Nel parco ci sono troppe persone che parlano da sole. Un uomo di mezza età sta seduto sulla panchina, gesticola e blatera di società che si devono fondere facendo una strage di dipendenti. Con la faccia quasi incollata a un tronco una ragazza in tuta da ginnastica e tette di plastica racconta le sue disavventure d'amore, parla di Alessandro che l'ha tradita con la sua migliore amica. In un'altra panchina sedute agli estremi un uomo e una donna, il primo parla di cosa mangerà a pranzo, la seconda del vestito che ha visto nel negozio del centro. Sono ovunque e tutti sembrano parlare da soli, come i matti che riempivano i saloni dei vecchi manicomi. La tecnologia consente di parlare senza fili, non occorre più portare il cellulare all’orecchio. Basta l'auricolare che fa tanto servizio di sicurezza. Queste persone disperse nel parco fanno tanta tenerezza, così vicine eppure così distanti, ognuna persa in un angolo a parlare a voce alta con presenze virtuali. Capaci di connettersi con tutto il mondo, tranne che con chi sta loro accanto.
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