Bisogna proprio essere profondamente bastardi dentro per fare una pensata razzista al giorno. Nel civilissimo nord è stata avanzata dal solito genio leghista, probabilmente tra un rutto celtico e una scoreggia padana, un'altra proposta contro gli immigrati: modificare la normativa regionale sul commercio allo scopo di introdurre un test obbligatorio di italiano per lo straniero che chiede di aprire un’attività commerciale.
Almeno per ora non si è parlato di dialetto obbligatorio per tutti. La proposta padana è stata avanzata al termine della campagna elettorale per le regionali, un po' come l’ultimo botto di un coloratissimo spettacolo pirotecnico.
È stato spiegato che il test sarebbe indispensabile per la sicurezza e la salute dei consumatori: chi deve gestire un'attività di somministrazione bevande o alimenti, deve essere in grado di comprendere la lingua italiana e rispondere in maniera adeguata, soprattutto quando il cliente chiede gli ingredienti dei prodotti che sta per acquistare, per verificare l'eventuale presenza di elementi incompatibili con la sua salute o quella dei suoi figli, ad esempio il glutine.
È evidente, anche agli organismi monocellulari che vivono nelle acque del Po, che un consumatore con seri problemi di alimentazione, non si rivolge alla prima bottega che incontra per strada. Esistono anche le etichette.
Ma a questo punto perché non introdurre per legge altri due test obbligatori? Uno sul quoziente di intelligenza e l'altro sul grado di istruzione (anche generale), in entrambi i casi esclusivamente per i cittadini italiani che intendono candidarsi a cariche pubbliche, da consigliere comunale a parlamentare.
Ci sono politici che, a volte pur possedendo una doppia laurea, messi alla prova dimostrano un grado di istruzione scadente (tanto che dovrebbero farsi rimborsare i soldi delle costose rette pagate in prestigiose università e scuole per ricchi). In questo senso, il programma televisivo "Le Iene" docet.
Una cosa è certa: la proposta del test di italiano obbligatorio per stranieri è soltanto una boutade elettorale, ma se la maggioranza degli stranieri fosse messa alla prova, si preparerebbe con serietà mostrando alla fine di avere una padronanza della lingua italiana migliore di quella di molti politici nostrani.
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