sabato 23 novembre 2013

Questo è il Paese che non amo

In Italia hanno ignorato il passato, distrutto il presente e tolto ogni speranza per il futuro. La cosa che più sorprende è l’immobilità assoluta di milioni di cittadini evidentemente privi di senso civico ma anche di spirito di sopravvivenza. Un Paese di furbetti, che alla fine hanno solo fregato se stessi e per sempre. Un Paese dove chi si è arricchito illegalmente o si è reso anche protagonista di vicende torbide è guardato con invidia mista ad ammirazione. La colpa non è della casta o del singolo porco di personaggio pubblico, bensì degli italiani completamente rincoglioniti da una strategia mediatica che nel corso degli anni ha in particolare abbassato il livello culturale e ridotto al minimo le capacità di critica e di autonomo pensiero. L’Italia è oggi un Paese marcio fino al midollo obbligato a svendersi per pochi euro, come una vecchia e brutta prostituta greve caricatura di se stessa. Un Paese ridotto a carcassa rovistata da una miriade di vermi, grossi, neri e affamati. Questo è il Paese che non amo. Non è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, dove la sovranità appartiene al popolo. Non è una Repubblica che rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando, di fatto, la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Non è l'Italia dei padri fondatori e di quanti hanno contribuito a costruirla sacrificando la propria vita. L'augurio è che da qualche parte, magari in fondo alla crepa più profonda si conservi ancora un minimo di dignità sufficiente per spingere gli italiani perbene ad agire per rimediare ad infiniti disastri. 

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