Stavo conducendo il mio programma radiofonico quando arrivò la notizia. Rimasi senza parole, accovacciato in un angolo dello studio con la testa tra le mani. Poi aprì il microfono è con la voce alterata dalla rabbia dissi: “Hanno appena ucciso il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. È successo di nuovo. La mafia ha dichiarato guerra allo Stato. Prima ha ammazzato Giovanni Falcone, adesso Borsellino…”. Bloccai la programmazione con qualche minuto di silenzio, poi solo musica. Il 1992 fu segnato da eventi funesti, ma la cosa che brucia ancora oggi a distanza di venti anni è la resa “inspiegabile” dello Stato. Si limitò a vincere qualche battaglia quando avrebbe potuto vincere la guerra e “bonificare” per sempre la Sicilia. Nel 1992 per la prima volta la stragrande maggioranza dei siciliani, quella onesta, trovò il coraggio di protestare, di scendere in piazza, di dire ad alta voce no alla mafia, di ribellarsi in massa per porre fine a quella assurda mattanza. Ero in prima fila nei cortei antimafia che si fecero nelle strade di Palermo. Nel mio piccolo cercai di contribuire in ogni modo possibile affinché si cambiasse. Avevo 23 anni. Non cambiò nulla. Adesso ne ho 43 e non è ancora cambiato nulla.
giovedì 19 luglio 2012
domenica 8 luglio 2012
The Cure: cittadini, non sudditi!
Heineken Jammin’ Festival 2012 – In 24 mila hanno seguito il concerto milanese del 7 luglio dei Cure, la band britannica guidata da Robert Smith. Il capotribù del movimento dark ha colpito ancora. Esibizione perfetta da ogni punto di vista. È durata tre ore. Una scaletta di 34 brani con cui è stato possibile ripercorrere le tappe di una incredibile carriera iniziata alla fine degli anni Settanta. Grande entusiasmo del pubblico per brani, come “Pictures of you”, “Lullaby”, “Lovesong”, “Just like heaven”, “A forest”, “Friday I’m in love”, “Trust”, “Play for today” e "Close to me". The Cure sono il simbolo vivente di quel movimento post punk, intriso di tanto romanticismo e malinconia. Smith è diventato un’icona perfino per registi del calibro di Tim Burton: il personaggio del film “Edward mani di forbice” è praticamente costruito a sua immagine e somiglianza. Nella sua chitarra Smith ha messo la scritta: “2012: citizens not subjects” (cittadini non sudditi, un chiaro messaggio per i reali inglesi). Il concerto è terminato con la storica “Boys don’t cry”. Concerto da archiviare. The Cure bravi come sempre, ma location da incubo. Un festival rock organizzato nella Fiera di Milano, tra cemento e prato sintetico: un particolare questo che ha fatto “stonare” tutto impedendo alle emozioni di liberarsi nel migliore dei modi possibili.
Iscriviti a:
Post (Atom)