Il lounge bar della piazza è sempre pieno nonostante la crisi. Mi siedo al solito posto e ordino una tazza di caffè d’orzo bollente. La giovane barista è piena di tatuaggi. Sorride e mi serve in un attimo. L’umido di novembre mi è entrato nelle ossa ed ho tanto bisogno di calore, allora stringo forte con entrambe le mani la tazza rossa, dal quale si sollevano fili di fumo che seguono strane traiettorie cadenzando le parole degli avventori. Nel tavolo accanto ci sono tre donne che stanno parlando dei loro figli descrivendoli come creature divine, belle e talentuose. Sono certe che da adulti svolgeranno mestieri importanti e faranno grandi cose. Tutto è possibile. La discussione si accende e diventa una gara sulla descrizione delle imprese che sicuramente compiranno i pargoli. Il mondo non aspetta altro. Una madre che ha la testa rossa fumante esagera e con la voce stridula: “Mio figlio sarà un parlamentare e cambierà questo Paese. Ha la stoffa del leader e ottime capacità comunicative. Eccelle dovunque e comunque. Dovete vedere con quanta facilità si impone a scuola e nel basket. Pendono tutti dalle sue labbra perché ha carattere. È un bambino con le palle”. Mi giro di scatto e la fulmino con lo sguardo. Lei rimane sorpresa e dandomi del tu mi chiede con un tono molto arrogante: “Cosa c’è? Sei sorpreso? Tu hai figli?”. Le rispondo che sono padre di due bambini. Continua ad allargarsi e aggiunge: “Hanno qualche qualità? Cosa pensi che faranno da grandi?”. Il mio volto diventa scuro e freddo mentre pronuncio poche parole, quelle che bastano per chiudere subito una conversazione sgradita: “Adesso svolgono il mestiere di bambini e stanno benissimo. Non ho idea di cosa faranno tra 15 o 20 anni. Spero che siano persone normali e soprattutto perbene”. E facendo una smorfia sarcastica torno a sorseggiare un caffè nero e avvolgente come la notte.
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