giovedì 10 febbraio 2011

L'importanza di chiamarsi Saviano

Roberto Saviano, classe 1979, è un giornalista e scrittore napoletano. Dal 2006 vive sotto scorta ed è costretto a cambiare continuamente dimora. La sua è una vita blindata. Paga il prezzo di avere scritto il bestseller mondiale "Gomorra, viaggio nell'impero economico e nel segno di dominio della camorra", edito da Mondadori. Un romanzo che non è stato gradito dalla criminalità organizzata che ha più volte minacciato di morte l'autore.
Saviano è un simbolo positivo della legalità, ma non per tutti. In Italia ci sono personaggi dei media e della politica che l'hanno definito un fastidioso rompicoglioni, uno che si è fatto i soldi falsando la verità e rovinando l'immagine dell'Italia all'estero. Tradotto: parlare di mafie è cosa brutta e cattiva, meglio stare zitti e immobili.
Intanto, dal 2006 a oggi, si è iniziato a parlare di robuste infiltrazioni mafiose nelle regioni del Nord, di intrecci contorti tra pezzi di classe dirigente e boss. Ci sono state maxi operazioni della Direzione Investigativa Antimafia con centinaia di arresti. Anche nel profondo Nord, però, c’è chi consiglia di non parlare troppo del fenomeno, di non esasperare un problema che in fondo non esiste, di non spaventare possibili investitori che vogliono rilanciare l'economia e non possono di certo rischiare di trovarsi in territori controllati dalla malavita. È una questione di immagine. Sono opinioni, condivisibili o da bocciare in toto.
Esiste, però, un lato sgradevole della vicenda: oggi accade che chiunque ponga delle domande, molto semplici, sulle infiltrazioni mafiose e in particolare della 'ndrangheta nel Nord, sia apostrofato in senso dispregiativo come "novello Saviano". Per alcuni politici e amministratori Saviano è il male. Questo non è più un Paese normale.



1 commento:

  1. Grande Danilo !
    Avanti sempre e non molliamo!
    Per tornare ad essere un Paese normale.

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