebrazione del Santo Natale un giovane e bravo giornalista è stato lasciato a casa da un noto gruppo editoriale. Dopo cinque anni di collaborazione e sfruttamento avrebbe dovuto essere assunto a tempo indeterminato, anche sulla base di un accordo sindacale siglato lo scorso anno. Invece no. Ha ricevuto il più sgradito pacco natalizio. Il gruppo è solido ma, al pari di altri, cavalca la crisi per giustificare qualsiasi porcata e fare un po’ quello che gli pare. Eppure un tempo non troppo lontano è stato, essendo di matrice estera, un’isola felice in una realtà editoriale italiana tipicamente marcia, dove meritocrazia e competenze non interessano e prevalgono raccomandazioni e nepotismo. Poi sono arrivate le contaminazioni, le assunzioni ben pagate di giornalisti e dirigenti provenienti da altri gruppi eticamente corrotti, ognuno dei quali si è portato dietro un fedele gruppo di amici degli amici. Elementi questi che come un virus si sono poi moltiplicati devastando l’isola e cambiandone in negativo la mentalità. Il caso del brillante giornalista lasciato a casa è solo l’ultimo esempio. L’azienda ha deciso di assumere al suo posto una ventenne arrogante e vanitosa, che ha però una grande dote: quella di essere la figlia di un influente manager italiano. Un particolare questo che non è sfuggito al suo direttore che ha sostenuto con forza tutta l’operazione e che a sua volta, pur essendo palesemente incapace, ha fatto carriera solo grazie alle potenti amicizie di famiglia. In Italia non si riesce a uscire da questo circolo vizioso di paraculati. Neanche la necessità di superare la crisi e la disperazione di milioni di famiglie, hanno spinto la nave Italia a cambiare rotta.    

domenica 15 dicembre 2013

L’arabo e il lato oscuro della gente

La temperatura è precipitata sotto zero. Sono gli ultimi giorni di scuola prima della lunga pausa natalizia. Nell'aria si respira un clima di festa ma in questo periodo molta gente diventa più cattiva e acida del solito. Lo dimostra un singolare episodio che riguarda un bambino arabo e il suo stravagante accompagnatore. Da circa una settimana ogni mattina, tra mamme e nonni che portano i pargoli a scuola nascosti da sciarpe e cappelli colorati e griffati, si distinguono queste due figure: il piccolo immigrato è vestito in modo regolare e, se non fosse per la pelle molto scura, non si noterebbe neanche tra i pallidi volti degli autoctoni. Il suo accompagnatore invece, praticamente a circa - 6 gradi di temperatura, è in strada con ciabatte, senza calze e con una pesante coperta che malamente gli copre la testa e la parte superiore del corpo. Indossa pantaloni e maglia molto leggeri. È troppo giovane per essere il padre del bambino ma potrebbe essere lo zio oppure il fratello maggiore. Non importa. Sta solo facendo il suo dovere: accompagnare il bimbo a scuola. In molti gli ridono dietro e borbottano malignamente: “Hai visto come vanno in giro questi stranieri. Roba da matti”. A nessuno viene in mente, tra una messa e un evento natalizio colmo di cibo e ipocrisia, che magari si tratta di una persona povera che non può permettersi vestiti adeguati per la fredda stagione invernale. Neanche un giaccone. È difficile credere che vada in giro riparandosi con una vecchia coperta per il solo piacere di farlo. Esiste anche uno spirito cattivo del Natale, freddo come il ghiaccio che ricopre i rami sparuti di un albero.

mercoledì 11 dicembre 2013

Il segreto di Natale

Prima o poi doveva accadere. La verità viene sempre a galla. Il Natale si avvicina. A sentire di più lo spirito della festa sono come sempre i bambini.  
È iniziato il conto alla rovescia per i giorni da trascorrere insieme in armonia, senza impegni di lavoro mettendo da parte anche se momentaneamente le preoccupazioni giornaliere. La famiglia ritrova la sua naturale dimensione. Alberi, presepi e luci colorate riempiono le case e i bimbi hanno già compilato la lista dei regali da consegnare a Babbo Natale. 
I tempi sono cambiati. Qualcuno ancora ci crede ma i piccoli sono più svegli di un tempo e sempre con maggiore anticipo scoprono la verità. 
In questi giorni ho visto particolarmente pensieroso il più grande dei miei figli e gli ho chiesto cosa avesse. Lui ha riposto: “Qual è la verità su Babbo Natale? Esiste? È lui che viene la notte della vigilia a portarci i regali?”. I bambini hanno il diritto di sognare, di credere nelle cose belle ma ho capito subito che la sua è stata una domanda retorica.