lunedì 25 gennaio 2010

La lupara nera

È calata l'attenzione mediatica sui gravi fatti di Rosarno. Sono stati cestinati gli episodi di razzismo contro gli immigrati prima sfruttati come bestie e poi aggrediti con ferocia e costretti alla fuga. Altri eventi nazionali e internazionali hanno conquistato le prime pagine dei giornali e gli italiani dimenticheranno tutto e in fretta, come spesso è accaduto nel corso della storia.
In quei giorni di ordinaria follia, di libera caccia armata all'immigrato africano in territorio italiano, è stato spesso citato il film di denuncia sociale e politica "Mississippi Burning - Le radici dell’odio" del regista Alan Parker. Racconta la storia di tre attivisti per i diritti civili (due bianchi ebrei e un afroamericano) che nel 1964 scompaiono misteriosamente in una cittadina vicino a Memphis. Due agenti dell'FBI iniziano a indagare scontrandosi contro un muro di omertà e razzismo. Scoprono che tutori dell'ordine e il Ku Klux Klan hanno brutalmente ucciso a colpi d’arma da fuoco e poi seppellito i tre attivisti, i cui corpi vengono poi ritrovati grazie a una telefonata anonima. Questo è un fatto vero. Come veri sono i fatti di Rosarno, apparentemente meno gravi.
In Calabria ma anche in Sicilia le organizzazioni criminali mafiose sono abituate a fare sparire le persone scomode e i nemici. Ricorrono all'acido (il più efficace per non lasciare tracce), al cemento a presa rapida, alla zavorra per fare sparire il corpo da qualche parte in fondo al mare, al vecchio metodo "ecologico" dell'interramento. Quando si sospetta una simile fine, per le persone scomparse si parla di vittime della “lupara bianca”. Nel caso della sepoltura si usa la metafora dei "terreni concimati molto bene", perché appunto nasconderebbero i corpi delle persone comparse.
Non soltanto in occasione dei fatti di Rosarno, alcuni immigrati hanno trovato il coraggio di denunciare di aver visto uccidere dei loro compagni. In genere, la loro condizione di clandestini spinge al silenzio. Queste rilevazioni sono rimaste lettera morta. Se fossero vere, si tratterebbe di decine di immigrati africani scomparsi. Dove sono finiti? Sono andati altrove o si trovano sotto qualche metro di terra?
In Calabria si racconta ancora di terreni "concimati molto bene" ma non si parlerebbe più di episodi di lupara bianca, bensì di lupara nera perché riferiti ai corpi degli africani scomparsi.
Servirebbero indagini, anche giornalistiche, per verificare queste voci popolari, magari qualche telefonata anonima per individuare anche solo uno di questi terreni e utilizzare i moderni mezzi tecnologici per scandagliare il sottosuolo. Se tutto ciò fosse vero si potrebbe almeno dare una degna sepoltura ai disperati africani che sono venuti in Italia a cercare una vita migliore e hanno trovato la morte per mano di qualche violento padroncino nostrano o per volere delle organizzazioni criminali.
L'augurio è che la storia della lupara nera sia una colossale balla, ma di questi tempi bastardi tutto è possibile.





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