giovedì 16 dicembre 2010

Chi ce la fa e chi resta indietro

È arrivato il Natale ma sotto l'albero non c'è niente di nuovo. Quella italiana continua ad essere la storia di una società che precipita rovinosamente e senza un leader capace di invertire il senso di marcia.
Le famiglie si preparano a festeggiare in un clima generale di austerity. I bambini dovrebbero secondo tradizione ricevere qualche dono simbolico. Il tempo dell'abbondanza è ufficialmente finito, tranne che per i mafiosi e i politici corrotti che con ostinazione continuano a sbranare l'Italia inghiottendo grossi pezzi di futuro.
Altri Paesi alla crisi hanno risposto tassando le rendite più alte, invece in Italia si è scelto di mettere le mani nelle tasche delle classi sociali meno abbienti. E spesso in maniera subdola, indiretta, per esempio: tagliando fondi ai comuni e impedendo ai sindaci di gestire in maniera autonoma le risorse a livello locale. Il risultato immediato è il taglio dei servizi pubblici o l'aumento esponenziale delle tariffe.
L'Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia (IReR) ha appena presentato un'indagine sulla situazione della famiglia lombarda nella realtà socio - economica. È stata riscontrata una progressiva distanza tra classi e ceti sociali. Non ci sarebbe stato un impoverimento collettivo, bensì "una separazione sempre più netta e profonda tra chi ce la fa e chi resta indietro".
A impoverirsi in seguito della crisi economica sono state soprattutto le persone e le famiglie già povere. La famiglia "normale" è stata vittima della crisi economica perché i suoi singoli membri ne sono stati variamente colpiti secondo modalità e tempi diversificati e non tutti danneggiati allo stesso modo.
L'esame generale dei consumi e della povertà in Italia ha posto in primo piano la comparsa di nuovi stili di consumo di contenimento delle spese, l'allargamento delle diseguaglianze sociali e il rischio di un aumento progressivo delle povertà.
Nel basso impero italico convivono la ristretta, ricca e potente cricca dell'imperatore e le famiglie plebee che in qualche modo vanno avanti percorrendo una strada tortuosa e in salita verso un domani incerto. Almeno fino alla prossima rivoluzione.





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