Centro prenotazioni. Il mio numero è il 230. Il cartello luminoso segna 180 ma non mi preoccupo perché l’attesa non sarà lunga: ci sono tanti sportelli aperti e le impiegate corrono come un treno ad alta velocità.
Oggi sembrano gentili, anche troppo. Non vorrei che, questi eccessi di cortesia e rapidità, dipendessero dai periodici questionari che gli utenti sono invitati a compilare per comunicare quanto sono soddisfatti del servizio.
Il ritmo di lavoro è, comunque, serrato. Deve essere questa la grande efficienza del modello sanitario lombardo. Tanto di cappello.
Sono trascorsi pochi minuti e il display segna che il prossimo numero a essere chiamato sarà il 200. Ci siamo, tra un po’ toccherà a me.
Intanto, mi guardo attorno. Ci sono donne in gravidanza che hanno la precedenza, interi gruppi familiari e tanti anziani. Uno in particolare attira la mia attenzione perché si muove e parla con fatica.
La moglie, ancora più vecchia di lui, lo sostiene per un braccio. Sento che discutono di un esame molto importante. È il suo turno. L’impiegata gli spiega che la prima data disponibile per la visita è il prossimo 17 ottobre, cioè tra circa otto mesi.
Rimane per un attimo senza parole, poi farfuglia qualcosa in dialetto milanese e annuisce con il capo. Ha accettato. Gli occhi della moglie si bagnano di lacrime. Il vecchio si gira verso di lei e le accarezza il viso, poi verso di me che sono poco dietro e sorridendo mi dice: “Povera Italia! Spero di essere ancora vivo a ottobre, altrimenti questa visita la perdo”. Sostenuto dalla compagna si allontana a piccoli passi verso l’uscita.
Sento che anche per altri utenti anziani chiamati agli sportelli è possibile fissare gli esami da ottobre in poi. Il display emette un suono e appare il mio numero. Presento i documenti e l’impiegata mi comunica che il primo giorno disponibile per la visita è il prossimo 15 marzo. Accetto. Sono stato fortunato ma non sono contento. La mia visita medica non è importante come quella del vecchietto.
Non capisco e non mi adeguo, qualcosa in questo modello di sanità lombarda deve essersi inceppata. I tempi di attesa possono diventare davvero troppo lunghi.
Un paziente anziano in prossimità del capolinea della sua vita rischia seriamente di saltare l’esame per sopravvenuto decesso, salvo che la prenotazione della visita valga anche post mortem. In ogni modo, fino a prova contraria, i morti non camminano e sarebbe dura pretendere che si presentino lo stesso in ambulatorio nel giorno stabilito.
Dura, cruda, realtà....
RispondiElimina