La politica è cosa buona e giusta se chi la esercita la concepisce come ricerca del bene comune, come strumento per la realizzazione della vita sana e virtuosa del cittadino.
Non è mai stato così anche se, limitandoci alla storia recente italiana, nella cosiddetta Prima Repubblica i politici avevano un minimo senso dello Stato, avevano fatto lunghe gavette e frequentato le scuole dei partiti.
Insomma, prima di ricevere un qualsiasi incarico, anche il semplice addetto all’affissione dei manifesti elettorali, doveva farsi le ossa. È anche vero che in questa fase spesso e volentieri si è operato prevalentemente per gli interessi di partito un solido punto di riferimento, fucina di valori incrollabili e che rappresentava per essere più tribali quello che è ancora oggi una squadra di calcio per gli ultrà della curva.
Poi c’è stata Tangentopoli, il processo a Giulio Andreotti, le stragi di mafia, la discesa in campo dell’uomo di Arcore, i girotondi e molto altro ancora fino ai Vaffa dei Grillini. In 20 anni poi siamo passati dalla grande Balena Bianca (la Democrazia Cristiana) al Movimento delle Sardine. Le cose cambiano.
In ogni modo, il risultato a lungo termine non è stato dei migliori. Limitandoci a guardare la punta dell’iceberg molti politici continuano a fare prevalere altri interessi rispetto al perseguire il bene comune. Al primo posto, però, non ci sono più i partiti ma gli obiettivi esclusivi del singolo capotribù e dei suoi accoliti. I valori sono crollati. Tutto è andato a “puttane” e non soltanto in senso figurato.
Chi per questioni anagrafiche è vissuto tra la Prima e Seconda Repubblica (qualcuno parla anche di una Terza) e chi semplicemente ha letto e studiato la storia più recente, non può non condividere che con tutte le buone intenzioni la rivoluzione di “Mani Pulite” ha anche fatto “buttar via l'acqua sporca con il bambino dentro”, nel senso che ha cancellato tutto, anche quello che di buono doveva essere conservato dei partiti che fino ad allora avevano retto la Repubblica Italiana.
Il momentaneo disfarsi di ogni cosa al grido di “tutti i politici sono ladri”, una volta archiviata la rivoluzione e l’improvvisa voglia di giustizia, le cattive cose hanno ripreso il loro corso con la differenza che a guidare l’Italia, dal piccolo comune al governo, si sono ritrovate le quarte file. In altre parole, persone che un tempo all’interno di un partito avrebbero potuto al massimo rispondere alle telefonate, sono state catapultate in Parlamento, in Regione e nei consigli comunali. Il tutto da un giorno all’altro, senza formazione, senza gavetta, senza un minimo di senso dello Stato.
La Prima Repubblica è morta. La Seconda non sta tanto bene e nella Terza si prospettano “dolore e spavento e puzza di sudore dal boccaporto e odore di mare morto”.
Nell'enciclopedia Treccani alla voce “politica” si legge che è "Il complesso delle attività che si riferiscono alla ‘vita pubblica’ e agli ‘affari pubblici’ di una determinata comunità di uomini. Il termine deriva dal greco pòlis («città-Stato») e sulla scia dell’opera di Aristotele Politica ha anche a lungo indicato l’insieme delle dottrine e dei saperi che hanno per oggetto questa specifica dimensione dell’agire associato".